Google DeepMind, la gloriosa unità di intelligenza artificiale della megaazienda tech, ha deciso che il Regno Unito meritava il suo primo “laboratorio di ricerca automatizzato”. Perché, ovviamente, aprire un laboratorio dove l’AI e la robotica si occupano di fare esperimenti su superconduttori e nuovi materiali per semiconduttori è esattamente il tipo di regalo che ogni nazione sogna di ricevere.
Il piano? Aprire il laboratorio l’anno prossimo e concedere agli scienziati britannici “accesso prioritario” agli strumenti di intelligenza artificiale più avanzati del pianeta. Che magnanimità, vero? Magari potranno finalmente scoprire come usare quei superconduttori anche per le tecnologie di imaging medico, qualcosa che, chissà, potrebbe pure tornare utile.
Non dimentichiamoci la storia da favola: fondato nel 2010 a Londra dal premio Nobel Demis Hassabis, DeepMind è stato divorato da Google nel 2014, ma ha tenuto salda una base operativa nel Regno Unito. E come se non bastasse, l’azienda si vanta di scoperte che hanno “rivoluzionato” l’AI. Un colosso che fa finta di essere un patrimonio nazionale, giusto per attirare qualche applauso istituzionale.
La partnership con il governo britannico? Ovviamente fantastica: potrebbe spalancare le porte alla collaborazione in ricerche di nuclear fusion – sì, proprio quella roba che promette energia pulita da decenni ma poi sparisce sempre – e mettere i modelli Gemini di DeepMind a disposizione di amministrazioni pubbliche e scuole. Perché non c’è niente di più rassicurante che fare affidamento su un’intelligenza artificiale firmata Google per la gestione dei servizi pubblici.
Liz Kendall, segretaria alla tecnologia del Regno Unito, ha espresso tutto il suo entusiasmo con parole da cerimoniale:
“DeepMind è l’esempio perfetto di cosa può realizzare la collaborazione tecnologica tra Regno Unito e Stati Uniti: un’azienda che ha radici su entrambi i lati dell’Atlantico e che sostiene gli innovatori britannici per guidare il progresso tecnologico.”
Ha aggiunto che questo accordo “potrebbe” sbloccare energia più pulita, servizi pubblici più intelligenti e nuove opportunità per le comunità di tutto il paese. Tutto condito da una generica promessa di benessere comunitario, perché, diciamolo, la politica è tutta una questione di frasi fatte imbellettate da qualche parolina magica.
Demis Hassabis ci ha poi regalato un tocco di poesia da manuale del CEO ideale:
“L’AI ha un potenziale incredibile per inaugurare una nuova era di scoperte scientifiche e migliorare la vita quotidiana.”
E ovviamente non poteva mancare l’entusiasmo per “approfondire la collaborazione con il governo britannico”, costruendo sull’”eredità ricca d’innovazione” e puntando a “rafforzare la sicurezza e portare miglioramenti concreti ai cittadini”. Insomma, tutta roba concretissima che sicuramente non lascerà regalini inattesi a chiunque osi criticare.
Il Regno Unito, non volendo restare indietro nella corsa all’intelligenza artificiale (una gara in cui sembra più impegnato a firmare accordi appariscenti che a produrre qualcosa di realmente innovativo), ha già stretto patti con colossi come Microsoft, Nvidia, Google e OpenAI. Tutti pronti a investire la bellezza di oltre 40 miliardi di dollari in infrastrutture AI, ancor meglio se presentati durante le visite ufficiali di qualche presidente statunitense di passaggio.
Quanto a queste stupende strategie e ingenti investimenti, non resta che aspettare per vedere se il Regno Unito diventerà davvero la Silicon Valley dell’AI o se tutto finirà in un gigantesco laboratorio di buone intenzioni e selfie istituzionali.



