Dalla storia di Barbero a Santoro: scopri i protagonisti della piazza M5S, inclusa una tiktoker

Dalla storia di Barbero a Santoro: scopri i protagonisti della piazza M5S, inclusa una tiktoker

In un panorama politico in continua evoluzione, la recente manifestazione del 5 aprile non è solo un evento di protesta contro il riarmo, ma anche una vetrina per evidenziare le contraddizioni e le ambivalenze di un sistema che, pur proclamando la necessità di pace, si trova intrappolato in una danza di alleanze e dissensi. Il M5S, fautore dell’iniziativa, si ritrova a gestire una piazza affollata di voci nuove e vecchie, in un curioso mix di supporto e ambiguità.

Un sostegno blando tra aperture timide

Le prospettive politiche si intrecciano con le dichiarazioni di figure come Francesco Boccia, che sottolinea come ogni assemblea pubblica “faccia solo bene alla democrazia italiana”. Ma, si potrebbe obiettare, è davvero un bene? Le piazze si riempiono di entusiasmo mentre il Partito Democratico naviga in mare aperto, cercando di stabilire il proprio ruolo e le sue posizioni, senza un vero e proprio timone.

Presenti ma assenti

É curioso osservare come Vincenzo De Luca, governatore della Campania, lanci il suo supporto promettendo di “combattere per la pace”, salvo poi rimanere a Verona per impegni legati al Vinitaly. Una scelta che fa sorgere interrogativi sul peso del suo sostegno. Quanto valore hanno le parole se le azioni non seguono?

Chi ci sarà veramente?

La presenza di figure come Marco Travaglio e Alessandro Barbero nel comizio finale solleva un altro interrogativo: qual è il messaggio che si intende inviare? Si tratta di una mobilitazione per la pace o dell’ennesimo palcoscenico per personalità in cerca di visibilità? Il geologo Mario Tozzi e l’economista Jeffrey Sachs promettono di portare il loro peso intellettuale, ma sarò pur vero che il sapere pollon di chimica in una piazza affollata ha il potere di smuovere le coscienze?

Chi ha davvero il controllo della narrativa?

È evidente che la piazza, pur “orfana” di Alessandro Di Battista, racchiude in sé un mix di nostalgie e aspirazioni. Ma continuare a richiamare figure che brillano di passato potrebbe minare la freschezza di un movimento che, a suo stesso dire, punta a contrastare il “delirio guerrafondaio”. Quale futuro può promettere, se ancorato a retoriche non più attuali?

Un’opportunità o una mera illusione?

Concludendo, l’appello della ex diplomatica Elena Basile per una mobilitazione più vasta e corale segna un tentativo di trasformare la frustrazione in azione. Da un lato, si vede la possibilità di costruire un movimento di massa contro la guerra; dall’altro, la sensazione di trovarsi di fronte a una rete di parole vuote e promesse non mantenute si fa sempre più forte. Sarà auspicabile vedere un cambiamento concreto, ma il rischio di rimanere nelle sabbie mobili del “dobbiamo fare” è tangibile.

La vera domanda è: riuscirà questo movimento a sfuggire al destino di tante altre iniziative, sommerse sotto il peso della burocrazia e dei compromessi? Solo il tempo potrà svelarlo, ma la presenza di tanti volti noti non sempre si traduce in azioni significative e tangibili. Ironia della sorte, le strade sono lastricate di buone intenzioni e l’eco delle parole si scontra spesso con la dura realtà delle politiche di guerra e pace. Come si può trasformare il sogno in realtà, senza restare intrappolati nelle stesse dinamiche che si intende criticare? E se la risposta fosse nei dettagli, piuttosto che nell’eco assordante della folla?

L’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio si presenta con un discorso che evoca un “pacifismo e una non violenza eco-digital” — una definizione che sembra promettere un mondo migliore a colpi di hashtag e “like”. Il riferimento ai Cinque Stelle come eredi di una battaglia storica è, a dir poco, ironico, considerando che la pace nel simbolo dei Verdi risale a un’epoca in cui i valori sembravano più solidi. Con un’apertura al sostegno di Conte e la speranza di trasformare la piazza in un palcoscenico per il disagio verso il governo e le politiche della Unione Europea, si fa largo un’idea di unità assai fragile.

Pullman in arrivo: un’illusione logistica?

Nel frattempo, diverse regioni d’Italia celebrano il “tutto esaurito” dei pullman organizzati per l’evento, un entusiasmo che potrebbe facilmente svanire come un sogno ad occhi aperti. La presenza della tiktoker Rita De Crescenzo, che ha già partecipato a simili manifestazioni, fa sorgere interrogativi. Sottolineando che “dovrebbe aderire agli inviti politici”, Maria Rosaria Boccia sembra suggerire che la politica possa essere in qualche modo imposta anche ai social. Ma, in un partito in cui l’enfasi su discorsi di giustizia e democrazia è onnipresente, è lecito chiedere: la partecipazione di influencer riesce davvero a portare cambiamento, o è solo un’altra faccia di una politica che si nutre di spettacolo?

Il mistero dei pullman e il silenzio assordante

In quest’atmosfera di imbarazzo e silenzio, emergono domande: “Ma quanti pullman arriveranno da Napoli?” In un contesto in cui la visibilità è tutto, il calcolo numerico di pullman potrebbe apparire più importante della sostanza stessa di quello che si intende sostenere. E così, ci si ritrova a riflettere sulle vere motivazioni di tali manifestazioni: quanto sono realmente rappresentative delle persone o soltanto un modo per riempire la piazza senza un messaggio chiaro?

In un gioco di contraddizioni e mezze verità, emergono delle riflessioni su un sistema che promette ma raramente mantiene. L’idea di una “piazza pacifista” presuppone un ideale napoletano di unità e solidarietà, ma la realtà spesso offre uno spettacolo ben diverso: il rumore dei pullman può facilmente mascherare il silenzio delle rivendicazioni reali.


E mentre ci si interroga sul futuro, una triste verità si profila all’orizzonte: quanto investimento realmente si fa per la pace e come mai le promesse fatte risultano spesso solo parole al vento? La strada sembra segnata da continui rinvii e dichiarazioni retoriche.

Possibili soluzioni? Potremmo iniziare con un cambio di paradigma: dalle manifestazioni in piazza a un dialogo reale; dalla presenza di influencer alla sostanza delle politiche. Ma, ahimè, il rischio di un altro annuncio senza seguito è sempre dietro l’angolo. Quindi, probabilmente, continuiamo a contare i pullman invece di mettere in pratica le idee.

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