In un contesto in cui le parole oscillano tra l’allerta e l’auto-assoluzione, il presidente della conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, solleva le sue preoccupazioni sui dazi imposti dalla Casa Bianca, come se fosse una novità. “Bisogna vedere cosa faranno gli Stati Uniti”, dice, come se il futuro non fosse già un libro aperto di politiche commerciali discutibili che penalizzano l’Europa e non apportano alcun beneficio nemmeno agli americani. Sorprende notare che, mentre l’ansia cresce tra i presidenti delle regioni, solo ora si rendono conto delle conseguenze tangibili di tali misure.
Un Cigno Nero in Arrivo?
Il presidente del Veneto, Luca Zaia, parla di un giorno cruciale per «l’economia mondiale» e definisce i dazi come il “terzo cigno nero in cinque anni”. Un titolo altisonante per un sala di attesa. E si fa chiamare “privilegiato” nella sua relazione con gli USA, quando in realtà i dati mostrano che l’Italia è tra i paesi più colpiti. È un po’ come chiedere di essere accolti a braccia aperte in una festa quando il padrone di casa sta già espellendo gli altri invitati.
Disorientamento Riguardo ai Dazi
Zaia, che sembra accorgersi del problema un giorno prima dell’entrata in vigore dei dazi, solleva preoccupazioni stupefacenti sul rischio per l’export veneto, quantificato in 7,3 miliardi di euro. Una bottiglia su cinque di vino veneto finisce negli USA, eppure ci si domanda cosa stia aspettando per agire. Le parole di Andrea Martella, senatore del Pd Veneto, risuonano come un’eco di una realtà che ha preso il sopravvento: sollecitare l’intervento del governo è la strategia preferita, piuttosto che passare a misure concrete.
Il66 Rimanente del Mondo
Se Eugenio Giani, presidente della Toscana, esprime apprezzabili aspirazioni all’apertura commerciale, afferma candidamente che l’amministrazione Trump è in errore. “Piuttosto che aprirsi, tendono a chiudersi”, un’affermazione che fa riflettere. Ma chi, esattamente, si è aperto in questi ultimi anni? Sembra essersi dimenticata la pratica di guardare oltre il proprio naso nel mondo delle politiche internazionali.
Unità Regionale nella Preoccupazione, Non nelle Azioni
La presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, si lancia in uno slancio nazionale ed europeo, mentre Vito Bardi, presidente della Basilicata, si unisce al coro del “protezionismo non è la risposta”. Ma, e qui viene il bello, chi è veramente pronto a prendere misure attive? È facile lamentarsi quando le misure si abbattono sulle filiere strategiche dall’agroalimentare all’industria, ma dove sono i piani concreti per affrontare questa sfida?
Contraddizioni Politiche Regionali
In Lombardia, la bocciatura della mozione del Pd, che chiedeva contrarietà ai dazi, mostra una chiara divisione politica. Il governatore Attilio Fontana sembra più preoccupato per le sue alleanze che per il benessere dei comparti economici. Qui ci troviamo di fronte a una rivalità tipicamente italiana: pur avendo un nemico comune, le fazioni politiche non riescono a mordersi la lingua per unirsi.
Le preoccupazioni espresse, per quanto legittime, appaiono come una pioggia di parole in una tempesta già annunciata. Perché, mentre si invocano interventi, chi realmente si sta preparando a rispondere a queste sfide? La distanza tra le dichiarazioni e le azioni concrete è palpabile.
Possibili Soluzioni: Oltre le Parole
Un piano d’azione che riunisce le regioni potrebbe finalmente dare voce a chi è in difficoltà, ma chissà se verrà mai realizzato! La vera domanda rimane: è sufficiente lamentarsi dei dazi e del protezionismo globale senza proporre alternative innovative? Prendere ispirazione da paesi come la Germania che ha gestito crisi simili potrebbe essere il primo passo, ma lo farà qualcuno? Non resta che sperare che, tra le chiacchiere, emergano proposte concrete. Oltre ai buoni propositi, è ora di mettere sul tavolo delle azioni reali, prima che le parole diventino solo un lontano eco di desideri inascoltati.