Ah, la brillante economia del Regno Unito, quell’esempio luminoso di crescita e stabilità che tutti amiamo osservare… finché non si ferma. E infatti, sorpresa! Nell’ultimo trimestre fino a ottobre, la sua economia ha deciso di fare il contrario di ciò che gli economisti si aspettavano: un bel -0,1% di contrazione. Sì, avete capito bene, una diminuzione che nessuno aveva previsto, perché, si sa, prevedere l’ovvio da queste parti è troppo semplice.
L’ufficio statistico ha pure aggiunto la ciliegina sulla torta: la produzione di servizi si è bloccata come una vecchia fila alla posta, mentre l’edilizia ha perso lo 0,3% e la produzione industriale ha fatto un tuffo del 0,5% — tutto grazie al glorioso calo nella fabbricazione di veicoli a motore, rimorchi e semirimorchi. Perché se c’è un settore brillante in declino, il Regno Unito non può certo esimersi dal seguire l’esempio.
E queste informazioni arrivano proprio a tempo per ricordarci come pochi giorni fa la Chancellor Rachel Reeves abbia tirato fuori dal cappello un pacchetto di pesantissime aumenti fiscali nel tanto atteso Budget. Certo, perché niente sì che stimola la crescita economica come una bella mazzata fiscale, soprattutto quando si deve tappare quel “buco nero” nelle finanze pubbliche, che sembra più un abisso senza fondo.
Una strategia geniale, insomma, che naturalmente ha stimolato l’euforia degli investitori. Lindsay James, stratega di investimento della società Quilter Wealth Management, ci ricorda con candore:
“Il PIL di ottobre mette bene in evidenza quanto soffra l’economia britannica, mentre il governo cerca disperatamente qualche briciola di crescita.”
Che poesia. Lindsay non si fa mancare nemmeno un altro tocco di ottimismo: “Questo dato non solo manca le già basse aspettative, ma non promette nulla di buono per il prossimo mese.” Tradotto: prepariamoci a cali ancora peggiori, magari con qualche sorpresa sostanziosa.
E mentre siamo qui a goderci questo show, arriva il prossimo atto: la riunione della celebre Monetary Policy Committee della Banca d’Inghilterra, prevista per il 18 dicembre. Tutti gli esperti, con una sferzante unanimità, si aspettano un taglio del tasso di interesse di un quarto di punto, portandolo al 3,75%, perché, ovviamente, quando l’inflazione resta indomabile come un toro impazzito, l’unica soluzione è abbassare i tassi.
Yael Selfin, capo economista di KPMG UK, ci tiene a essere altrettanto chiara e pessimista sulle prospettive:
“Mi aspetto che la crescita rimanga debole per il resto del trimestre, visto che l’attività di novembre è stata probabilmente frenata dall’inevitabile incertezza sul Budget.”
E così, come dolce conclusione, ci annunciano che il PIL resterà piatto fino alla fine dell’anno. Sì, piatto come una tavola da surf dimenticata a seccare, senza onde, senza brio, senza nulla che possa far sperare in un lampo di luce nella nebbia.
Un quadro natalizio davvero entusiasmante
Davvero, non potevamo sognare un panorama economico più festoso da immortalare durante le feste. La stagnazione, il rallentamento e le politiche di tasse pugno duro si mischiano splendidamente per offrirci lo spettacolo di un’economia che sembra iscriversi con orgoglio nel club dei “fallimenti in diretta”. E mentre il governo fa milioni di conti per tappare buchi che si spalancano come crateri, il cittadino medio può solo godersi lo spettacolo di promesse di crescita evaporata.
Insomma, che dire? Se lo scopo era farci rimpiangere i tempi in cui tutto andava male ma almeno la stagnazione era meno palese, missione compiuta. Più tasse, meno produzione, zero crescita: l’elisir magico per un futuro brillante. O forse no.



