De Luca e Conte finalmente si parlano a Roma, comincia il teatrino su Fico

De Luca e Conte finalmente si parlano a Roma, comincia il teatrino su Fico
Roma. Chi, ingenuamente, pensava che l’incontro clou fosse tra Elly Schlein e Vincenzo De Luca, può tranquillamente ricredersi. Già, perché la vera sorpresa è che mercoledì sera a scambiarsi amichevoli strette di mano nella Capitale sono stati proprio il governatore campano e il non sempre docile leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte. E indovinate un po’? Hanno iniziato a tessere quella che chiamano trattativa – cioè l’arte dell’inciucio politico – per piazzare sul tavolo il nome di Roberto Fico.

Ora, non stiamo parlando di semplici chiacchiere da bar. I segnali c’erano, eccome. Di rapporti, tra i due, ne sono sempre esistiti, sia “diretti” che “indiretti” – frase tanto amata dalla burocrazia di Palazzo Santa Lucia, giusto per fingere che tutto stia filando liscio. E alla fine, voilà: il tanto atteso incontro è avvenuto. Cosa significa? Beh, per prima cosa che l’idea di un “campo largo” – altro termine molto in voga – in Campania sembra finalmente prendere la forma di un vero e proprio sentiero, e non solo un miraggio politico. Seconda cosa: la presidenza della regione spetterà (indovinate?) proprio ai 5 Stelle.

E chi meglio di Roberto Fico, ex presidente della Camera – buon per lui –, dovrebbe portarci? Sì, quella mossa è praticamente blindata, seppur ci metta un attimo ad entrare nell’immaginazione collettiva.

Qualcuno ha parlato addirittura del fatidico “25 luglio” come data ultima per mettere tutti d’accordo. Ma attenzione: il più “riottoso” governatore della storia della Campania – parola loro – non cederà senza combattere. La sua posizione è chiara come l’acqua di fonte cioè un rifiuto netto a Fico. La sua motivazione? Che non si può mica scegliere uno che è stato all’opposizione per dieci anni. Certo, perché l’esperienza di opposizione conta solo quando fa comodo, no?

Restiamo in attesa di scoprire quali trucchi di carte il maestro Conte tirerà fuori dal cilindro. Questa partita, anzi, questa commedia non ha ancora finito di divertire gli spettatori.

Il randellare politico continua

Ovviamente nessuno parla mai chiaro, nessuno si assume mai davvero le responsabilità, tutti si adagiano su malcelate sfumature diplomatiche che, tradotte, vogliono dire “io non cederò ma cerchiamo di fingere che ci stiamo provando”. Ecco quindi che il gioco delle parti è più facile da capire di un film di Laurent Cantet, ma assai più stancante da seguire per i comuni mortali.

E così, mentre a Roma si sentono solo flebili bisbigli di trattative, in quel di Napoli e dintorni la politica finisce col somigliare sempre più a una telenovela senza copione, dove il protagonismo sacro di ogni leader (volente o nolente) è l’unica vera regola ferrea del gioco.

Il sovrano dei “no” è sempre lui, De Luca. Il sommo oppositore è sempre lui, Conte. E in mezzo? Un povero “campo largo” che sembra più un campo minato. Questa sì che è politica spiccia, mica quella fatta di grandi ideali e programmi innovativi.

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