Bonus terzo figlio: Fugatti insiste e manda a dire a Fratelli d’Italia che è roba tutta per mamme e papà italiani, mica per magia

Bonus terzo figlio: Fugatti insiste e manda a dire a Fratelli d’Italia che è roba tutta per mamme e papà italiani, mica per magia

Maurizio Fugatti rimane inflessibile, senza nemmeno un millimetro di flessibilità. Sulla pietra miliare dell’ultimo assestamento di bilancio — l’assegno decennale per il terzo figlio — il governatore è chiaro come sempre: non si torna indietro. Sì, perché in maggioranza qualche scricchiolio si sente eccome, ma sorvoliamo. Nel suo intervento in Aula, in vista dell’imminente discussione che partirà lunedì, definisce la misura una “strutturale a favore della natalità”. E non contento, aggiunge che si tratta solo di “un primo, ma significativo, passo” di un piano strategico che promette meraviglie entro il 2026.

Ma attenzione, il piano è mica roba da poco: un modello di welfare territoriale del futuro, elegante e soprattutto organico e strutturato — parole di Fugatti in persona — che dovrebbe occuparsi delle famiglie non solo ora, ma anche “domani”. Il doppio obiettivo? Sostenere chi già abita qui e rapinare… scusate, attrarre nuove famiglie come se non ci fosse un domani. E ovviamente tutto deve ruotare attorno a uno sviluppo locale mirabolante, basato sul benessere delle famiglie. Insomma, la cura infallibile contro lo spopolamento e la crisi demografica, niente meno.

Il balletto dei numeri e la polemica con Fratelli d’Italia

Quando al tavolo si siedono i Fratelli d’Italia, con i loro soliti sospetti sui “bonus per gli immigrati”, Fugatti non si sottrae allo spauracchio e sfodera i numeri come se fossero il Santo Graal. Pare che ben il 63% delle mamme residenti che partoriscono il terzo figlio siano italiane – dati freschi freschi dai reparti ospedalieri provinciali. Veramente una notizia bomba, che dovrebbe far chiudere immediatamente certe bocche starnazzanti. Secondo il governatore, quindi, l’assegno non sarà un regalo ai nuovi arrivati ma un gesto per “garantire il rinnovamento generazionale” senza perdere di vista “la nostra identità culturale e sociale”.

Ai meloniani ansiosi di tagliare ogni spreco, Fugatti contrappone la sua solita linea dura: niente dote finanziaria, punto e basta. Nemmeno l’assessora Francesca Gerosa con la sua richiesta di tenere qualche soldo in più per le famiglie riesce a smuovere la macchina inesorabile del presidente. Il messaggio è chiaro: si taglia dove più fa male, ma per la natalità si scommette tutto su un assegno decennale che dovrebbe, idealmente, risolvere ogni male.

Complimenti vivissimi alla logica di questa amministrazione, che preferisce scommettere su un sistema dal futuro incerto piuttosto che arginare l’insoddisfazione interna. Nel frattempo, noi aspettiamo con curiosità di vedere quale sarà il prossimo “passo significativo” di questo piano strategico di welfare. Magari un assegno per il quarto figlio? O forse un bonus per chi adotta un cucciolo? Nel frattempo, il dibattito politico continua a intrattenere con i suoi siparietti prevedibili e pieni di succosi malumori di maggioranza.

Una manovra all’insegna della localissima continuità, perché cambiare rotta sarebbe stato troppo faticoso. Il presidente si lancia con orgoglio nel raccontarci dell’incredibile novità tutta italiana: l’allungamento della scuola dell’infanzia a luglio. Davvero un’esclusiva, roba da passerella. E come se non bastasse, pensa già a spingersi oltre, magari coinvolgendo la scuola primaria. Ovviamente niente di rivoluzionario come cambiare il calendario, niente di forte o sconvolgente, solo un “progetto di conciliazione” che dovrebbe farci sentire tutti più “family friendly”. Perchè non dimentichiamolo, di progetti a misura di famiglia ce ne sono già troppi… o forse no.

Fugatti non perde occasione per ricordarci quanto sia stato impegnato a far girare la ruota del potere economico locale. Quasi 900 milioni di euro spesi con la precisione di un orologiaio svizzero, ma senza nemmeno un minuto di ritardo… o forse sì? Naturalmente, queste risorse non cadono dal cielo, ma sono il risultato di scelte mirate, volte a sostenere investimenti pubblici e privati e i consumi – perché si sa, senza consumi il sistema non gira, e senza investimenti non c’è crescita. Secondo lui, poi, siamo fortunati: il Pil trentino cresce più della media italiana. In realtà, come sono fatte queste previsioni è tutto da vedere, ma almeno ci facciamo due risate.

Arriviamo alla tanto attesa manovra di assestamento: presentata ai “partner sociali”, come una buona scuola che deve fare i compiti davanti alla classe. La prima cosa da spiegare è quella piccola incongruenza che ha fatto scatenare le polemiche in consiglio: le risorse non spese ammontano a circa 150 milioni, il che sarebbe “fisiologico”. Per chi non lo sapesse, significa «non preoccupatevi, è normale». Il resto? Semplicemente «maggiori entrate» dovute non all’incapacità ma alla chiara capacità della giunta di attuare politiche che generano ricchezza. O almeno così dicono loro.

Fra le “cose più care” al cuore del governatore troviamo il contestato bonus per la natalità, perché aiutare la crescita è sempre buono, anche se qualcuno storce il naso. Poi, con coraggio la giunta accelera sul rinnovo del contratto del personale pubblico per il triennio 2025-2027, perché pure i dipendenti hanno bisogno di certezze. E per non far mancare nulla, ecco l’estensione della soglia per l’esenzione dell’addizionale Irpef, uno sconto da 4,8 milioni l’anno – meraviglie fiscali! Non mancano ovviamente i regali alle imprese, con la riduzione dell’aliquota Irap per chi firma contratti collettivi. Sotto sotto un invito a cantare in coro. Infine, le immancabili opere pubbliche, il grande amore di questa maggioranza, che è come sempre il cavallo di battaglia della “crescita” a suon di cemento.

Il grande futuro del polo ospedaliero

A impressionare i più esperti finanziatori di sogni ci sono i 100 milioni extra per la variante di Tenna e altri 100 milioni da mettere sul tavolo per il cofinanziamento della tanto attesa ferrovia Rovereto-Riva a cura della regina Rfi. Ma qui il vero spettacolo è il gigante da 120 milioni per il nuovo polo ospedaliero e universitario del Trentino. Peccato che la spada di Damocle del Consiglio di Stato penda inesorabilmente sopra questo progetto. Eppure Fugatti tuona duro, come un generale in trincea:

“Il polo non è un optional. È indispensabile per garantire qualità, affidabilità, attrattività e futuro a un sistema sanitario trentino che, ci tengono a sottolineare, sarebbe al primo posto nelle classifiche nazionali.”

Ma non è finita, perché la funivia Trento-Bondone vede il proprio budget crescere di 16 milioni in questa manovra, un’opera che, come ammette candidamente il governatore, si trascina da decenni – così tanto che ormai è diventata quasi parte del paesaggio. E la giunta si prende il merito di averla finalmente iniziata, con la promessa solenne di portarla a termine… quando sarà il momento. Insomma, una vera odissea moderna fra fondi, promesse e qualche buona dose di nostalgia per i tempi in cui i progetti partivano veramente.

Sul fronte della casa, Fugatti non perde occasione per farci sapere quanto tutto stia andando alla grande, citando quei piccoli dettagli insignificanti come il bando anti-spopolamento. Naturalmente, non manca di punzecchiare i soliti scettici: «Sottolineo il successo del bando e anche l’insuccesso di chi lo aveva criticato in quest’Aula». Una frase che si potrebbe tradurre in: “Ve l’avevo detto, ma avete fatto finta di niente”.

Non è certo un caso, dice lui, che l’iniziativa venga rifinanziata con altri 9 milioni, perché quando una cosa funziona, perché non buttarci ancora più soldi? In fondo, di spopolamento sembra proprio che qualcuno voglia preoccuparsene, meglio far finta di intervenire efficacemente.

E non finisce qui: Fugatti punta anche sui fondi RiUrb e RiVal, quest’ultimo felicemente accompagnato dall’offerta di 300 alloggi a canone calmierato. Ovvero, case sì, ma in quelle amate aree “svantaggiate” dove il rischio di desolazione sembra quasi un vanto.

Infine, un piccolo spoiler sul prossimo show in Aula, con tanto di minacce all’ordine del giorno: ostruzionismo in arrivo! Con grande saggezza, conclude con un monito da standing ovation: «Dobbiamo essere consapevoli della necessità di utilizzare al meglio il tempo del confronto». Tradotto: più spettacolo, meno lavori seri.

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