Il governatore sembra davvero crederci, e chi non lo farebbe? Il pacifismo è diventato una sorta di stendardo nel corso della sua reggenza. Tuttavia, è impossibile ignorare come Vincenzo De Luca riesca sempre a trovare il modo di inserirsi nei frequenti tentennamenti del Partito Democratico. Mentre i “nobili” del Nazareno si interrogano se partecipare o meno alla manifestazione organizzata dal Movimento 5 Stelle contro il riarmo europeo il 5 aprile, il governatore si affretta a dichiarare: «Certo che la sostengo. Anzi, arrivo perfino in ritardo». E quel che è più interessante è che, in effetti, non parteciperà, impegnato a promuovere l’enogastronomia del suo amato Campania al Vinitaly. Un vero e proprio paradosso, se pensiamo alla generazione di consensi. Ma questo è un altro discorso.
Manifestazioni senza impegno
«Io ricordo, con una certa umiltà, che abbiamo organizzato la prima manifestazione per la pace il 28 ottobre 2022, ben prima che la Russia occupasse cinque regioni», esordisce il governatore. Ma solo un mese fa si è svolta un’altra importante manifestazione, con la presenza di personaggi politici come la senatrice vicepresidente del Senato. La domanda sorge spontanea: sarà davvero aumentata la sensibilità politica, o ci troviamo di fronte a un’effimera apparizione? Dobbiamo lavorare per la pace, certo, ma di chi è il merito cuando questa sembra più un anticipare il tempo che un vero impegno pubblico?
Difesa e diplomazia: una questione di leadership?
«Un grande paese deve essere in grado di difendersi, ma ci si può difendere in tanti modi», osserva De Luca, sottolineando l’importanza di una vera iniziativa diplomatica. Ma, come rilevato, le armi ci sono e costano miliardi sottratti a cause più nobili. Qui, il governatore alza la voce ma, in fondo, rischia di essere un echo che si perde nel buio della mancanza di azione concreta. Eppure, invoca la figura del “grande leader” ignoto, vestito di bianco e residente nella città del Vaticano, come unico vero sostenitore della pace. Un affermazione che sa di retorica e poco di sostanza.
Il sottotesto dell’incoerenza
Ma c’è un misterioso sottotesto nella sua retorica, un applauso condito da risate nel palcoscenico politico. Se davvero si perseguono obiettivi di pace, come spiegare l’assenza in manifestazioni significative, proprio mentre si elevano le voci per sostenere i diritti di chi protesta? Le contraddizioni abbracciano il discorso pubblico, e ogni volta che un politico promette impegno, diventa difficile non pensare a quel “grande” futuro che non sembra mai realizzarsi. Qual è, in fondo, il risultato di tanta eloquenza se non si traduce in azioni tangibili?
Possibili soluzioni con un pizzico di ironia
Quindi, come si esce da questo labirinto d’incoerenza? Potremmo pensare a un piano “spritz”, per esempio: un aperitivo di dialogo con le realtà coinvolte, un po’ di riflessione e un bicchiere di **buona volontà**. Magari, un “piano della pace” messo in atto da un gran leader che, anziché invocare la diplomazia, si dedichi a promuovere incontri reali e dibattiti. Perché il rischio è di continuare a credere che le parole possano riempire il vuoto lasciato dai fatti. Ma nella politica, così come nella vita, i fatti parlano più forte delle parole.
Se si parla di pace, non si può ignorare la situazione di recente esplosa tra De Luca e il Movimento 5 Stelle. Sorprendentemente, Giuseppe Conte, un tempo vocally critico, ha smesso di attaccare il governatore, il che rende evidente una sorta di armistizio politico. Forse entrambi hanno compreso che, indipendentemente dalle sentenze che pendono, è necessario trovare un modo per collaborare, se davvero si intendono vincere le Elettorali Regionali. Ma chi non sembra avere chiaro questo concetto è proprio il Partito Democratico.
Un paradosso dichiarato
Da un lato, abbiamo le promesse, quasi utopiche, di una coalizione unita, dall’altro, un PD che continua a restare indietro, intrappolato in una logica burocratica che porta soltanto a disfatte. È alquanto ironico che gli attori principali nel palcoscenico della politica non sembrino accorgersi della propria assenza dai tavoli decisionali più influenti. Un vero e proprio controsenso in un momento in cui la cooperazione dovrebbe essere la norma.
Chi ha capito la lezione?
Mentre Conte e De Luca sembrano trovare una loro forma di armonia, la domanda che sorge spontanea è: quale lezione sta apprendendo il PD? L’idea di rimanere fuori dai giochi, in attesa che si chiariscano le situazioni legali, è decisamente obsoleta. In un contesto politico in rapido cambiamento, dove la mediazione sembra la nuova arte, rimanere fermi potrebbe significare una condanna a vivere sul divano mentre altri si fanno gli affari loro.
Possibili soluzioni (con ironia)
Cosa si potrebbe fare allora? Ecco alcune suggerimenti, presentati con un pizzico di sarcasmo. Potrebbe il PD considerare di cogliere l’occasione per dialogare, piuttosto che mantenere una distanza dignitosa? O forse è tempo di creare un nuovo manuale intitolato ‘Come partecipare alle Regional senza essere invitati’? Per non parlare di come perfino le poltrone di governo sembrino meno confortanti, visto il freddo ambiente politico da cui provengono. In fondo, la vera necessità è quella di riconsiderare le priorità e tornare a mettere le persone al primo posto. Ma qui, si sa, l’ironia è di casa.