Nell’indice dei comuni al voto, pubblicato recentemente, emerge un curioso fenomeno: un affollamento di nomi in territori che faticano a superare i tremila abitanti. Questo non è solo un fatto statisticamente interessante, ma anche un paradosso che mette in luce la contraddizione tra un’#elezione# potenzialmente ricca di competizione e un contesto di partecipazione in calo costante.
Un’eccezione in un mare di indifferenza
Prendiamo Contà, in Val di Non: un comune nato dall’unione di Cunevo, Flavon e Terres nel 2016, con i suoi 1.400 abitanti. Il 4 maggio, questo piccolo angolo di mondo si presenterà con ben quattro candidati sindaco, tra cui gli assessori uscenti Manuel Iob e Virginia Poda, non dimenticando Eric Rossi e Alessandro Pedron. Come è possibile? Quattro liste e oltre 50 candidati consiglieri in un paese di dimensioni modeste? Qui, è come se un gioco di società avesse preso piede, quasi che la competizione sia l’unico modo per provare a far sentire la propria voce.
Un successo che nasconde la crisi
Nelle vicinanze, troviamo Trambileno, che con i suoi 1.500 abitanti avrà ben tre candidati sindaco. Il primo cittadino uscente, Maurizio Patoner, dovrà confrontarsi con Dario Pederzolli e Rosa Tevini. Qui, ci si chiede: è un segno di salute democratica o un canto del cigno della partecipazione? E se ci fermiamo a guardare, nel comune di Carisolo, con meno di 950 abitanti, la situazione è quasi surreale: tre candidati sindaco in un paese di così poche persone, rendendo l’idea di un candidato ogni 30 abitanti. Viva la democrazia? Oppure viviamo in una burocrazia dell’assurdo?
La bizzarria della competizione
Ancora più incredibile, a Drena, dove i residenti superano di poco 550. Qui i candidati sindaco saranno anch’essi tre, ma l’uscente non è nemmeno in gioco. La situazione è guidata da Giovanna Chiarani, la quale, ironicamente, è stata una delle promotrici del ricorso al TAR contro le elezioni. Ma ora, troveremo a contendersi la fascia tricolore Lorena Bombardelli, tra gli altri. In un contesto così frammentato, ci si chiede se non si tratti più di una competizione tra individui che di un reale interesse collettivo.
Conclusioni e possibilità di cambiamento
Di fronte a una tale insensatezza istituzionale, i livelli di partecipazione elettorale continuano a scendere. Il paradosso è evidente: più candidati ci sono, meno interesse genera la popolazione. Ciò che si propone è un futuro di provvisorietà e incoerenza che si traduce in un vuoto politico smisurato. Come possiamo immaginare un mondo più coeso e responsabile, se i cittadini sembrano affrontare le elezioni come un gioco da tavolo piuttosto che una realtà seria?
Tra false promesse e linguaggio burocratico, emergono così alcune possibili soluzioni: promuovere una partecipazione attiva attraverso programmi educativi, facilitare i processi di inclusione anziché esasperare le divisioni, e, perché no, provare a far sì che i reali bisogni della comunità non passino in secondo piano rispetto a mere questioni di potere e visibilità personale. Chissà, potremmo persino tornare a immaginare un futuro in cui le elezioni non siano un motivo di sfida, ma di collaborazione.
In un panorama politico che si snoda tra candidati e numeri, si assiste a una situazione intrigante: Simone Bombardelli e Sergio Bortolotti presentano tre liste, ma, sorpresa, solo oltre dieci aspiranti consiglieri ciascuna. Un rapporto che si traduce in un candidato ogni sedici residenti. Il tutto farebbe pensare a una fervente partecipazione, se non fosse per il fatto che il dilagante scetticismo non sembra risparmiare neanche i piccoli comuni.
Una Paradossale Squadra di Candidati
Prendiamo Vignola-Falesina, un comune minuscolo del Trentino con sole 154 anime. Qui, i fortunati abitanti possono scegliere tra due candidati sindaco: l’uscente Mirko Gadler e Danilo Anderle. Un rapporto di uno a otto, che fa sorridere (o piangere) di fronte all’idea di una democrazia in miniatura. Chissà se gli altri comuni trentini prendono appunti oppure si limitano a discutere in circolo sull’importanza di avere più di un’opzione).
Declino della Partecipazione
Ma, ahimè, non tutto è rose e fiori. Le liste sono in calo, e anche la partecipazione sembra sulla strada del declino. Nella città di Trento, per esempio, ci sono quattro liste e due candidati sindaco in meno rispetto a un tempo, creando un’atmosfera di quasi rassegnazione. La verità è che nei comuni più piccoli, come Baselga di Pinè con poco più di cinquemila abitanti, la soglia del 50% di affluenza per evitare il commissariamento è un pensiero inquietante, quasi da incubo politico. Alessandro Santuari, l’attuale sindaco, ha già avviato una campagna di comunicazione per non trovarsi a dover combattere contro un commissario. Alla fine, ci si chiede: sono davvero gli elettori a essere coinvolti o ci si sta solo preparando a una nuova era di burocrazia?
I Volti Noti e il Loro Ritorno
Tra i candidati, spiccano figure note come Paola Demagri, la consigliera provinciale di CasaAutonomia, che ha fatto la sua mossa a Cles, e Ivano Job, ex appartenente alla Lega, ora ritornato sulla scena come candidato a Dimaro-Folgarida. Ci si potrebbe chiedere: è davvero la novità che desiderano gli elettori, o è solo un riciclo di facce familiari?
In questo panorama di preoccupazioni e promesse apparenti, emerge una domanda che aleggia nell’aria: è possibile risolvere questa crisi di rappresentanza? Potremmo immaginare una campagna elettorale dove le promesse non siano così effimere, ma qualcuno addirittura auspica un rinnovamento che appaia a dir poco fantasioso, come i sogni di una notte di mezza estate. In definitiva, se esistono soluzioni, chissà se siano destinate a rimanere solo belle parole degli spot elettorali. Doppio colpo di ironia per un mondo in cui la speranza sembra vacillare, ma il teatro del potere continua a rappresentare la sua pièce surreale.