Ad agosto, l’inflazione si prende una pausa minimale, giusto per non farci concentrare troppo, ma chi fa la spesa invece continua a soffrire con rincari che sembrano una maratona senza fine. Le cifre inizialmente sembrano rassicuranti: +0,1% su base mensile e +1,6% su base annua, un lieve passo indietro rispetto al +1,7% di luglio. Peccato che i prezzi dei beni alimentari, prodotti per la casa e per la persona facciano il contrario, salendo dal +3,2% al +3,5%. Non scherzano nemmeno quelli considerati “ad alta frequenza d’acquisto” come benzina e spese quotidiane, che passano dal +2,3% al +2,4%. Ancora meglio, gli alimentari freschi – frutta, verdura, carne, pesce – aumentano addirittura dal +5,1% al +5,6%, e quelli lavorati seguono a ruota, da +2,8% a +3%.
Gabriele Melluso, presidente di un’associazione consumatori, si è divertito a fare i conti: una famiglia con due figli si ritrova con un aggravio di circa 384 euro l’anno solo per portare a casa cibo e bevande. Facciamo due più due: gli italiani si bevono questa stangata alimentare che, a pari consumi, si traduce in un salasso da 6,8 miliardi di euro all’anno. Soldi buttati su beni essenziali di cui non si può fare a meno, i cui aumenti erodono il budget familiare tanto quanto le buone abitudini alimentari degli italiani. E come ciliegina sulla torta, si prevede un altro giro di giostra questo autunno, quando si dovranno affrontare le spese per il rientro a scuola e la fine delle vacanze.
Il rallentamento generale dell’inflazione? Merito, se così si può dire, della frenata dei prezzi energetici: i costi regolamentati calano da un incremento del 17,1% al 12,9%, mentre quelli non regolamentati fanno addirittura un passo indietro da -5,2% a -5,9%. A dare un aiuto alla discesa ci pensano anche i servizi di comunicazione, che rallentano da +0,5% a +0,2%. In tutto questo, però, mentre l’energia si prende una pausa, il costo della vita “normale” continua a galoppare senza freni.
I servizi, poi, si comportano come se avessero bevuto un caffè doppio: quelli ricreativi, culturali e per la cura personale accelerano da +2,7% a +2,9%, mentre i trasporti passano da +3,3% a +3,5%. Nel quadro generale, i prezzi dei beni rallentano leggermente (da +0,8% a +0,6%), ma i servizi aumentano ancora (da +2,6% a +2,7%). Questo divario cresce fino a 2,1 punti percentuali, rispetto all’1,8% di luglio. Insomma, i servizi si permettono di fare il bello e il cattivo tempo, mentre i beni cercano di tenere il passo senza farsi travolgere.
Ecco il paradosso da manuale: anche se l’inflazione “headline” sembra rallentare, per le famiglie non cambia nulla o quasi. Anzi, si continua a scollinare verso una vita sempre più cara, soprattutto per ciò che riguarda la spesa alimentare e i servizi che, guarda caso, sono quelli di cui nessuno può fare a meno.
Perfino l’inflazione “di fondo” – quella che esclude le variabili più ballerine come energia e alimentari freschi – decide di prendere una piccola accelerata, passando da +2% a +2,1%. Considerando invece solo l’inflazione senza i beni energetici, si passa da +2,2% a +2,3%. Le previsioni preliminari raccontano che il 2025 si presenterà con un’inflazione acquisita del 1,7% per l’indice generale e del 2,1% per la componente di fondo. Nel frattempo, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo – quello che confronta con l’Europa – segna un calo mensile dello 0,2%, probabilmente grazie ai saldi estivi, confermando un aumento annuo stabile all’1,7% rispetto a luglio.



