Bolzano salva il sindaco con surroghe per consiglieri dimissionari, ma l’opposizione minaccia: altri favori, nemmeno per sogno

Bolzano salva il sindaco con surroghe per consiglieri dimissionari, ma l’opposizione minaccia: altri favori, nemmeno per sogno

Mercoledì scorso, l’aula del Consiglio comunale sembrava una sceneggiatura già vista: opposizioni a casa, quórum mancato. Solo 19 consiglieri su 45 si sono presentati, una vera rappresentazione dell’impegno civico. Giovedì, però, il sipario è tornato ad alzarsi sulle minoranze, anche se con un messaggio tanto gentile quanto pungente: il capogruppo del PD Stefano Fattor ha prontamente ricordato al sindaco che senza la loro presenza lo spettacolo, o meglio l’amministrazione, sarebbe andato in vacanza anticipata. «Non vi faremo più da stampella», ha tuonato, come se fosse il consiglio comunale e non un teatro di posa. E, naturalmente, non poteva mancare ironia sul “piano ferie” della maggioranza.

Il pomeriggio di tensione si è infiammato ulteriormente tra accuse e controaccuse, specialmente sulle quattro surroghe relative ai consiglieri dimissionari. Un intrigante gioco di sostituzioni, senza nessuna promessa di stabilità.

L’immarcescibile teatro del potere

Già dalle prime luci del giorno, prima che i banchi del consiglio fossero occupati, il sindaco Claudio Corrarati aveva messo in scena la sua performance alla conferenza stampa, con il consueto tocco di ottimismo a tutti i costi. Ha parlato di «controlli di vicinato» e di «economia della notte», come se fosse possibile far progredire una giunta con la metà degli attori in sciopero. Il sindaco ha rivelato candidamente che con le opposizioni non si è ancora imbastita una seria chiacchierata, ma spera – che idea lampante! – in un improvviso risveglio di “maturità”. Ovviamente, ha sottolineato, le surroghe sono solo atti formali, non uno stratagemma politico. Peccato che la politica però sia proprio questo intricato gioco di mosse e contromosse.

Quando si è passati a discutere la risicata maggioranza – appena 24 consiglieri, il minimo sindacale è 23 – Corrarati ha sfoderato un piglio quasi didattico: niente lezioni dal centrosinistra, si limitava a constatare la situazione, ma dopodiché l’amministrazione non può certo rimanere paralizzata per capricci politici.

«Siamo pronti a discutere fino alle tre di notte», ha assicurato, dimenticando forse che discutere finché il sonno non ha più forza non è un onore se la base del confronto è il ricatto politico. E no, bloccare tutto come tattica non è esattamente “corretto”.

La giornata si è finalmente illuminata di buona volontà quando, prima della seduta serale, il sindaco ha avuto il piacere di scambiare qualche parola con i capigruppo del PD, Team K, Verdi, Lista Andriollo e Civica Io Sto con Bolzano. Un dialogo – ovviamente non privo di tensione – per capire finalmente se e come ripartire, o semplicemente per prendere tempo in questa eterna partita a scacchi senza fine.

«Volevamo mandare un segnale», hanno dichiarato le opposizioni, che alla fine hanno deciso di non mantenere il loro teatrale ritiro sull’Aventino. «Non sarebbe stato un atteggiamento maturo», ha aggiunto con rara saggezza Matthias Cologna (Team K), incorniciando il tutto come un messaggio da inviare, più che come una vera protesta. Un’apertura prestigiosa che ha preceduto di poco la seduta, dove il centrosinistra ha messo in scena una rispettabilissima presa di distanza: «Un sindaco autoreferenziale, presentatosi come un manager e dunque pronto a gestire la città come un’azienda, riesce a malapena a organizzare il piano ferie della sua stessa maggioranza». Chiarissimo, dunque: l’opposizione non ha intenzione di diventare la badante del centrodestra in crisi.

E così il racconto delle surroghe si è fatto inevitabile, con ben tre sostituzioni da parte della maggioranza e una (l’unica, per inciso) da parte delle opposizioni, quella che riguarda Angelo Gennaccaro. Al suo posto subentra Manuel Nardo, impeccabilmente puntuale come un orologio svizzero in vacanza.

Opposizione che poi giustamente si è sentita in dovere di chiarire con una nota saetta, chiarendo che ogni pasticcio non è certo colpa loro. Anzi: «Se la consigliera Anna Scarafoni, eletta anche in Provincia, fosse stata consapevole di non poter mantenere l’impegno, beh, il problema non è nostro» (al suo posto subentra il fortunato Giuseppe Martucci). E che dire del consigliere Diego Salvadori, che ha pensato bene di citare il gerarca nazista Goebbels? Anche qui, nessuna responsabilità, il sostituto è Antonella Longo.

Ma la chicca arriva con Roberto Zanin: ben 450 preferenze raccolte, e poi, pontificando sulle ferie nei paradisi esotici, si dimette. Sostituito dal dettaglio assolutamente non casuale Gianni Rossato. Insomma, un balletto politico che ha per spartito l’articolo 54 della Costituzione, quello che recita – udite udite – che chi ricopre incarichi istituzionali deve farlo «con disciplina e onore». Parole che suonano come una bella stoccata nel magro repertorio dell’attuale maggioranza.

L’opposizione si sente pronta a ribattere al mittente non solo le accuse, ma la totale ipocrisia di queste manovre, definendole «vergognose», un vero e proprio teatrino organizzato a danno della cittadinanza. Persone candidate come semplici esche per raccogliere voti, usate come specchietti per le allodole, per poi essere abbandonate senza pietà. Insomma, il sipario sulle balle della politica locale si è alzato di nuovo.

Adesso, con tutta la calma di questo mondo e finalmente sui temi veri, la battaglia in Aula si annuncia spettacolare. Non ci resta che prepararci a questo nuovo atto, tra gestione confusionaria e opposizioni affilate, un mix capace di far ridere, piangere o forse entrambe le cose contemporaneamente.

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