Non è certo necessario cacciare frasi altisonanti per narrare una vicenda di questo tipo. Bastano gesti silenziosi e potenti, in grado di stravolgere il corso degli eventi. Ed è proprio accaduto a Castelnuovo, in provincia di Trento, all’interno di una fabbrica di legno lamellare: la X-Lam Dolomiti Spa. Qui, i lavoratori e le lavoratrici hanno scelto di rinunciare a qualcosa di proprio — perché, si sa, non c’è niente di più bello che dare aiuto a chi è in difficoltà. Hanno donato ferie, permessi e ore accumulate. Per lui. Per la sua famiglia. Un esempio lampante di altruismo, non è vero?
Un patto silenzioso, reso possibile dalla magnanimità dell’azienda e dal soutien della Feneal UIL Trentino Alto-Adige. Una vera e propria applicazione di un concetto che sarebbe potuto rimanere nei limbi dell’ignoranza: la banca ore solidale. Un modello dove il tempo si trasforma in dono e la solidarietà abbandona le parole per farsi esperienza vissuta, per entrare nei turni di lavoro, nei badge da timbrare, e, ci mancherebbe, nella carne viva delle relazioni umane.
La Aisla, l’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica, ha deciso di raccontare questa storia – incredibile, come se non ne avessimo già abbastanza di queste favole moderne – e ha voluto esprimere pubblicamente la propria gratitudine a tutti i protagonisti. “Avete scelto di restare accanto, quando la malattia tende a isolare”, scrive in una lettera aperta la presidente Fulvia Massimelli. Ah, la bellezza della comunità! E avete dimostrato che il lavoro può essere anche un luogo di cura e di solidarietà. Ma chi l’avrebbe mai detto?
Oggi, il povero Gezim si trova al Centro clinico Nemo di Trento, dove sta affrontando un periodo di ricovero. È lui stesso a spiegare cosa significhi davvero ricevere questo tipo di sostegno. “Posso affrontare questo momento con serenità grazie alla generosità dei miei colleghi e dell’azienda. Se sono qui, è merito loro: mi hanno concesso il tempo necessario per concentrarmi su questo nuovo percorso che la malattia impone a me e alla mia famiglia.” Parole toccanti, vero?
“La Sla porta via tanto”, continua Gezim “ma mi ha anche permesso di riscoprire il valore profondo delle relazioni umane. Non solo attraverso il supporto dell’azienda, ma anche grazie agli operatori sanitari che ho incontrato al Centro Nemo: non sono semplicemente professionisti, sono persone che mettono il cuore in ogni gesto.” Oh, quanto sono meravigliosi, questi operatori! Proprio quelli che scappano ogni volta che si parla di responsabilità. Non mi sarei mai aspettato che così tante persone avessero un pensiero per me. Sentire il loro interesse sincero mi dà coraggio e forza. Qui al Nemo mi sento protetto, accolto e quasi come a casa. Ogni giorno riceviamo sostegno, sempre accompagnato da un sorriso. E questo, credetemi, fa una differenza incredibile nel bel mezzo della mia lotta.” Ci piace pensare che la felicità sia solo un sorriso lontano.
In un tempo spesso segnato dall’indifferenza — ma dai, chi ci crede più! — questa storia risuona come un canto di sirene. È una storia degna di essere raccontata, ricordata, magari replicata. Perché a volte il poco può diventare molto, e il male può trasformarsi in amore. Anche solo per un’oretta del proprio tempo. E quale occasione migliore della Pasqua per raccontarla? Certo, perché non c’è nulla come una festività per ricordarci di essere migliori, giusto?