Cpr in Albania, il decreto rispetta la legge europea

Cpr in Albania, il decreto rispetta la legge europea

Non bastano le parole vuote delle istituzioni per nascondere la drammatica realtà; l’ipocrisia è palpabile e la verità fa male. La Commissione europea, con il suo apparato burocratico, ammette di essere “consapevole” della nuova iniziativa del governo italiano riguardante Gjader, un centro in Albania destinato a diventare un centro di permanenza e rimpatrio per migranti. Un’astuta mossa, certo, ma la felicità per l’adesione alle norme europee è solo un tiro mancino in un gioco già truccato.

Un provvedimento che sa di farsa

Il decreto appena varato dal governo italiano fa presagire un disastro imminente. Secondo Bruxelles, “la normativa italiana si applicherà al centro”, che suona come una beffa. Ancora una volta, l’Europa si dimostra sorda alle grida di chi soffre. Markus Lammert, il portavoce per gli Affari interni e l’Immigrazione, cerca di argomentare che quanto fatto è “compatibile” con il diritto europeo, ma nessuno si cura di cosa significhi per i migranti.

Una misura che calpesta i diritti

Il decreto prevede che i migranti possano rimanere fino a 18 mesi in queste strutture, tormentati dalle incertezze e dalle procedure di espulsione verso i loro paesi d’origine, già privi di ogni forma di protezione. E chi si preoccupa delle loro vite? Non certo chi ha messo in piedi un sistema così grottesco da far impallidire qualsiasi moratoria della giustizia. Se il governo si aspettava applausi, si sbaglia di grosso: la realtà è ben diversa e i racconti di chi spera in un futuro dignitoso si scontrano con l’assurdità della burocrazia.

Contraddizioni a non finire

Questa mossa italiana getta un velo su un’inefficienza che rasenta il ridicolo. Trasferire migranti in paesi che non sono né originari né di transito è un atto illegittimo, eppure ci si ostina a trovare giustificazioni che cadono nel vuoto. La pratica è già stata messa in discussione, eppure le promesse di soluzioni “innovative” si avvertono come un eco lontano, mai realizzate.

Storie di sofferenza e rabbia

Le testimonianze si fanno sempre più agghiaccianti. Persone, famiglie intere, rimangono bloccate in un limbo drammatico. Un migrante, bloccato da mesi, racconta di come le sue speranze siano state spezzate da un sistema pronto solo a sfruttarlo per il suo tornaconto. La vita di chi cerca un pasto caldo e un letto è stata ridotta a un mero numero all’interno di un decreto. Ridicolo, non credete?

Ecosistemi di promesse infrante

Il misero tentativo di spostare la responsabilità su altri paesi dimostra solo un profondo disinteresse da parte delle istituzioni. Altri paesi vicini, pur tra mille difetti, gestiscono le migrazioni con maggior efficienza e umanità. Se solo si seguissero *realmente* modelli più compatti e uomini con idee sensate! Ma la nostra politica preferisce continuare in questo circolo vizioso.

Soluzioni fittizie

Le “soluzioni” si riducono a semplici slogan. Se solo qualcuno avesse davvero voglia di affrontare il problema, ma evidentemente il costo del cambiamento è troppo alto per chi comanda. E così, per i migranti, restano in vigore le grandi chiacchiere e le piccole azioni, mentre il caos regna sovrano. Se mai ci si decidesse a implementare idee serie, ma per il momento restiamo in attesa di una vera e propria revoluzione del pensiero.

La situazione è semplicemente insostenibile e grottesca. Si parla di un nuovo regolamento europeo introdotto l’11 marzo scorso, ma la realtà è che rimane solo un mero proclama privo di applicazione concreta. Tutti i bla bla bla di Bruxelles su come si vorrebbe implementare la legislazione di Paesi terzi è solo fumo negli occhi, una danza intorno a un falò di speranze infrante. L’idea che questi “luoghi” possano seguire leggi di stati che, a parole, rispettano i diritti umani è una palese contraddizione. In che modo si può dare credito a un accordo internazionale che si basa su premesse così fragili?

Parole Vuote e Promesse Svanite

Nel frattempo, Roma perde tempo e non applica questo nuovo concetto neppure nelle sue dichiarazioni, mentre il portavoce di turno ci tiene a sottolineare quanto sia avanzato il lavoro da parte dell’Unione Europea. Intanto, i cittadini e le imprese continuano a pagarne le conseguenze, nel silenzio generale di chi dovrebbe tutelarli e non lo fa. Chi risponde ai danni che subiscono le persone incaricate di affrontare questa disastrosa situazione?

Illusioni di Innovazione

Si promettono “soluzioni innovative”, ma chi è mai stato in grado di vedere un cambiamento reale? Si tratta solo di vuoti propositi, come un regalo di Natale promesso da un babbo Natale che non bussa mai alla porta. C’è una farsa dietro queste politiche, pensate per dare l’illusione di un’azione concreta, quando in realtà non sono altro che specchietti per le allodole.

Storie di Frustrazione

E come se non bastasse, ci sono storie di vita vera, come quella di un imprenditore che ha visto la sua attività crollare in un mare di burocrazia e indifferenza, mentre i funzionari continuano a giustificarsi con commenti astratti e irrisori. La sua frustrazione è palpabile: “Mi stanno solo prendendo in giro, se avessi voluto saperne di più sulle promesse infrante, avrei aperto un libro di favole”.

Contraddizioni Sconvolgenti

Tutta questa situazione è l’emblema di risorse sprecate e falsi obiettivi. Come può l’Europa parlare di collaborazione internazionale mentre ignora completamente le reali esigenze delle sue comunità? È assurdo che ci siano stati più progressi in nazioni che affrontano crisi totali rispetto a quanto stiamo assistendo qui, dove le litanie di riforme rimangono chiacchiere da salotto.

Ironia delle Soluzioni

Ecco, quindi, le “soluzioni” che chiunque mai abbia avuto l’ardire di proporre: se solo ci si fosse mai realmente preoccupati di mettere in atto qualcosa di utile… ma è chiaro che alla fine si preferiscono le parole ai fatti. La vera domanda è: fino a quando questa commedia dell’assurdo dovrà continuare?

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