Il clima politico a Triggiano sembra aver preso una piega piuttosto ironica: il giornalista D’Alesio decide di abbandonare la corsa da sindaco dopo le affermazioni della presidente della commissione nazionale antimafia, Chiara Colosimo, la quale ha stabilito che i candidati in situazioni di indagine non possono essere considerati, tranne in presenza di un’assoluzione. Questo, come si suol dire, è un modo piuttosto elegante di dire che il clima non è esattamente propizio per chi non può vantare un passato immacolato.
Un gioco di veti e ripiegamenti
Il centrodestra, in una sorta di sinfonia disarmonica, ha deciso di imporre un veto sulla candidatura di Sandro Cataldo, il quale ha, per altro, cambiato fronte politico, trovandosi ora in idiosincrasia con i suoi ex alleati. Dalla fuga di notizie al passo indietro di D’Alesio, tutto sembra essere un balletto in cui nessuno vuole danzare con il partner sbagliato. E cosa fa D’Alesio? Accusa per l’ennesima volta i partiti di aver consegnato il paese al centrosinistra. Un accusa che suona tanto come un rimprovero ai suoi correligionari quanto un riconoscimento della propria impotenza.
Conflitti di interesse e comunicati sommari
La critica a una gestione poco chiara si esprime attraverso la mancanza di comunicazioni chiare e condivise. Con un testo tanto vago quanto esplicito, il comunicato dei coordinatori regionali ha creato delle aspettative per nulla esaudite. D’Alesio accusa i partiti di aver agito in modo “autonomo” per poi smentire la propria posizione in un rimpallo di responsabilità. Il risultato? Una maggioranza che vende a chi offre di più, mentre le promesse di coalizioni “forti e unite” si sgretolano sotto il peso delle alleanze scollegate e delle scelte scellerate.
Il paradosso di una politica in affitto
Il dramma di tutto questo è che, mentre i leader parlano di “clima politico” e di “scelte strategiche”, sembra che l’unica strategia sia quella di cercare chi è disposto a prendere in affitto il potere, lasciando fuori dalla porta chiunque non abbia un passato impeccabile. In fondo, Colosimo non ha fatto altro che mettere in chiaro una regola non scritta: chi è sotto inchiesta può pure pintare verso la campagna elettorale, ma senza una sentenza che lo assolve, non si va da nessuna parte.
Una lezione di coerenza?
Chi l’avrebbe mai detto? In un contesto dove il dibattito politico si arricchisce di retorica e di buone intenzioni, in realtà si scopre che la vera questione è la coerenza. Al di là delle facciate, il messaggio per i cittadini è chiaro: la moralità viene prima della competenza, ma solo se la competenza è associata a schemi di opportunismo e ultimatum. D’altronde, per salvaguardare il panorama elettorale, è preferibile sacrificare la trasparenza su un piatto d’argento.
Quali soluzioni, poi?
In questa girandola di promesse infrante e decisioni contraddittorie, cosa rimane da fare? Potremmo semplicemente suggerire un maggiore rinnovamento della classe politica, magari con l’introduzione di delle mozioni di sfiducia più facili da attuare, o addirittura con l’idea rivoluzionaria di politiche che cercano di **rivalutare** il ruolo di chi è “sconfitto dagli eventi”. Ma attenzione: chi lo farà mai? D’altronde, gli stessi attori in gioco sembrano più concentrati a mantenere la propria poltrona piuttosto che a costruire un futuro che non veda il ritorno di situazioni analoghe. Già, che fragoroso silenzio!
Il processo di selezione dei candidati per il Comune di Triggiano si sta rivelando una commedia inquietante, dove le parole di supporto possono facilmente trasformarsi in un coro di disillusioni. Il giornalista D’Alesio ha fatto sapere chiaramente che non intendeva guidare una coalizione priva di simboli politici, un’idea che di per sé sembra ragionevole in un contesto dove tutto è, per dirla con un eufemismo, “in discussione”. Non c’è nulla di più ambiguo, infatti, di una candidatura che si presenta con il solo appeal di un servizio civile.
Un ritiro che genera confusione
Nel pomeriggio, la sorpresa del ritiro di Cataldo, accettato con rispetto ma non condiviso, ha evidenziato una saga di scelte politiche che non potevano che portare a un’escalation di interpretazioni. Sì, avete capito bene: le decisioni politiche vengono spesso giustificate con frasi che strizzano l’occhio alla prudenza, mentre sotto il tappeto rimangono le responsabilità morali delle scelte fatte. Parole di conforto divenute una dolorosa ironia, in cui la presunzione di innocenza sembra valere poco o nulla.
Una sconfitta per la democrazia?
Il comunicato di Cataldo si chiude con la frase che fa riflettere: “Non rappresenta una sconfitta personale, ma una disfatta per la democrazia”. Dovremmo prendere in considerazione un paio di punti. Chi decide cosa sia veramente una sconfitta per la democrazia? E in quale misura cede il campo alle insinuazioni e alle presunzioni? La decisione di ritirarsi, invece di chiarire la situazione, ha sollevato ulteriori nuvole di incertezza.
Il caos del centrodestra
Un breve istante dopo, la reazione delle segreterie regionali e provinciali di Forza Italia e Fratelli d’Italia ha smantellato qualsiasi illusione di unità. “Onofrio D’Alesio non è il nostro candidato sindaco di Triggiano”, hanno annunciato, come se il gioco delle poltrone fosse solo una partita di scacchi senza regole. E c’è da chiedersi: che fine fanno le promesse fatte in pubblico quando la poltrona è in gioco?
Le inchieste: un fardello pesante
Le frizioni nel centrodestra triggianese affondano le radici nella nebulosa partecipazione di Cataldo all’inchiesta “Sandrino”, dove l’accusa di corruzione elettorale appare come un elefante nella stanza. Accuse che, a loro volta, si intrecciano a un contesto di irregolarità che ha gettato nel caos anche il mondo politico di Bari, ricordando a tutti che le parole facili e i giudizi affrettati possono costare carissimo.
Quante volte ci troviamo di fronte a situazioni in cui la verità sembra svanire in mezzo a strategie politiche fumose e giustificazioni elaborate? A quale punto la nostra fiducia nella democrazia viene messa in discussione da una serie senza fondo di incertezze, promesse infrante e manovre politiche opache? Le domande si accumulano, e le risposte, purtroppo, restano sfuggenti.
Possibili soluzioni: un’utopia?
Forse un modo per uscire da questo labirinto di ambiguità sarebbe quello di garantire trasparenza e responsabilità nelle scelte politiche. Ma come possiamo fidarci delle soluzioni proposte da coloro che, con tanto fervore, ci parlano di democrazia, mentre lasciano nel buio questioni fondamentali? Un paradosso che, a ben pensarci, potrebbe essere la chiave per riformare un sistema che sembra più una farsa che un governo.