L’Associazione Italiana Arbitri non perde tempo a prendere posizione, mostrando tutta la sua – ovvia – solidarietà nei confronti del giovane portiere tredicenne che è stato aggredito niente meno che dal padre di un calciatore della squadra avversaria, proprio al termine di una partita di un torneo giovanile. Un gesto brutale che, incredibilmente, dovrebbe ricordare a tutti il valore “sano” dello sport. Probabilmente un promemoria fin troppo necessario.
Il Presidente dell’AIA, Antonio Zappi, è stato rapidissimo nell’intervenire: “La violenza è un problema sociale che si deve combattere tutti insieme”, ha dichiarato come se ci fosse bisogno di ribadirlo, prima di assestare una condanna dura come una sentenza da tribunale sportivo.
Antonio Zappi ha continuato, vestendo i panni dell’avvocato difensore dei suoi colleghi, spesso anch’essi vittime di aggressioni analoghe: “A nome degli arbitri italiani desidero rivolgere a questo giovane portiere tutta la nostra solidarietà. Definiamo inqualificabile e ingiustificabile l’aggressione, subita per mano del padre di un suo coetaneo, in una giornata che avrebbe dovuto rappresentare solo divertimento”.
Quale miglior modo per concludere questa commedia dell’assurdo se non definendo l’atto “vile”, ribadendo che non può essere tollerato da nessuno nel mondo dello sport. Già, perché tra un calcio al pallone e una strigliata, ci dimentichiamo che a volte lo spettacolo va ben oltre quello che succede in campo.
In sintesi: una partita giovanile trasformata in uno show di cattiveria gratuita, con il papà dell’avversario che vorrebbe magari insegnare valori ma finisce per dar lezioni di maleducazione e violenza, mentre l’AIA, immancabilmente, si erge a paladina dei giovani e del buon senso. Più prevedibile di un rigore al 90°.



