Dazi americani, esperto avverte: la risposta della Ue non è la soluzione. La vera battaglia si giocherà con la Cina.

Dazi americani, esperto avverte: la risposta della Ue non è la soluzione. La vera battaglia si giocherà con la Cina.

“Se l’Europa non adotterà misure ritorsive, l’effetto sarà limitato.” Parafrasando il pensiero di Tommaso Monacelli, professore di macroeconomia alla Bocconi, ci si chiede seriamente se la UE non stia commettendo un errore catastrofico reagendo con contro-dazi. Invece di chiudere i propri confini in risposta al protezionismo americano, dovrebbe aprirsi a un libero scambio più ampio e concentrarsi sulla vera minaccia rappresentata dalla Cina. Già, perché avviare un’escalation di tariffe tra i Ventisette non farebbe altro che danneggiare l’economia interna, mentre il rafforzamento dei legami commerciali interni, e l’apertura a nuovi mercati come il Mercosur, Canada, India, Giappone e Brasile potrebbero rivelarsi scelte più sagge.

Il problema dei dati e dell’ideologia

Ma parliamo dell’impostazione iniziale: dazi reciproci calcolati su una formula riduttiva. I dati utilizzati dal Governo statunitense sono… beh, piuttosto discutibili. Presentare il deficit commerciale come una base per le tariffe è più propaganda che realtà. La narrativa della Casa Bianca suggerisce che un surplus europeo significa automaticamente un danno agli USA, ma ciò è fuorviante. L’identità contabile chiarisce che il surplus europeo riflette un’alta capacità di risparmio e meno consumi, mentre il deficit americano deriva da una bassa propensione al risparmio e da un mercato dei capitali che attrae investimenti esteri. In altre parole, questa è una dimostrazione di resilienza, non di fragilità.

Le conseguenze delle politiche di Trump

Ma ci sarà una riduzione del deficit commerciale? La risposta è un sonoro ‘no’. Le politiche di Trump rischiano di allargare ulteriormente quel divario: l’innalzamento delle tariffe porterà a un apprezzamento del dollaro, il che renderà i prodotti americani più costosi all’estero, vanificando i supposti benefici delle protezioni tariffarie. E mentre la Casa Bianca potrebbe voler negoziare accordi per svalutare il dollaro, questa è una fantasia di un’economia meno globalizzata e, diciamolo chiaramente, un’idea di per sé irrealistica.

Conseguenze per l’Europa e per l’Italia

Cosa comporta tutto questo per l’Europa e in particolare per l’Italia? Certo, gli USA sono un mercato cruciale, ma non così centrale come Germania e Francia. Le reazioni sul mercato italiano desta qualche preoccupazione: i settori più vulnerabili subiranno un certo rallentamento, ma i calcoli indicano un impatto moderato, tra i 6 miliardi di contrazione dell’export, in un contesto più ampio di 73 miliardi previsti nel 2024. Si parla principalmente di prodotti di nicchia come farmaceutica, olio e parmigiano, beni non così facilmente sostituibili nel mercato.

Un’occasione persa o una lezione da apprendere?

Insomma, ci troviamo di fronte a una gerarchia di risposte sbagliate e contraddizioni, in cui le promesse di cambiamento si scontrano con duri dati di realtà. Ma quali soluzioni possiamo proporre? Potremmo riflettere su un’apertura agli investimenti all’interno della UE, o su accordi commerciali più intelligenti e non basati su logiche ideologiche. Chiaramente, le prospettive di cambiamento sono piuttosto scarse, ma ogni tanto una dose di ironia è l’unico rimedio per affrontare la fragilità dei nostri sistemi economici. Quindi, chi ha voglia di rispondere alle sfide con coerenza e pragmatismo?

Si stima che i dazi del 20% potrebbero tradursi in una potenziale perdita complessiva di PIL per l’area euro limitata all’1% nel primo anno. Ma, attenzione, questa cifra è presentata senza considerare il deprezzamento dell’euro, che potrebbe in parte compensare gli effetti, e senza tenere conto delle politiche monetarie espansive che la BCE potrebbe adottare, rendendo le nostre esportazioni più competitive. Sembra quasi che ci si stia aggrappando a un filo, non credete?

Le Ritorsioni: Ma Quanto Sono Davvero Prevedibili?

Il discorso assume una piega intrigante se Bruxelles decidesse di non restare in silenzio. Le ritorsioni potrebbero amplificare gli effetti negativi, un gioco pericoloso, che richiede un ripensamento strategico. Forse saremmo meglio ispirati a guardare al modello canadese, dove il nuovo premier Mark Carney ha iniziato ad abbattere barriere e costi interni, piuttosto che ricorrere a misure punitive che non portano a nulla di buono.

Contro-dazi: La Follia di una Risposta Politica

Siamo davvero sicuri che i contro-dazi siano una risposta valida? Essi si configurano piuttosto come scelte politiche prive di una vera logica di vantaggio economico, non credete? E perseguire Big Tech con strumenti anti-coercizione, un’idea espressa da alcuni leader come quello francese, ha senso? Chiudersi all’importazione di servizi dall’unica superpotenza tecnologica avrebbe come risultato solo una perdita di produttività. È questo il nostro obiettivo?

La Necessità di Negoziare: Ma con Quale Fine?

Ma ne vale la pena di negoziare? Bisogna comprendere gli obiettivi di Trump. Se dovesse andare di moda la svalutazione del dollaro, che senso avrebbe assecondarlo? Non sembra un paradosso?

La Cina come Obiettivo Primario

Guardando oltre, la vera sfida per l’Unione Europea è rappresentata dalla Cina. I dazi imposti da Trump sulla Cina sono superiori a quelli sull’UE, creando opportunità per l’export cinese in Europa. Ma c’è un’opzione: attrarre investimenti diretti, come nel caso dell’industria automobilistica, invitando fabbriche cinesi a stabilirsi in Europa. Ma è veramente questa la strategia che vogliamo seguire?

In sintesi, le promesse sono ampie mentre le azioni sembrano sparse: ci mettiamo in gioco per sostenere la nostra economia o ci adagiamo su misure che non risolvono, ma complicano? Le contraddizioni tra dichiarazioni e realtà sono evidenti e richiedono una riflessione seria. Forse è tempo di passare dalle parole ai fatti, mettendo a punto soluzioni realistiche e strutturate, e non semplici illusioni. Ma, si sa, tra teoria e azione c’è sempre un abisso da attraversare.

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