Creta in fiamme e caos, turisti scappano mentre l’isola brucia senza vergogna

Creta in fiamme e caos, turisti scappano mentre l’isola brucia senza vergogna

Buio pesto, fiamme ovunque e un vento che, da gentile brezza, si è trasformato in un alleato perfetto per alimentare l’incendio più spettacolare che Creta ricordi. Una vera e propria partita tra Davide e Golia, solo che qui i vigili del fuoco sono Davide e le fiamme giganti sono Golia. Il disastro è cominciato mercoledì e sembra non voler dare segni di stanchezza, continuando a divorare tutto sul suo cammino. Le cifre degli evacuati? Beh, l’Unione degli albergatori della regione parla di cinquemila persone, più della metà turisti — un’esagerazione che, ovviamente, fonti consolari prendono con un pizzico di scetticismo. Ma chi se ne importa, visto che comunque migliaia si sono sbattuti per fuggire verso luoghi che almeno non stavano andando a fuoco.

Il sindaco di Ierapetra, la povera cittadina più massacratata a sud-est dell’isola, ci mette un po’ di pepe alla cosa con un allarme vivo:

«La situazione è tragica a causa dei forti venti».

Effettivamente, l’aria non era esattamente da pic-nic, ma da tempesta infernale. Il vicesindaco Nektarios Papadakis, con il suo inconfondibile ottimismo, ci assicura che

«la devastazione è enorme, il fuoco ha divorato molta macchia mediterranea».

E mentre qualcuno veniva trasportato su autobus in una sorta di esodo improvvisato, altri si arrangiavano come potevano, cercando rifugio in palestre, scuole o alberghetti dei paesi vicini come Chersonissos, Malia e ovviamente nella stessa Ierapetra, che ha addirittura deciso di dichiarare lo stato di emergenza, come se aggiungere un’etichetta potesse spegnere le fiamme.

Nessuna vittima, nessun ferito grave (notizia da applaudire con un sarcasmo amaro, dati i presupposti), ma quattro sventurati sono finiti in ospedale con danni respiratori lievi, grazia divina o miracolo del destino che dir si voglia. La Farnesina conferma la presenza di una sola italiana evacuata, una turista presa nella morsa del fuoco ad Achlia, poco a est di Ierapetra, chiusa in albergo e sana e salva, per ora.

Il quotidiano locale Cretalive poggia la sua penna sulla tastiera per descrivere la situazione come «forse la più difficile degli ultimi anni», un fronte di fuoco che si estende per chilometri e che mette in scena un quadro da film horror, solo che è tutto troppo reale.

E cosa c’è di meglio di un vento che soffia come un demonio, con raffiche che raggiungono i cinquanta nodi, cambiando direzione più frequentemente di un influencer che cambia opinione? Ovviamente, questa bizzarra alleanza tra fuoco e vento ha trasformato l’incendio in un mostro incontrollabile, una scena perfetta per chi ama il caos e detesta la tranquillità.

Immaginate l’inferno in terra: un vigile del fuoco, uno dei ben 270 eroi giunti perfino da Atene, si lamenta che «a momenti il calore è proprio insopportabile». E come dargli torto? Venti capricciosi si alternano in una coreografia assurda: prima da nord-ovest, poi da sud, infine da est, mentre il territorio impervio si mostra nel suo splendore, tra burroni, gole e boschi che sembrano un invito a complicare tutto il possibile.

Per ora, naturalmente, non si ha ancora una chiara idea sulle cause di questo incendio da manuale: potrebbe essere colpa dei piromani di turno o magari un caso di autocombustione, perché mai lasciare la responsabilità all’evidenza quando si può alimentare il mistero? Le fiamme hanno deciso di farsi strada tra i pittoreschi villaggi montani di Ferma, Achlia e Agia Fotia, per poi dispettosamente dividersi su tre fronti, raggiungendo case, serre e stalle come se fosse un invito a rendere il danno ancora più diversificato.

Un primissimo, parzialissimo bilancio? Circa 7 mila ettari di macchia mediterranea trasformati in cenere, con la cenere stessa che, audace, è arrivata a ricoprire persino i lettini prendisole sulle spiagge. Che atmosfera vacanziera, no? Papadakis ha dichiarato con la solita prudenza che «è ancora presto per fare un conteggio dei danni», mentre il vicegovernatore di Lasithi, Yiannis Androulakis, aggiunge che la situazione ha decisamente preso una piega incontrollabile nella notte di mercoledì, quando ovviamente è stata vietata la presenza dei velivoli — perché volare di notte sarebbe troppo normale.

L’incubo degli incendi torna così a tormentare puntualmente le estati greche, quasi fosse una tradizione tanto gradita quanto devastante. Oltre a Creta, anche Rafina, piccolo gioiellino portuale sul Mar Egeo a una manciata di chilometri da Atene, si barcamena contro fiamme nei boschi circostanti, con tanto di evacuazioni, strade chiuse e voli in ritardo. Solo a fine giugno era toccato a Chio, sempre nell’Egeo, fare da protagonista di questa tragicommedia.

Il governo ellenico, con una generosità che rasenta il paradosso, ha schierato la bellezza di 18 mila pompieri — il numero più alto di sempre — come se così si potesse finalmente risolvere la questione, dimenticando magari che il clima impazzito e l’incuria fanno molto più male che tutte le squadre messe insieme.

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