Deputati europei finalmente si accorgono che definire la disabilità può essere complicato e vogliono una regola condivisa per non perdersi nei dettagli

Deputati europei finalmente si accorgono che definire la disabilità può essere complicato e vogliono una regola condivisa per non perdersi nei dettagli

Garanzia su occupazione, competenze e quella splendida definizione UE di “disabilità”

Per migliorare l’impalpabile sogno di un’occupazione accessibile alle persone con disabilità, i deputati europei – con la loro proverbiale efficacia – suggeriscono una “garanzia su occupazione e competenze” finanziata dall’UE. Tradotto: un altro fondo in arrivo, chissà quanto effettivo, per facilitare l’accesso alla formazione, che finora sembra più un miraggio che una realtà. Naturalmente, non poteva mancare la proposta di definire una volta per tutte “disabilità” a livello comunitario, come se fintanto ci fosse stato un’allegra confusione giuridica tanto meglio. E, ciliegina sulla torta, stabilire qualche sanzione per quei pubblici e privati che – perdonate la bestemmia – non rispettano gli obblighi di accessibilità. Perché, evidentemente, finora erano tutti molto ligi e diligenti.

L’attenzione tutto speciale alle donne e ragazzine con disabilità

Immancabile, la nota di buonismo politically correct: le donne e le ragazze con disabilità meritano una considerazione tutta particolare. Perché, oltre ai problemi già giganteschi, devono combattere discriminazioni su discriminazioni. Quindi, si propone di migliorare il loro accesso all’assistenza sanitaria (wow), alla partecipazione sociale e alla protezione, magari regalando anche l’accessibilità nello sport, nei trasporti e persino in quei minuscoli dettagli digitali come prodotti e tecnologie, che finora sembrano appartenere a un altro mondo.

Per fortuna, il Parlamento sembra gradire “più che bene” le piattaforme e le normative esistenti: AccessibleEU, l’Atto europeo sull’accessibilità e la direttiva sull’accessibilità del web sono addirittura citati con venerazione. Peccato che non basti. Si richiede infatti di rafforzarle, con una spruzzata di quella fatidica “piena attuazione” che ha il potere magico di trasformare le carte in realtà.

Una dichiarazione di circostanza, ovviamente

È così che si chiude questa pagina di impegni solenni: il voto, definito “momento decisivo”, servirà a permettere ai disabili di esercitare pienamente i loro diritti. Un’impresa titanica che richiede di trasformare le parole in fatti, distribuiti in ogni angolo dell’UE con dignità, accessibilità e pari opportunità. “Nessuno deve restare indietro in Europa” – così si recita mentre, forse, tutti i problemi restano dove sono.

Rosa Estaràs Ferragut ha rincarato la dose dichiarando:

“Si tratta di persone. Si tratta di garantire che chi ha disabilità possa vivere in modo indipendente, trovare opportunità e partecipare pienamente alla società. Oggi è il momento di tradurre questo impegno in un vero cambiamento.”

Sarà un miracolo, certo, visto che la strategia UE per i diritti delle persone con disabilità era stata già adottata nel marzo 2021, con programmi ufficiali gestiti fino al 2024. Adesso l’idea è di piazzare una seconda serie di iniziative per la seconda metà del decennio – sempre con la stessa speranza che qualcosa si muova davvero, o almeno si faccia finta di farlo.

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