Il presidente, infine, riemerge dal suo letargo dopo giorni di silenzio assordante, come una star dimenticata che si ripresenta nel panorama politico. Sulle Regionali, ha detto: «La Campania non è merce di scambio e non serve a trovare lavoro a qualche disoccupato». Già, perché chi, in un grande spettacolo politico, non sogna di aiutare disoccupati altrui? Non è che il nuovo governatore dovrà affrontare veri problemi, no, basta che non si candidino molluschi.
Alla domanda riguardo al candidato governatore favorito, il presidente fa una battuta fulminante: «De Luca». Eh già, perché per Vincenzo De Luca, il cosiddetto campo largo non esiste, anzi, lo ha ribattezzato “campo santo”. A proposito di comuni, l’unico accordo saltato è stato quello tra il PD e i 5 Stelle. Un capolavoro di inconcludenza, se consideriamo che a Nola il PD non si è nemmeno presentato. Ma il governatore è pronto a ribadire che non è a conoscenza del significato di tale espressione. In effetti, il campo largo non ha esattamente conquistato il cuore del popolo lavoratore, se mai ce ne fosse bisogno di dimostrare l’ovvio.
Negli ultimi tempi, De Luca è quasi svanito nel nulla. Chi si ricorda di lui? Ora, mentre gli emissari di Schlein (come Igor Taruffi e Davide Baruffi) girano tra i corridoi con la loro massima: «Confronto con tutti, trattative con nessuno», il grande assente è proprio lui. E ora ecco il suo ritorno: «Stiamo aspettando le motivazioni della sentenza dell’Altissima Corte, ma è certo che porteremo a compimento il programma di questo governo regionale. Scienziaterie zero». Che affermazioni, un vero colpo di teatro.
E per non farsi mancare nulla, aggiunge: «Dobbiamo avere al governo della Campania non molluschi, ma qualcuno in grado di governare: non stiamo trattando un paesino di 2000 abitanti, ma la sfida amministrativa più dura d’Italia». Giusto, chi ha bisogno di competenza quando puoi avere il carisma! A questo punto, le sue dichiarazioni sembrano un manifesto per il partito dei governanti “fatti così”, dove l’importante è apparire e non necessariamente essere.
Insiste quindi: «La Campania non è merce di scambio per risolvere i problemi interni a questo o quel partito, o per offrire un lavoretto a qualche disoccupato. Questo in Campania non accadrà, il programma dovrà essere completato e dovremo avere al governo persone in grado di non far perdere a Napoli e alla Campania la dignità che abbiamo conquistato con anni di sacrificio e lavoro, perché questa dignità non l’avevamo qualche anno fa. Qualche anno fa ci ridevano in faccia». Ecco, l’autoironia è una dote rara. Bravo, De Luca, solo tu riesci a mescolare realtà e aspettative in un cocktail che fa venire il capogiro.
Immaginate di trovare un modo per offrire liberamente i vostri dati personali a chiunque, eppure qualcuno trova il tempo per lamentarsi. Questo è esattamente ciò che sta accadendo in questo periodo in relazione alle leggi sulla privacy. Chi avrebbe mai pensato che la burocrazia potesse diventare così avvincente?
Le istituzioni, con il loro affascinante modo di fare, ci spiegano per l’ennesima volta che ogni dato che forniamo viene trattato con “la massima riservatezza”. Ritornando al passato, i tempi in cui un segreto era qualcosa di sacro sembrano non più che un lontano ricordo. Chi ha bisogno della privacy, comunque? Forse solo quelli che non hanno nulla da nascondere, giusto?
IL PARADOSSO DELLA PRIVACY
La cosa divertente è che, mentre le agenzie di sicurezza ci pregano di “condividere e proteggere” i nostro dati personali, ci dicono anche che questo è nell’interesse della nostra sicurezza. Certo, perché la sicurezza è tutta una questione di condivisione. George Orwell sarebbe orgoglioso del modo in cui ci siamo adattati a questa visione futuristica, in cui sembra che l’unico modo per essere al sicuro sia consegnare tutte le chiavi della nostra vita a sconosciuti.
Capiamo, ovviamente, che ci sono quei pochi eroi che cercano di salvaguardare i nostri diritti, mentre il resto del mondo sembra assaporare la dolce vita dell’iper-condivisione. Magari un giorno ci ricorderemo che non eravamo nati per vivere in un reality show, ma fino ad allora, benvenuti nell’era della trasparenza forzata. Un applauso a chi ha inventato il concetto di privacy collettiva!
LA BELLEZZA DELLA BUROCRAZIA
E non dimentichiamoci della burocrazia! Perché, chiaramente, è un sistema che funziona perfettamente e rende tutto incredibilmente semplice. Non ci credete? Provate a compilare una semplice modulistica. È praticamente un gioco da ragazzi. Se riuscite a passare attraverso il labirinto di scartoffie e paletti, meritareste una medaglia d’onore. E chi non ama un po’ di sano stress?
Infine, possiamo concludere con la consolazione che, nonostante tutte queste contraddizioni, almeno possiamo eliminare il nostro profilo sociale se proprio ne abbiamo voglia. Ma chi lo farebbe mai? È troppo divertente essere al centro dell’attenzione, anche se questo significa cedere la propria privacy in cambio di “mi piace”. Alla fine, la tecnologia avanza, e noi? Beh, noi continuiamo a sperare per il meglio, evidentemente.