Sessantasei euro a persona e appena un’ora e quarantacinque minuti di navigazione con la Virtu Ferries. Non esattamente un’impresa di tutto rispetto, soprattutto considerando che a bordo c’era pure una bambina. Eppure, Rexal Ford alias Francis Kaufmann e infine, ciliegina sulla torta, alias Matteo Capozzi, ha deciso che il comfort e la sicurezza del traghetto ufficiale da La Valletta a Pozzallo erano troppo mainstream. No, lui ha optato per un catamarano privato. Perché attraversare il Mediterraneo interno all’Unione Europea rispettando le regole è così… noioso.
Ovviamente, se avesse preso il traghetto, sarebbe stato obbligato a mostrare un documento d’identità. Soprattutto quello della donna e della bambina con cui, quasi certamente, viaggiava. Ma qui si apre il vero enigma della vicenda: preferire il mistero e l’ombra a un biglietto regolare e un controllo che avrebbe mostrato tutto in bella vista. Misteri di chi ha tutto da nascondere e nulla da guadagnare dalla trasparenza.
Bene, vediamo un po’ come si è svolto questo “viaggio” pieno di discrezioni e maschere. Il quarantenne con passaporto multiple personalità non si limitava a inventarsi regista e sceneggiatore con un curriculum che fa acqua da tutte le parti, ma aveva pure una nuova identità italiana social: una foto di un tramonto romano ed esattamente 33 “amici”, tra cui più che altro affitta-barche, agenzie immobiliari maltesi e italiane, e noleggiatori di auto. Che successo sociale.
Giovanni Costagliola, uomo d’affari locale, racconta: “Il 16 marzo mi ha mandato un messaggio in un italiano impeccabile per chiedermi informazioni su come passare dalla Sicilia a Malta in nave, ma poi si è volatilizzato.” E mentre il povero Giovanni rimane senza risposta, le autorità italiane e maltesi setacciano porti di ogni tipo a caccia del catamarano fantasma. Naturalmente, il pagamento è stato quasi sicuramente in contanti. Tradizionalmente la moneta preferita da chi ama giocare nell’ombra.
Il parto segreto… o quasi
Passiamo ora alla ciliegina gore del racconto: la nascita della bambina che Kaufmann ha poi brutalmente ucciso a villa Pamphili. Nessun ospedale, nessuna clinica, solo un tranquillo parto in casa, se mai sia andata così, ovviamente. Lo conferma l’agente immobiliare che ha in mano le chiavi della casa di Marsascala, dove il nostro 46enne si era imbucato: avrebbe chiesto informazioni su un pediatra locale.
Peccato che il dottore in questione non si ricordi di alcun appuntamento. Sarà un caso? O forse nessuna cartella clinica, nessuna traccia pubblica, mai una registrazione ufficiale con il cognome del padre per quella neonata invisibile. Si cercano ostetriche, ginecologi e levatrici che abbiano avuto a che fare con questo parto clandestino, in una commedia che somiglia più a un giallo mal scritto che a una storia plausibile.
Occupazioni in stile “fantasma”
Ora, parliamo di lavoro, se così si può chiamare. Il nostro eroe dalle mille identità, tra cui quelle di Kaufmann, Rexal e Capozzi, non risulta aver mai lavorato regolarmente a Malta. Entrato con un permesso di soggiorno temporaneo – già, quelli temporanei tanto cari alle autorità – non ha mai mostrato fonti di reddito ufficiali. Forse qualche lavoretto in nero da fotografo (un’altra delle sue fantomatiche specializzazioni), o un contatto intermittente con un’agenzia immobiliare alla ricerca di personale. Ma più che altro si tratta probabilmente di un semplice equivoco.
Nel civico 78 di Triq in-Nadur, dove lui e la donna hanno vissuto per un anno, ormai si riversano solo turisti spensierati ignari della triste soap opera che si è consumata tra quei muri. Un vicino assicura: “Si erano conosciuti qui.” Sarebbe interessante sapere come uno così abile nel nascondersi abbia poi lasciato prove così grossolane sul luogo del delitto: due cadaveri accanto, il vestitino della bambina adagiato in un cestino tra i posti frequentati nei giorni precedenti. Un vero capolavoro di coerenza criminale, o forse solo una clamorosa svista degna di un thriller da quattro soldi.