Rivitalizzare i centri storici e potenziare il trasporto pubblico: parole che suonano come una musica melodiosa, ma che rischiano di diventare una sinfonia stonata se non ci si ferma a riflettere sulle contraddizioni insite in tali promesse. L’associazione ambientalista Italia Nostra propone un’agenda che sembra un sogno, eppure ci troviamo a fronteggiare scelte che rimangono appese nel limbo della burocrazia.
Un invito a ricucire
A pochi passi dalle elezioni, il consiglio direttivo di Italia Nostra invita i futuri amministratori a “ricucire il rapporto con la cittadinanza”. L’appello, però, sembra rimanere un mero slogan tanto affascinante quanto vuoto. Dov’è la “condivisione” e il “coinvolgimento” promessi quando la maggior parte dei cittadini preferisce restare a casa piuttosto che partecipare a incontri che sembrano un déjà vu?
Sei temi di crisi
La lista dei sei temi “urgenti” tracciata dall’associazione è indicativa di una realtà in bilico. Si parla di “criticità climatico-ambientali” sempre più evidenti, eppure nelle decisioni cruciali si intravedono luci di speranza che spesso si spengono sul nascere. L’immancabile avviso a tutti gli amministratori è chiaro: non si può continuare a ignorare i rifiuti, proprio come non si può evitare di affrontare seriamente la questione del cambiamento climatico. Eppure, l’assenza di azioni concrete è assordante.
Il consumo di suolo: un paradosso
Si intende limitare il consumo di suolo, ma come si può effettivamente realizzare questo obiettivo se si continuano a tollerare pratiche che mortificano il paesaggio? La salvaguardia dei beni naturali è, senza dubbio, una priorità, ma la domanda rimane: chi ha il coraggio di opporsi a progetti che promettono una crescita economica, pur a costo della devastazione ambientale?
Politiche turistiche e paesaggistiche
Le questioni paesaggistiche sono, teoricamente, al centro di qualsiasi agenda seria. La tutela delle terre alte e dei parchi dovrebbe essere più che un mero accessorio in una politica turistica orientata verso la “qualificazione”. Già, ma quanto realmente conto valgono le parole di chi propone di “qualificare” un’offerta turistica già affollata, senza una reale visione di lungo termine?
Possibili soluzioni?
Magari basterebbe promuovere un trasporto pubblico davvero efficiente, insieme a un ripensamento radicale delle politiche di gestione turistico-ambientale. Ma, in un contesto in cui le promesse si accumulano come foglie secche, quanti si sbilancerebbero a garantire che questa volta è diversa? È come promettere di “affrontare gli effetti del cambiamento climatico” mentre si continua a distribuire permessi di costruzione come se non ci fosse un domani.
La verità è che senza un vero cambiamento di mentalità e di prassi, ci troveremo a leggere l’ennesimo manifesto nobile, ma privo di azioni efficaci, che disseziona un futuro che continua a sfuggire.
In un mondo dove il consumo di suolo libero sembra un eterno paradosso, ci si domanda se sia possibile davvero fermare un processo tanto irresistibile quanto controproducente. L’associazione Italia Nostra, da sempre in prima linea, lancia un appello che sembra più un desiderio utopico: «un limite definitivo» al consumo di territori vergini, mentre nei PRG comunali del Trentino mappe colorate rivelano superfici pronte per la sua espansione edilizia. In effetti, non bastano i desideri, ma occorre un intervento coordinato e immediato per “valorizzare” e “rivitalizzare” i centri storici, e servono più che semplici contributi per l’acquisto e la ristrutturazione degli edifici. Un progetto di ampio respiro è imprescindibile, ma chissà se le istituzioni riescono a vedere oltre il loro naso.
Un trasporto pubblico… a corrente alternata?
Nelle terre alte la salvaguardia è fondamentale, ma non si può fare a meno di chiedere un potenziamento del trasporto pubblico e dell’interconnessione territoriale. Ironia della sorte: si parla di potenzialità ‘inattese’ del trasporto pubblico, mentre molti conoscono meglio le strade deserte. Come si può pensare di espandere, quando il sistema è un labirinto inestricabile di disservizi? Se il trasporto non è in grado di rispondere alle esigenze quotidiane, che senso ha ampliare i servizi?
L’agenda per il capoluogo: un sogno?
Rivolgendo lo sguardo al capoluogo, emerge un capitolo che invita a una riflessione più profonda. L’associazione articola una richiesta che suona come un eco lontano: una programmazione a lungo termine dello sviluppo urbano. Ma ci si chiede: è realistico pensare a un disegno di ricollocazione dei servizi, quando ogni giorno si vede l’assenza di una visione chiara? Il trasporto pubblico integrato è forse un miraggio, eppure si richiede il suo potenziamento e razionalizzazione. Magari in un prossimo futuro?
La funivia del Bondone: una montagna di problemi
E non poteva mancare la funivia del Bondone, sul cui progetto spiccano voci contrarie. L’associazione dice «no», lamentando l’impatto sul paesaggio, la scarsa capacità di servizio e l’assoluta diseconomicità dell’intervento. Ma questo fa sorgere un interrogativo: a cosa serve un’attrazione turistica se il costo per il paesaggio è così elevato? E come si concilia questa visione con la necessità di preservare ciò che resta delle facciate dipinte del centro storico, un tesoro già oggetto di studio e interesse?
Prospettive e soluzioni: un’illuminazione improvvisa?
Alla fine, cosa rimane di queste richieste e osservazioni? Una serie di promesse vuote o slanci idealistici, oppure una chance reale di cambiamento? I cittadini meritano non solo annunci, ma anche azioni concrete. Si potrebbe pensare a collaborazioni con esperti di pianificazione urbana di paesi virtuosi, o magari a piani più ambiziosi e realistici. Non sarebbe male rendersi conto che l’articolazione teorica non basta; le reali efficacie tra le varie proposte rimangono, purtroppo, nel limbo delle buone intenzioni.
In conclusione, sembra che ci si muova in un oh-no’s land di dichiarazioni eppure, di fatto, ciò che serve è un cambiamento tangibile. Soluzioni? Forse è tempo di tirare fuori idee brillanti dalle cassetti delle buone intenzioni e mostrarci che la pratica può finalmente incontrare la teoria, ma non rimane che sperare che non si tratti dell’ennesima chimera.