Ah, Mauro D’Attis, il segretario regionale di Forza Italia, improvvisamente al centro dell’attenzione come papabile candidato presidente del centrodestra in Puglia. Non che avessimo dubbi, visto il tono di tutta la sua intervista: il solito gioco delle parole per non dire niente di definitivo. Se qualcuno sperava in una chiara risposta, beh, si rassegni. «Il nostro leader nazionale Tajani ha mandato in coalizione qualche proposta — niente di più — giusto per dimostrare che FI ha una classe dirigente, eh, mica la prima stagionata che capita», ci dice con la serietà di chi conta fino a dieci prima di rispondere. In realtà, sottolinea che la vera decisione spetta ai grandi capi nazionali della coalizione, perché l’elemento sacro da difendere è, udite udite, «l’unità». Magari un’unità che si decide mentre si fanno voli pindarici e si evitano imbarazzi elettorali. Nel frattempo, lui intralcia tra un commento e l’altro, cercando di convincerci che al popolo pugliese intende offrire «la migliore opzione possibile». Un modo elegante per dire: vedremo, magari, forse.
Poi, da buon figlio del territorio, ci racconta che conosce bene le «grandi questioni della Puglia», proprio come «tanti miei colleghi di partito». Ah, la modestia è la virtù dei forti! O forse solo la scusa per nascondere il vuoto pneumatico di idee.
Il dramma dell’Ilva: compito troppo semplice
Ah, l’Ilva, il piccolo dettaglio tossico nel grande affresco pugliese. La siderurgia è strategica, dice con aria solenne, ma sorprendentemente i tarantini non vogliono più sorbirsi centrali fumanti come se fosse una festa. Tema ambientalistico? Fondamentale, giura il nostro segretario. Ma attenzione: non si tratti mica di cancellare la parola «industria» dal vocabolario – il che sarebbe così prevedibile per un politico in cerca di consenso ambientale.
Qual è la ricetta? Un «piano serio di decarbonizzazione», come se fosse una bacchetta magica che risolverà miracoli da sola. E che naturalmente sta avvenendo, sì proprio così, con l’aiutino del governo e la collaborazione della Regione. Basta che nessuno metta il broncio con un no a prescindere, altrimenti tutti a casa, meglio buttare tutto alle ortiche. Insomma, un bell’equilibrismo da circo per mantenere intatto quel magico connubio tra industria e ambiente, senza dimenticare di far contenti ambo le parti. Novità? Nessuna.
Turismo da fiaba, ma con macchie di realtà
Ah, il turismo. Una manna dal cielo che ora rappresenta il 14% del Pil regionale, sembra l’unico settore immune dai drammi. E a chi dobbiamo dire grazie? Sempre al «piano degli investimenti sugli aeroporti» varato dall’allora presidente Raffaele Fitto, perché niente dice “turismo di massa” come un aeroporto nuovo di zecca. Poi, sembra quasi fosse tutto rosa e fiori, grazie anche alle «politiche giuste sulla promozione del territorio». Certo, a volte qualche macchia — e dico qualche — l’hanno pure vista, ma meglio non infierire.
Insomma, l’intervista di D’Attis è quel classico esempio di come si possa parlare tanto senza dire assolutamente nulla di concreto, mantenendo un’aria seriosa e convincente. Mentre il destino della Puglia pende su equilibri fragilissimi, i nostri leader continuano a discutere in punta di fioretto, offrendo risposte a metà e sogni a pezzi. Speriamo che quella «migliore opzione possibile» non sia solo un altro modo elegante per rimandare tutto a tempi migliori. Nel frattempo, la politica some sempre, si accontenta della mediocrità ben confezionata.
Ah, la solita storia del viaggio costosissimo a Miami di una delegazione regionale, un piccolo dettaglio nel mare magnum della malagestione. Ma, a parte questa piccola “macchia”, tutto procede a meraviglia, vero? Ma non illudetevi: la realtà è ben diversa. La regione è ancora impegnata in un glorioso panico organizzativo, perché far arrivare i turisti è solo il primo passo—l’importante, a quanto pare, è che i servizi siano completamente assenti.
L’agricoltura, gloriosa colonna portante di questa terra, sta lentamente annegando non solo per la penuria d’acqua, ma anche per la terribile minaccia di perdere una fetta significativa dei fondi europei della PAC. Ma cosa si aspetta che accada? Se ben 70mila aziende in Puglia rischiano di subire perdite catastrofiche, evidentemente il bilancio europeo è stato scritto in una torre d’avorio completamente scollegata dalla realtà. Per fortuna, le forze politiche “illuminate” di Forza Italia, nel sacro contesto del PPE, si danno da fare per difendere questo mondo agricolo da misure così inutili quanto incomprensibili. Ecco il solito ritornello: vogliamo un’Europa vicina alla gente, non una matrigna che taglia i fondi senza pietà.
Il capitolo sanità è un altro teatro di battaglie: la Regione gode di un posto accettabile nelle classifiche dei LEA (livelli essenziali di assistenza), ma si lamenta la carenza di medici, che peraltro è un dramma nazionale, non certo una sorpresa pugliese. La ricetta? Ridisegnare il sistema concentrandosi su “pochi grandi ospedali provinciali”, chiudendo serenamente strutture “intermedie” inutili e puntando tutto si specializzazioni ultramoderne. Ma qui arriva la vera chicca: la vera sfida è potenziare l’assistenza territoriale e domiciliare, come suggerisce la scienza, e poi concedere finalmente al privato di fare ciò che il pubblico non riesce—anche per abbattere le liste d’attesa, ovviamente.
E per risolvere il mito della mancanza di medici? Basta test d’ingresso assurdi per le scuole di medicina. Grazie, ministra Bernini, per questa “grande conquista”: una svolta miracolosa in un sistema che sembrava fermo da decenni.
La questione rifiuti: tra discariche, eterno contenzioso e soluzioni “innovative”
Sulla gestione dei rifiuti la Regione si è limitata a una mossa dal brillante tempismo: ha allargato tre discariche pubbliche per non sprofondare nell’ennesima emergenza. Peccato che manchi ancora il nuovo sito di Autigno, che l’immondizia urbana superi di gran lunga la quantità sostenibile e che la differenziata sia ben lontana dall’obiettivo “da favola” del 70%. Cosa propone il nostro paladino? Prima di tutto, un brillante sguardo alla Tari, salita alle stelle in tutti i Comuni. Ma, eh sì, le maggioranze e le opposizioni di ogni “colore” si scannano nei consigli comunali come se fossero gladiatori, senza capire che il vero nodo è ben altro.
Il centrosinistra, in vent’anni di gloriosa amministrazione, ha preferito che i rifiuti finissero in discarica, piuttosto che autorizzare i moderni termovalorizzatori, ovviamente rispettosi dell’ambiente (certo, non come le discariche). E qui non è un’opinione di destra, ma basta ascoltare il sindaco di Roma, Gualtieri, che ha ammesso candidamente: “Il termovalorizzatore della capitale inquina meno di una strada trafficata”. Magari i politici attenti potrebbero meditare sulla necessità di rifornire anche la Puglia di questi impianti miracolosi, che riducono l’inquinamento meglio della discarica, producono energia (mica pizza e fichi) e addirittura abbassano le tasse. Per non parlare della normativa ambientale che mette la discarica al gradino più basso della scala ecologica.
Il fronte elettorale: decollare con Decaro, tra vetri infranti e consensi latitanti
Se toccasse a lei sfidare l’irriducibile Decaro, detto anche il “re delle salite impossibili” nel mondo politico pugliese, il centrodestra si troverebbe davvero in discesa? Ovviamente, no—la gara è tutta in salita, con ostacoli a volontà. Ma, come recita la saggia e mai abusata massima, le battaglie perse sono solo quelle che non si combattono nemmeno. E qui si apre un capitolo interessante: il centrodestra ha la “missione impossibile” di parlare a chi non vota più da tempo, perché l’astensionismo è il vero “partito” che fa e disfa le sorti del nostro Paese.
Ma perché gli astensionisti dovrebbero rivolgersi a voi? Semplice: se sarete abili a raccontare cosa intendete fare per la comunità. Decaro è un pezzo grosso, non c’è dubbio. Peccato però che sia anche uno degli artefici del disastro amministrativo pugliese degli ultimi vent’anni, anche se sembra cercare di dissociarsene, almeno in base ai rapporti tesi con Emiliano e Vendola.
E quindi? La logica è semplice: è più agevole per voi spiegare cosa volete costruire, mentre per Decaro sarà un po’ più complicato giustificare tutti i flop accumulati negli ultimi decenni. Alle persone servirà solo un po’ di pazienza e convincimento: il progetto sarà così brillante che, con un po’ di fortuna, magari riuscirete davvero a venderlo come oro colato.
Che meraviglia! Siamo arrivati al 23 luglio 2025 e qui da Bari… beh, niente di particolare sembra accadere. Anzi, se ti aspettavi notizie pirotecniche o l’ennesima rivoluzione cittadina, beh, affrettati a cambiar canale o almeno a iscriverti alla newsletter del solito glorioso Corriere del Mezzogiorno Puglia. Perché, si sa, niente racconta meglio l’attualità che un puntuale bollettino di “scoperte” che nessuno aspettava, accompagnato da un’infinita riproduzione riservata.
E poi, diciamolo francamente, la cronaca locale è sempre quella magia che ti fa sentire parte di un grande nulla cosmico. Già, la Puglia nel 2025 probabilmente è impegnata a mantenere quel delicato equilibrio tra il “si vedrà” e il “ah, già, era oggi?”.
Quindi, caro lettore, se proprio devi perderti, almeno falla con stile: resta aggiornato, o meglio, iscriviti a quella newsletter esclusiva che ti propone… beh, praticamente niente. Ma con la qualità di sempre.


