Giusi Bartolozzi, quella brillante mente scelta come capo di gabinetto del ministro della Giustizia Carlo Nordio, si è guadagnata un nuovo riconoscimento: è stata iscritta nel registro degli indagati dalla Procura di Roma con l’accusa di false dichiarazioni al pubblico ministero. Perché accontentarsi di meno quando si può brillare sotto riflettori giudiziari?
La vicenda si intreccia con quel famoso “caso Almasri”, in cui il nostro caro guardasigilli Nordio è alle prese con accuse di omissione di atti d’ufficio e favoreggiamento. Insomma, la situazione è abbastanza gonfia di suspence, ma evidentemente c’è chi sa come mantenere il sorriso, anche di fronte a un tribunale.
Curiosamente, il ministero della Giustizia ha deciso il silenzio assoluto. Niente commenti, niente tentativi di chiarimento pubblico, solo un’atmosfera da “facciamo finta di niente”. Tuttavia, le fonti ufficiose raccolte suggeriscono che in via Arenula regni una calma olimpica: nessun problema da segnalare, nessuna preoccupazione, anzi, la linea ufficiale è quella della difesa a oltranza della tanto discussa capo di gabinetto.
Tradotto: quando l’indagine comincia a pizzicare, meglio armarsi di inossidabile lealtà e agitare lo scudo della “semplice incomprensione”. La dignità dell’istituzione è al sicuro, almeno sulla carta.
Quindi nessun dietrofront né marcia indietro, nonostante il pesante sospetto che aleggia come un brutto profumo intorno a chi dovrebbe garantire la giustizia. Ma si sa, difendere i propri “fedelissimi” è un’arte raffinata in certe stanze, soprattutto quando si vuole mantenere integra la facciata pubblica.
In attesa di sviluppi, stavolta niente proclami o dichiarazioni roboanti, solo il rumore ovattato di chi preferisce non disturbare troppo le acque agitate del Palazzo.