Finalmente la caccia disperata a un accordo con gli Stati Uniti per evitare i dazi da urlo del 9 luglio, con tariffe che potrebbero raggiungere il 50% contro chi osa avere “squilibri commerciali” a sfavore di Washington. L’ultimo a salire sul carro dei “negociatori disperati” è Emmanuel Macron, che non perde occasione per dirci che vuole un patto commerciale tra UE e Stati Uniti “al più presto, con tariffe ridotte al minimo”. Almeno finché gli conviene.
Durante la visita nel luogo natale del celebre formaggio blu Roquefort, proprio dove i produttori sono in preda a crisi d’ansia per le possibili ricadute sull’export, Macron ha lanciato il suo verdetto: “Non servono i dazi tra Europa e Stati Uniti, ma un mercato libero dove le merci possano circolare senza ostacoli”. Una vera rivelazione, considerando che finora quelli che bloccavano il mercato sembrano proprio gli «alleati storici» di cui parla tanto.
Nel frattempo, la burocrazia europea accelera o almeno fa finta: la Commissione europea, responsabile della politica commerciale dei 27 Paesi membri, ha tempo fino a mercoledì prossimo per confezionare una qualche intesa, o collassare sotto il peso delle tariffe Trumpiane appena reintrodotte.
Il portavoce europeo per il commercio, Olof Gill, non ha perso occasione per mostrarci la “delicatezza” delle trattative: “Il commissario Maroš Šefčovič è tornato da Washington dopo incontri con il rappresentante commerciale Jamieson Greer e altri pezzi grossi. Ora la Commissione aggiornerà gli Stati membri per decidere il prossimo passo.” Tradotto: stanno giocando a indovina la strategia dopo che gli Americani hanno detto ‘do ut des’ con tono perentorio.
Tra sussurri e caffè amari, Bruxelles sembra disposta ad accettare dazi del 10% pur di continuare a trattare su settori sensibili come l’auto, pesantemente colpito dal 25% previsto da Trump. Settore europeo che fa i conti con l’anno nero e la concorrenza spietata della Cina proprio alle soglie delle fabbriche storiche. Un escamotage per non perdere altri pezzi, insomma.
Perfino Ursula von der Leyen, che di solito parla come un robot ben programmato, non ha resistito a qualche scintilla di ottimismo: “L’UE è pronta per un accordo” con gli Stati Uniti. Almeno a parole.
Nel frattempo, Donald Trump, fedele al suo stile diretto e poco diplomatico, fa sapere ai giornalisti: “La mia idea è inviare una lettera per spiegare quali dazi saranno applicati, perché così è tutto più semplice.” Per inciso, i malcapitati Paesi dovranno iniziare a pagare dal primo agosto, il che già suona come una sentenza più che un avvertimento.



