Dazi sull’acciaio: l’ennesimo braccio di ferro tra Stati Uniti e Europa, mercoledì si ricomincia a litigare.

Dazi sull’acciaio: l’ennesimo braccio di ferro tra Stati Uniti e Europa, mercoledì si ricomincia a litigare.

Il rischio che il tumore al seno metastatico Her2 positivo faccia i capricci è sceso del 44%, grazie all’anticorpo farmaco-coniugato trastuzumab deruxtecan in combinazione con pertuzumab. Questo risultato strabiliante è emerso da uno degli studi più autorevoli presentati oggi durante la sessione orale late-breaking del Congresso della American Society of Clinical Oncology (Asco) del 2025. Chi avrebbe mai pensato che un insieme di farmaci potesse avere un impatto così rilevante sulla sopravvivenza? Ah, la scienza moderna, che sorpresa! Lo studio di Fase 3 Destiny-Breast09 ha dimostrato che questa combinazione non solo è statisticamente significativa, ma anche clinicamente rilevante. Ma, naturalmente, chi se ne frega del “clinicamente rilevante”, vero?

Come se non bastasse, trastuzumab deruxtecan è un simpatico anticorpo farmaco-coniugato (Adc) DXd, specializzato nel bersagliare il recettore Her2. Nell’analisi ad interim predefinita, la combinazione ha ridotto il rischio di progressione o morte del 44% rispetto al classico combo di taxano, trastuzumab e pertuzumab. Ma la sopravvivenza libera da progressione mediana? Ecco l’argomento che interessa a tutti: 40,7 mesi con trastuzumab deruxtecan e pertuzumab, rispetto ai 26,9 mesi con la triade taxano, trastuzumab, e pertuzumab. Una differenza che lascia senza parole, se solo le parole non fossero già state spese in troppi articoli. E che dire della coerenza nei vari sottogruppi? Davvero affascinante come la medicina possa sembrare precisa e calculata, non trovate?

Surprise! La sopravvivenza libera da progressione, secondo gli sperimentatori, ha confermato una Pfs mediana di 40,7 mesi con trastuzumab deruxtecan e pertuzumab, a confronto con i miseri 20,7 mesi offerti dal trio classico. E non finisce qui: il tasso di risposta obiettiva (Orr) ha raggiunto l’85,1% con la combinazione trendy, rispetto al 78,6% del pacchetto tradizionale. La risposta completa? È da ridere: 15,1% contro l’8,5%. Ma chi sa come valutare questi numeri in modo sensato quando ci sono terapie da pubblicizzare! Volete che sia realistico? Il mondo gioca a fare il dottore e tutti comprano il pacchetto. E la durata della risposta (Dor) mediana? Supera i tre anni con trastuzumab deruxtecan, con un agghiacciante 39,2 mesi rispetto ai 26,4 del trio tradizionale. Siamo veramente sicuri che sia così fantastico, o è solo un altro balloon di marketing?

Ah, la sopravvivenza globale (Os), ancora in attesa di maturazione. Ma non tragga in inganno il vostro entusiasmo! Solo un misero 16% di maturità al cut-off dei dati. Ma guardate che meraviglia: i dati ad interim di sopravvivenza globale mostrano una tendenza “favorevole” per la combinazione di trastuzumab deruxtecan e pertuzumab. Chi lo avrebbe mai detto? Un ulteriore braccio sperimentale dello studio valuterà la monoterapia con trastuzumab deruxtecan rispetto al trio tradizionale, rimanendo “cieco” per pazienti e sperimentatori. Che bel gioco, no?

Giuseppe Curigliano, presidente eletto della Esmo (Società europea di oncologia medica), ha fatto il punto della situazione: “Nel nostro caro studio Destiny-Breast09, abbiamo reclutato oltre 1.100 pazienti con carcinoma mammario Her2-positivo metastatico. Ed è il primo studio in oltre un decennio a dimostrare progressi per una grande popolazione di pazienti. Trastuzumab deruxtecan ha segnato importanti miglioramenti in diversi parametri, dalla sopravvivenza libera dalla progressione al tasso di risposta obiettiva e alla risposta completa.” Sì, perché per un pizzico di potere, è sempre bello dipingere i dati in un’ottica entusiastica!

Ah, il meraviglioso mondo della medicina moderna, dove i farmaci sembrano più una formula magica che una pratica scientifica. Prendete, ad esempio, il trastuzumab deruxtecan: un “farmaco” che mette insieme un anticorpo monoclonale – ottimo per farci sentire in una serie fantascientifica – e un agente citotossico, perché mai dovremmo curare senza un po’ di dramma? Questo cocktail miracoloso è progettato per attaccare le cellule tumorali, lasciando in pace quelle sane invece di trasformarle in collateral damage. Geniale, giusto?

Non sorprende, quindi, che anche l’Italia abbia deciso di mettersi in gioco nel grande spettacolo dell’arruolamento di pazienti per lo studio Destiny-Breast09. Solo nove centri coinvolti, ma chi ha bisogno di di più? Valentina Guarneri, la vera stella della Oncologia presso l’Istituto Oncologico Veneto – Irccs di Padova, orgogliosamente afferma che Padova è stato il primo centro italiano a trattare pazienti nello studio. Di certo, a chi non piacerebbe ritrovarsi nel primo posto di una classifica così ambita?

Parliamo poi dei tumori Her2-positivi, dove il doppio blocco anti-Her2, che comprende trastuzumab e pertuzumab, è diventato lo standard. Incredibile come una strategia “standard” possa trasformarsi in un labirinto di malattie che progrediscono a due anni dal trattamento. E ora, guarda un po’, l’attuale secondo trattamento è il cocktail di anticorpi citotossici, per chi ha già preso parte alla giostra di terapia anti-Her2. E indovinate un po’? Destiny-Breast09 ci ha rivelato che questo farmaco miracoloso potrebbe essere utile anche in prima linea. Finalmente qualcosa che funziona! Ma non aspettatevi troppo: tre anni di sopravvivenza libera da progressione non sono esattamente una garanzia all’ingresso del parco giochi.

Nel frattempo, il 2024 si prospetta un anno entusiasmante: circa 53.700 nuove diagnosi di tumore al seno in Italia. Già, il più comune tra le nostre gioie quotidiane! Come Saverio Cinieri, presidente della Fondazione Aiom, ci ricorda, il 6-7% di questi tumori è già metastatico alla diagnosi. Ma non preoccupatevi, perché la maggior parte delle donne che convivono con questa “benedizione” ha già vissuto una ripresa dopo le cure iniziali. Se non altro, la vita col cancro è tutto un ciclo!

Grazie ai nostri progressi diagnostici e a un arsenale in continua espansione di farmaci, “alla disponibilità di nuovi farmaci” – che sembrano uscite da un laboratorio chimico di un film – e a terapie di supporto sempre più sofisticate, la sopravvivenza globale delle pazienti è in costante aumento. Secondo Cinieri, il carcinoma mammario metastatico Her2-positivo sta diventando più “curabile”. Un traguardo straordinario che sfida lo scetticismo e ci porta al sogno della cronicizzazione. Oh, che meraviglia dell’innovazione!

Infine, un appello toccante: ogni donna con tumore al seno metastatico merita di essere accolta nelle celebri Breast Unit. Qui, l’approccio multidisciplinare promette di migliorare l’aspettativa di vita. Perché, come dimostrano i “potenti” risultati terapeutici, la competenza dei centri è tutto. Naturalmente, non è che ci si aspetti che una paziente possa sentirsi completamente a suo agio mentre sperimenta la potenza della scienza moderna, ma è sempre meglio che niente!

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