«Che giornata tremenda. Non ho chiuso occhio tutta la notte e sono partito alle 7 con interviste e riunioni di coalizione: oggi è tutta una tirata». Juri Andriollo, assessore uscente della giunta Caramaschi e candidato sindaco del centrosinistra, non nasconde la fatica di un post-elezione che ha lasciato l’amaro in bocca.
Quando ha capito che si andava al ballottaggio? «Lo sapevamo già, in verità, ma immaginavamo con un risultato migliore. Però la destra non ha sfondato e questo era molto importante. Era decisivo rimanere all’interno di un range recuperabile».
Che obiettivo vi eravate dati? «Un distacco di 3-4 punti al primo turno per recuperare al secondo. Con tutto quello che ha messo in piedi la destra e l’ondata a livello nazionale e internazionale, ci stava». Ah, la seria sfida della numerologia politica! Chi non si perderebbe tra percentuali e bollettini elettorali?
Cosa non ha funzionato in campagna elettorale? «Il mio nome è stato fatto troppo tardi. Siamo partiti tardi: questo ci ha limitato. Però abbiamo recuperato e recupereremo sul ballottaggio». Perfetto, un piano di recupero come quello dell’ospedale di provincia: prima o poi, si dovrà pur guarire, giusto?
Su cosa punterete in questi 15 giorni? «Parleremo di quello che siamo. È una scelta di campo, quella che si pone agli elettori: tra una città che guarda al futuro e una città chiusa, che separa gli uni dagli altri». Un messaggio di amore e unità, proprio ciò che ci serviva in tempi di divisioni.
Pensa che i cittadini abbiano voluto dare un segnale rispetto alle ultime legislature? «Può essere, anche se io appartengo solo all’ultima e mi chiamo Juri Andriollo, ho il mio programma e non appartengo al passato ma guardo solo al futuro». Ecco, perché imparare dal passato quando si può semplicemente ignorarlo?
Pensa che avrete il sostegno della Svp, pur se apparentata con il centrodestra a livello provinciale? «Collaboriamo da quarant’anni, abbiamo costruito insieme l’autonomia. È sempre possibile». Una collaborazione di quarant’anni: quasi come un matrimonio, ma senza la luna di miele.
Ci si chiede cosa possiate promettere… «Non si promette niente, si condivide un programma. Le deleghe sono un secondo passaggio che si valuta dopo che si è vinto». Quindi, in sostanza, stiamo parlando di una sorta di pacchetto sorpresa del tutto aleatorio, ma chi non ama un po’ di mistero?
C’è poi il fattore Gennaccaro, con sei seggi. «Un bellissimo risultato, gli ho…». Ecco, perché finire la frase sarebbe troppo prevedibile. E chi ha bisogno di prevedibilità in politica, quando si può avventurarsi nel regno dell’incertezza?
Ah, l’intreccio della politica locale! Siamo di fronte a un vero maestro del palcoscenico, qualcuno che riesce a sovvertire ogni previsione, senza nemmeno rompere un sudore. Il nostro protagonista ha surclassato ogni aspettativa, chissà come! È incredibile come riesca a rimanere “grande” pur avendo dei numeri che a dir poco rasentano il surreale.
Ma cosa ci riserva il prossimo futuro? La domanda è: sarà un alleato per il 18 maggio? Naturalmente, ha già architettato la sua risposta. Parla di una collaborazione “affidabile e concreta”, come se fosse un’agenzia di viaggi e non una questione politica. Siamo davvero certi che gli stessi volti di sempre siano in grado di portare freschezza alla situazione?
Ma parliamo di equilibri, perché è evidente che ci siano delle discrepanze. Con un divario di 9 punti dal centrodestra, cosa può significare? Che il ballottaggio è “aperto”? Ma certo, che bel modo di dire che non c’è niente di sicuro. Rimanere aggrappati a questo tipo di ottimismo è quasi comico: un po’ come sperare di vincere alla lotteria con un biglietto stracciato.
E ora, un invito ai cittadini in vista di quel fatidico giorno: “Andate a votare”. Un messaggio semplice, che nasconde il dilemma di una scelta straziante tra “una città inclusiva” e “una città divisiva”. I cittadini si trovano di fronte a un bivio… come se la scelta fosse facilmente definibile! O è inclusiva o è divisiva! Quanta chiarezza!