Cancro nel 2050: preparatevi a un’epidemia da 30 milioni di nuovi casi e 18 milioni di morti, ma nessuno sembra davvero preoccuparsene

Cancro nel 2050: preparatevi a un’epidemia da 30 milioni di nuovi casi e 18 milioni di morti, ma nessuno sembra davvero preoccuparsene

Nonostante decenni di proclami trionfali sui progressi nella lotta contro il cancro, sembra che la malattia abbia deciso di farsi largo con prepotenza, raddoppiando incredibilmente i nuovi casi dal 1990 a oggi, arrivando a una cifra agghiacciante di 18,5 milioni. E non finisce qui: i morti sono schizzati del 74%, toccando i 10,4 milioni. Ma attenzione, perché il futuro riserva sorprese ancora più “deliziose”: se nessuno si dà una mossa con fondi davvero mirati e strategie serie, nel 2050 potremmo raggiungere la bellezza di 30,5 milioni di persone con diagnosi di tumore e 18,6 milioni di decessi. Una gran parte di questo “successo” morboso spetterà ai Paesi a basso e medio reddito, quelli che solitamente hanno meno risorse e meno strumenti per combattere il mostro.

Ovviamente, questi numeri sono stati sfornati da un altro studio di quelli che tanto amiamo, i Global Burden of Disease Study Cancer Collaborators, pubblicato sulla sofisticatissima rivista The Lancet. Nel frattempo, noi a guardare e sperare che qualcuno, prima o poi, decida di prendere seriamente la questione.

Prospettive per il futuro

Nel dettaglio più “accattivante”, si prevede che i casi di cancro cresceranno del 61% nel prossimo quarto di secolo, mentre i decessi annuali saliranno di quasi il 75%. La causa? Ovviamente non è che il cancro si stia facendo più cattivo, no no, è solo colpa della “crescita demografica” e dell’“invecchiamento della popolazione”. Come se tutto ciò bastasse a giustificare un aumento così drammatico. Intanto, gli occhi puntati sull’ambizioso, ma giustamente irraggiungibile, Obiettivo di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, che desiderano ridurre di un terzo entro il 2030 la mortalità precoce da malattie non trasmissibili – cancro incluso, grazie.

La brillante autrice principale, Lisa Force dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme) della University of Washington, ci ricorda candidamente che il cancro continua a essere un peso enorme sul pianeta. Non solo, ma – sorpresa – il peggio deve ancora venire, soprattutto nei Paesi con poche risorse economiche. Quindi, mentre noi paesi ricchi possiamo vantare una lieve diminuzione dei tassi di mortalità aggiustati per età, per alcune nazioni meno fortunate il trend è semplicemente in salita, con tutta la tragica forza del “nessuno fa abbastanza”.

Non è raro che questi studi utilizzino un mix di dati da registri dei tumori, aneddoti raccolti da familiari, e altri sistemi di monitoraggio creativi per fornire stime aggiornate per ben 204 Paesi e territori, coprendo 47 tipi o gruppi di tumore e i rispettivi fattori di rischio. Lo studio non si limita al passato o al presente: ci regala anche una speciale premiazione a sorpresa per il 2050, analizzando quanto poco abbiamo fatto finora e quanto possiamo peggiorare ancora.

Fattori di rischio e incidenza

Se vi aspettate che la causa sia un misterioso intrigo genetico o un complotto globale, rimanete delusi: più del 40% dei decessi per cancro a livello mondiale è collegato a 44 fattori di rischio… tutti perfettamente modificabili. Tra questi troneggiano il tabacco — una scelta personale evidentemente così difficile da evitare che il mondo continua a pagarne un prezzo salatissimo — e altri stili di vita elencati ma mai davvero affrontati con decisione. Insomma, nessuno vuole prendersi la briga di cambiare davvero niente mentre aspettiamo che la tecnologia o le “meraviglie scientifiche” ci salvino la pelle.

Una dieta completamente sballata e livelli di zucchero nel sangue da far impallidire un barista: voilà, la ricetta perfetta per un futuro di guai. Come se non bastasse, gli “esperti” ci illuminano con la loro sapienza: intervenire su questi fattori sarebbe una “grande opportunità” di prevenzione. Eh certo, perché nulla dice priorità come colpevolizzare chi mangia male.

Per tentare di arginare l’invasione implacabile di numeri da incubo, gli autori dell’ennesimo studio consigliano ai decisori politici, ai governi e alle agenzie di fare sì che prevenzione, diagnosi e cura del cancro smettano di essere un optional e diventino qualcosa di realmente presente, a livello nazionale, regionale e globale. Fantastico, peccato che questa sia ormai la solita lagna che si sente da decenni.

Meghnath Dhimal, coautrice e rappresentante del Nepal Health Research Council, lancia la sua previsione apocalittica: “L’aumento dei casi di cancro nei Paesi a basso e medio reddito è un disastro imminente”. Che sorpresa! Chi l’avrebbe mai detto?

Dhimal continua, con la solita retorica da manuale: in tutti i Paesi in via di sviluppo ci sarebbero “interventi contro il cancro economicamente vantaggiosi”. Siccome ormai conosciamo la filastrocca, possiamo tranquillamente inserirla nell’agenda globale sulla salute, tanto per far finta che qualcosa si stia muovendo realmente.

Il problema, sostiene, è che nei Paesi poveri nessuno sembra disposto a fare seriamente il proprio dovere e a sviluppare un approccio interdisciplinare, basato su prove scientifiche solide, con tanto di collaborazione multisettoriale per combattere non solo il cancro ma anche altre “malattie non trasmissibili”. Insomma, il solito coro di missioni impossibili, condito con l’immancabile invito alla collaborazione.

Il futuro incredibilmente roseo del controllo del cancro

Come per magia, nel commento correlato compaiono anche Qingwei Luo e David P. Smith, rispettivamente dell’Università di Sydney e del Cancer Council NSW, pronti a ribadire che il futuro del controllo del cancro “dipende da un’azione collettiva e decisa oggi”. Forse bisognerebbe specificare meglio di quale “azione” parliamo, visto che finora abbiamo visto solo chiacchiere, slogan e qualche lentezza epica da parte delle istituzioni.

Insomma, tra zucchero, diete disastrose, “opportunità di prevenzione” e appelli dal retrogusto tragicomico, pare proprio che la strategia vincente per la salute globale sia un cocktail ben miscelato di parole pompose e una buona dose di burocrazia. La speranza è che almeno questa volta qualcuno si prenda la briga di fare qualcosa di concreto, prima che il conto da pagare diventi atrocemente salato.

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