La Lega ha deciso di lanciarsi in un’avventura politica con Roberto Vannacci come candidato governatore; una brillante idea partorita dal vice coordinatore Napoleone Cera, fresco di nomina e con zero seggi già stressati dalla sua presenza. E mentre il centrodestra mantiene un silenzio assordante, Cera, in un colpo di genio, propone l’ex generale, ora eurodeputato, che già sogna di essere un consigliere nelle circoscrizioni di Bari e Lecce.
Quando gli si chiede perché il centrodestra faccia così fatica a decidere sul candidato presidente, Cera risponde con un tono che nemmeno un filosofo greco potrebbe eguagliare: «Perché, a differenza del centrosinistra, non vogliamo fare scelte di palazzo. Preferiamo riflettere, discutere, confrontarci con i territori, piuttosto che calare un nome dall’alto. Chi governa la Puglia da vent’anni non ha esitato un attimo: hanno già deciso tutto tra di loro. Vendola, Emiliano, ora Decaro. Sempre gli stessi: un sistema chiuso, autoreferenziale, che pensa solo a conservarsi». Certo, perché partire con la diffamazione del proprio avversario è sempre una bella mossa.
E poi è bello sentire che Vendola ed Emiliano hanno fatto le primarie. «Vere primarie, forse, furono quelle di Vendola» sentenzia Cera, perché in fondo gli piace vincere facile con la nostalgia. Ma Emiliano e Decaro sono sempre lì, bloccati nel turbine dei loro stessi ruoli, mentre i pugliesi sono costretti a fronteggiare una sanità al collasso, ambulanze senza medici e liste d’attesa che crescono più di un’erbaccia in giardino. Tuttavia, chi se ne frega: «Se lo stallo del centrodestra significa trovare il coraggio di rompere questo sistema, allora ben venga qualche giorno in più». Perché, sì, ogni tanto è bello avere in repertorio l’arte del procrastinare in politica.
I primi sondaggi non brillano esattamente per il centrodestra, ma Cera afferma con un ottimismo travolgente: «I sondaggi sono un termometro, non un destino.» E aggiunge: «Se i pugliesi votassero come nei sondaggi, Emiliano non sarebbe mai diventato presidente. Invece governa da quasi dieci anni.» Alla fine, la realtà è che in Puglia esiste una macchina del consenso costruita sul controllo del potere, fatta di clientele e promesse. Ma da chi la ricevono, i pugliesi, queste promesse? Sembra un mistero che sfida la logica.
E bravi, proprio quando pensavamo che la situazione potesse migliorare, eccoci qui a parlare di una crisi di stallo politico che non sembra avere fine. Ma di cosa stiamo discutendo? Ah, giusto, del fatto che candidare qualcuno solo per compiacere l’opinione pubblica sarebbe un errore madornale. Sì, perché ovviamente il bene supremo è perdere opportunità su opportunità, giusto?
Alla fine, la gente non ne può davvero più di politici complici del sistema, vuole quella “rottura” che viene venduta come un miraggio. «Le facce nuove e le parole chiare» sono il nuovo mantra. Chi non investirebbe in frasi cliché! Sei davvero convinto che sia tutto qui? E che i sondaggi cambierebbero come per magia? Ma certo, basta una figura carismatica e tutti i problemi si risolvono!
Ma come uscire dallo stallo? Dice che serve coraggio. Roba da non credere! Questa sarebbe l’ultima chiamata per il centrodestra pugliese, ah, che emozione! Non possiamo più permetterci candidati “deboli”, come se avessimo già avuto un’infinità di forti nei decenni passati. No, la Puglia non ha bisogno di chiacchiere: ha bisogno di un leader che faccia tremare i già citati Emiliano, Vendola e Decaro. La verità è che nel gioco del potere, l’unico a fare paura sembra essere l’inesistente.
Ed ecco che spunta l’idea dell’onorevole Vannacci. Per vincere, la soluzione è presentare un’alternativa “vera”! Sì sì, perché copiare l’avversario è assolutamente controproducente, ma chi non vorrebbe spingere qualcuno che potrebbe far tremare le tavole del potere pugliese? E chi si preoccupa se non è pugliese? Siamo sicuri che la provenienza geografica sia l’argomento focale quando hai a che fare con chi ha affossato la Puglia?
Ogni tentativo di eludere l’argomento è pura follia. Certo, Vannacci ha il merito di “dire quello che pensa”, che è un pregio rarissimo. E, certamente, non ha nulla a che fare con i giochetti della politica locale. Non vi suona un po’ contraddittorio? Essere apprezzato dalle stesse persone che vivono di equilibrismi e clientele è da considerarsi un successo? Oppure è solo il segnale che siamo sulla cattiva strada?
Recentemente si è anche fatto il nome di Enzo Magistà, direttore del Tg Norba, come possibile candidato. Rispondendo ad ogni esigenza di diversità, perché, ovviamente, quello che serve è un candidato democristiano che conosca la Puglia. Perché, d’altra parte, chi non vorrebbe un giornalista che “dice cose scomode”? Ma parliamoci chiaro: avere qualcuno che non teme di dire la verità è solo una faccenda scomoda, a meno che la verità non serva per accrescere popolarità. O, incredibilmente, eviteremo altri cinque anni di bugie? Ah, la scienza politica pugliese!


