Elezioni in Puglia: la consorte del consigliere Caracciolo si dimette denunciando irregolarità nei titoli

Elezioni in Puglia: la consorte del consigliere Caracciolo si dimette denunciando irregolarità nei titoli

Alla fine, il telaio della burocrazia si è sciolto come un gelato al sole. Carmela Fiorella, neo-responsabile del personale per Aeroporti di Puglia, ha deciso di dare le dimissioni in mezzo a un mare di polemiche, che odorano più di favoritismi che di trasparenza. Assunta il 1 aprile — non un giorno qualunque, ma un’ironica scelta per il suo primo incarico — la sua gestione è durata meno di quanto potrebbe un atteggiamento equo in un contesto politico.

Un curriculum discutibile

Le ragioni alla base della sua dimissione? Pare che il titolo di laurea di Fiorella non fosse all’altezza di quanto richiesto nel bando. E se il numero di candidati non fosse già ridotto a tre, con ben due esclusi, la domanda nasce spontanea: come è possibile che sia stata selezionata? Ma, naturalmente, la trasparenza nelle selezioni pubbliche è un argomento delicato, da maneggiare con cautela, visto che chi sa, non parla.

Politica e nepotismo

Dal canto suo, Filippo Caracciolo, marito di Fiorella e consigliere regionale, ha scelto il silenzio su questa vicenda, relegato in un angolo di imbarazzo che sembra più un rifugio che un atto di responsabilità. E i dirigenti del Partito Democratico? Beh, anch’essi hanno preferito non esporsi, come se la verità potesse evaporare semplicemente ignorandola.

Una lezione ben poco educativa

Quindi, ci chiediamo: quali insegnamenti possiamo trarre da questo imbroglio? Da un lato abbiamo le promesse di meritocrazia e competenza, dall’altro un esempio lampante di come l’interesse personale possa sovrastare il buon senso. Si potrebbe quasi dire che l’assenza di una meritocrazia realmente attiva è l’insegna di questa storia; un dramma che si ripete sopra i cieli della Puglia.

Possibili soluzioni

E come si potrebbe migliorare la situazione? Forse stabilendo parametri di assunzione più rigorosi, o magari garantendo che le posizioni siano assegnate a chi realmente possiede i titoli necessari — non solo quelli di chi è legato a qualcuno di influente. Ma chi ha voglia di intaccare le comode consuetudini? Si potrebbe persino suggerire di attuare una vera e propria selezione pubblica, ma ovviamente, perché prendere decisioni pragmatiche quando si può continuare a galleggiare in un mare di incertezze?

In conclusione, dopo la tempesta, rimane la quiete di chi non deve rendere conto a nessuno. Ma attenzione — la critica si staglia all’orizzonte, perché come dimostra questa vicenda, i cocci della responsabilità raramente vengono raccolti.

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