Disastro sulla funicolare di Lisbona, Stefania Lepidi ci svela la sceneggiatura di una tragedia prevedibile

Disastro sulla funicolare di Lisbona, Stefania Lepidi ci svela la sceneggiatura di una tragedia prevedibile

Fisicamente, tutto sommato sto bene, anche se l’esperienza è stata a dir poco traumatica. Così racconta Stefania Lepidi, ricercatrice aquilana dell’INGV, che ha vissuto da protagonista le drammatiche ore durante il disastroso deragliamento della funicolare di Lisbona. Accompagnata dal figlio venticinquenne miracolosamente illeso, è rimasta sdraiata a terra per quasi due ore, intrappolata in una morsa di feriti e caos, mentre i soccorsi agivano freneticamente intorno a lei.

I vigili del fuoco si muovevano con l’eleganza di chi ha appena scartato una sorpresa di Natale: brandivano tenaglie per cercare di liberare le persone dalle lamiere contorte, sfilavano barelle coperte e altre ancora con feriti in evidente stato critico. Un deja vu amaro, con le immagini del terremoto dell’Aquila 2009 che prendevano vita nella mente di Lepidi. Tremava, vomitava per lo shock, ma ovviamente nessuno aveva tempo per prendersene cura immediatamente, dato che “c’erano cose peggiori da gestire”. Insomma, lo spettacolo dell’orrore in tutta la sua tragicità.

Lepidi poi riesce a spiegare la dinamica dell’incidente con la freddezza di chi ha visto l’impossibile: la cabina sulla quale viaggiavano era quella in salita, era partita da poco. La funicolare in discesa, invece, quella destinata a sfracellarsi, aveva tutta la strada davanti quando la fune, quel piccolo dettaglio che tiene tutto insieme, si è spezzata. Il risultato? I passeggeri sono stati sbalzati violentemente, e nel caso di Lepidi, addirittura schiantata contro chi era già a terra.

L’impatto, il fracasso della cabina che si schianta contro un edificio, le sirene assordanti e il caos che diventa ordine nei soccorsi: tutto ha lasciato un segno indelebile. In un lampo, hanno pensato a un attentato – perché niente dice “divertimento” come un’ipotesi bomba dopo un deragliamento –, tanto che Lepidi ammette candidamente che difficilmente prenderà di nuovo una funicolare in vita sua. Speriamo che non debba mai dimostrare il contrario.

Ricoverata in un ospedale periferico – perché quello centrale era affollatissimo, ovvio –, Lepidi ha avuto modo di constatare con i suoi occhi la disponibilità del personale medico: “Nonostante le difficoltà linguistiche, hanno fatto del loro meglio per comunicare con me e darmi supporto”. Una nota di umanità che risalta in mezzo al disastro.

La ricercatrice, esperta di campo magnetico terrestre e a Lisbona per un convegno internazionale, ha attirato rapidamente l’attenzione anche del presidente dell’INGV, Fabio Florindo. Lui ha seguito la vicenda con equivalente apprensione: “Mi sono preoccupato perché all’inizio si parlava di una ricercatrice dell’Aquila coinvolta, e sapevo che molti nostri ricercatori erano lì”. Insomma, un evento con più di un’incertezza e qualche brivido, che ha messo in luce quanto sia fragile anche la tranquillità di chi, al contrario, dovrebbe studiare la stabilità del nostro pianeta.

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