Sembra proprio che i semiconduttori stiano per sparire come neve al sole, mettendo a rischio la produzione delle fabbriche automobilistiche europee, ormai sull’orlo del colapso. L’Acea, l’associazione che rappresenta i produttori europei di auto, non usa mezzi termini: si parla di un’“imminente interruzione” delle attività , con le aziende che sono costrette a svuotare i magazzini di riserva mentre le forniture si esauriscono più in fretta di quanto si potesse immaginare.
Diverse case automobilistiche, già con l’acqua alla gola, prevedono uno stop immediato delle linee di assemblaggio. Nel frattempo, come se non bastasse, Bruxelles viene puntualmente criticata per la sua inattività nel risolvere una controversia politica con la Cina, che prende tempo mentre i motori europei si spengono uno dopo l’altro.
Il settore automotive, già alle prese con i grotteschi vincoli della transizione ecologica e che si sperava potesse rimanere immune da qualche intoppo, si ritrova ad affrontare un grattacapo che mostra in modo cristallino quanto la catena di approvvigionamento sia fatta a immagine e somiglianza di Pechino. Il vero campanello d’allarme è scattato negli uffici dei big dell’auto dopo la decisione del governo olandese riguardo la famigerata Nexperia, gigante della produzione di semiconduttori, interamente controllato dalla cinese Wingtech, che detiene una fetta di mercato globale quanto meno rilevante.
Il governo dei Paesi Bassi, su pressione spudorata degli Stati Uniti, ha deciso di riprendersi la gestione di Nexperia, un’azienda che produce wafer semiconduttori che, per una brillante strategia da circolo vizioso, vengono poi spediti in Cina per essere “rifiniti” – confezionati e testati – e infine rimandati in Europa. Quel che potrebbe sembrare il sogno bizzarro di un processo produttivo illogico è invece la realtà .
L’azione olandese, manovrata a distanza dalla Casa Bianca, ha portato l’amministratore delegato e azionista di controllo di Wingtech, Zhang Xuezheng, sulla lista nera: niente rimozione dei dazi sui prodotti fino a quando lui rimarrà a capo. E, come conseguenza prevedibile di una regola così raffinata, Pechino ha reagito bloccando la spedizione dalla Cina della maggior parte dei prodotti finiti di Nexperia. Un po’ come lanciare il sasso e nascondere la mano, ma con danni reali per la produzione olandese.
Il portavoce di Wingtech, lucidissimo, ha dichiarato al Financial Times che questa separazione delle attività sarebbe il colpo di grazia per il ramo olandese dell’azienda, destinato al collasso totale. Insomma, le conseguenze di questa sceneggiata geopolitica le pagheranno i costruttori europei, costretti a tirare la cinghia.
Basta pensare che ogni veicolo prodotto monta tra i mille e i tremila chip, sì, quei minuscoli componenti senza i quali un’auto oggi è solo un pezzo di metallo. Di recente, la Volkswagen ha annunciato l’arresto della produzione della Golf, mentre anche Seat/Cupra e Audi stanno pensando di ridurre la produzione. Nel frattempo, alcuni fornitori, come Valeo – parte della filiera di Stellantis –, si affannano a cercare nuove fonti di approvvigionamento, ma non è che si possa accelerare a piacimento: ogni componente deve garantire gli stessi rigidi standard di sicurezza, senza compromessi né scorciatoie. Buona fortuna.
Bruxelles, dal canto suo, sembra quasi parodiare l’esercizio diplomatico: il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, ha minimamente “dato segnali di vita” affermando di aver avuto contatti con funzionari cinesi e olandesi per cercare una “soluzione rapida” a questa faccenda che definisce “seria”. Nel frattempo, una delegazione tecnica cinese è in viaggio verso il Belgio per discutere con la Commissione. La speranza è che almeno sulla carta si inizi a smuovere qualcosa nella guerra dei chip che sta paralizzando le fabbriche europee di automobil



