Non si può non rimanere sbalorditi davanti a un’azienda che riesce a trasformare il sogno dei diritti tv in un pozzo senza fondo. Nel 2023, i costi operativi di Dazn sono esplosi a 4,213 miliardi di dollari, con un aumento del 29,2% rispetto all’anno precedente. E cosa ci resta? Perdite stratosferiche di 1,488 miliardi, una montagna che si aggiunge ai 1,262 miliardi già “bruciati” nel 2022. Ma il bello arriva con la previsione futura: fino al 2033, la piattaforma si è già impegnata a sborsare altri 9,3 miliardi di dollari per i diritti tv. Sì, avete letto bene: nove miliardi per quello che ormai sembra un abbonamento al fallimento.
Come si distruggono miliardi (e la pazienza degli utenti)
Il modello di business di Dazn si basa su un’idea apparentemente brillante: pagare cifre da capogiro per i diritti tv, mentre gli utenti si trovano a fare i conti con un servizio che, a dir poco, zoppica. Problemi di streaming instabile, prezzi degli abbonamenti in costante aumento, e un’esperienza utente che sembra una parodia del futuro promesso. Il risultato? Perdite senza fine e una reputazione sempre più in bilico.
E poi ci sono gli utenti: pagare di più per ottenere di meno
Mentre Dazn si arrabatta con i suoi miliardi di costi, i veri protagonisti di questa commedia degli orrori sono i consumatori. Abbonamenti costosi, blackout improvvisi durante le partite, e una qualità che a volte ricorda i tempi d’oro del segnale analogico. L’ironia? Ci fanno pure sentire in colpa per lamentarci: “Stiamo lavorando per migliorare il servizio,” dicono. Certo, nel frattempo però il tuo portafoglio è già un ricordo lontano.
Il futuro? Un’altra montagna di debiti
Con un impegno finanziario che arriva al 2033, Dazn sembra intenzionata a mantenere il suo record: spendere miliardi senza una strategia credibile per recuperare le perdite. Anche l’idea di trasformarsi in una piattaforma multi-sport non sembra convincere: più contenuti, più costi, e un pubblico sempre più spazientito. Chi paga tutto questo? Ovviamente noi.
Soluzioni? Un miraggio lontano
Parliamo di possibili soluzioni? Forse. Ma sarebbe come sperare che nevichi in piena estate. Una vera rivoluzione richiederebbe una gestione più oculata dei costi, un drastico miglioramento del servizio, e un dialogo trasparente con gli utenti. Ma la storia recente ci insegna che, probabilmente, continueremo a vedere più promesse che risultati.