«Sono rimasto fedele ai temi per i quali mi sono candidato e per i quali mi hanno votato gli elettori. È stata una scelta tematica, non ideologica». Ah, che magnanimità nell’autogiustificarsi con una frase da manuale del perfetto politico! Così si potrebbe riassumere il pensiero di Manuel Nardo, il consigliere comunale che, con la grazia di un elefante in cristalleria, ha deciso di fare il gran salto dalla civica Io sto con Bolzano, un partito di opposizione guidato dall’infuriatissimo Angelo Gennaccaro, per approdare alle braccia aperte di… rullo di tamburi… Forza Italia. Già, nulla dice “coerenza” come cambiare casacca dopo essere diventati primi dei non eletti proprio grazie a chi ti ha accolto in precedenza.
La transazione politica ha trasformato una settimana qualsiasi in quello che i nuovi compagni di partito hanno magiosamente definito una «gogna mediatica» degna di una tragedia shakespeariana, un’esperienza talmente traumatica da meritarsi il premio “peggiore settimana della politica altoatesina degli ultimi trent’anni”. E a chi si stava chiedendo se qualcuno fosse rimasto immune, beh, no, perché anche la stampa e i social network si sono messi di traverso, certificando che la politica locale è un campo minato dove anche un semplice cambio di alleanze può scatenare l’apocalisse.
Manuel Nardo, che tra l’altro è imprenditore padovano con mogliettina, due pupi e 38 dipendenti in quel di Bolzano, ha scelto di rompere il silenzio prima del previsto, probabilmente perché le critiche “politiche” potevano pure passare, ma le minacce personali sono un po’ un altro pianeta, anche se da queste parti sembra che all’ordine del giorno ci sia proprio questa “civiltà”.
Il nostro eroe, nel suo coraggioso punto stampa organizzato dal partito che lo ha appena accolto a braccia aperte, ha denunciato frasi degne di un thriller da quattro soldi come: “So che faccia hai, non finisce qui” o “Ricorderemo ogni giorno quel che hai fatto”. Frasi che vi lascio giudicare, ma che sembrano più da teppisti in un parcheggio che da politici di una città europea.
La solidarietà di Forza Italia o l’arte di cavalcare l’onda delle minacce
E come era prevedibile, a scendere in campo non poteva mancare l’eterno partito della solidarietà a parole: Forza Italia – con tanto di commissario altoatesino Christian Bianchi e capogruppo comunale Davide Mahmudy – ha urlato al mondo che Nardo ha paura, e chi non la avrebbe? Dopotutto, l’uomo ha famiglia, business e pure ventotto soldati a libro paga. Insomma, una vera e propria “vittima” di quella che nel gergo politichese si chiama “shitstorm”, ma tradotto per chi mastica poco social media significa tempesta di insulti e minacce in rete, tra gente che dovrebbe forse avere ben altri modi di confrontarsi, ma evidentemente preferisce il vecchio metodo caveman.
Christian Bianchi ha brillantemente spiegato che in tanti anni di politica altoatesina era la prima volta che assisteva a cotanto spettacolo di bruttezza verbale. Immaginiamo il suo sconvolgimento! È proprio vero: in questa terra magica, dove i pascoli e le montagne sono più puliti della bocca dei suoi politici, basta un cambio di partito e subito scatta l’amnesia da decenza. Punta un dito, giustamente, contro chi, oltre agli hater, sono “persone che ricoprono incarichi istituzionali in città e in Regione”, perché a quanto pare, insultare e minacciare è diventato un requisito richiesto per entrare nelle istituzioni locali.
Insomma, la morale è questa: se vuoi stare tranquillo in politica, resta nello stesso posto per tutta la vita, segui la linea, e soprattutto evita di farti qualche dubbio di coscienza, altrimenti ti becchi minacce, gogna mediatica e passaggi in gloria che ti faranno ricordare quanto valga davvero la coerenza in certe tane del lupo politicante.
Facciamo un po’ di chiarezza, perché si sa, quando si parla di politica locale, il rischio di trasformare tutto in un carosello di equivoci è sempre dietro l’angolo. Allora, niente scouting segreto, niente campagne acquisti degne delle migliori squadre di calcio: si tratta, secondo quanto dichiarato, di una “scelta naturale” del consigliere coinvolto. Eh già, perché a quanto pare avevano già condiviso progetti in città, come se questo bastasse a giustificare il passaggio di testimone o di casacca partitica.
Mahmudy da un lato lancia un appello angelico ad abbassare i toni e a un uso più sobrio del linguaggio, quasi come se nel teatro della politica il rispetto fosse una moneta corrente. Dall’altro, Nardo, che sembra però disposto a giocare duro: pronto a battersi per difendere la sua decisione, ma soltanto se le critiche saranno politiche. Tradotto: critiche personali? Minacce? Niente scherzi, o si passa alle vie legali, con tanto di denunce e pubblicazioni social, proprio come ha fatto poco tempo fa la sindaca di Merano Katharina Zeller, che non ha esitato a mettere in piazza gli insulti ricevuti sul web.
Ovviamente tutto molto serio, peccato che queste alzate di scudi arrivino solo quando le botte verbali o, peggio, le minacce si fanno pesanti davvero. Prima, magari, si poteva quasi esibire la solita retorica del “politicamente corretto” come uno scudo invincibile. E ora? Ora si tirano fuori le denunce e i processi, come per magia.
Il cosiddetto “tradimento”
Ma veniamo al nocciolo della questione, quel famoso “tradimento” che ha fatto storcere il naso a più di qualcuno, soprattutto ad Angelo Gennaccaro e alla sua lista civica. Nardo si prende la briga di smontare questa accusa da manuale del perfetto complotto politico: “Ho letto dai giornali che saremmo rimasti all’opposizione dopo tre settimane di trattative”, si chiede stupito. E allora perché, se le idee erano così simili tra il suo programma e quello della coalizione di centrodestra? Curioso, vero? Evidentemente senza uno scambio di poltrone in vista, il tradimento si dissolve come neve al sole.
Quindi, secondo il nostro eroe, niente opportunismo da bassa lega, solo un gesto di integrità politica: scegliere di sostenere ciò in cui si credeva, piuttosto che passare i prossimi cinque anni a criticare quegli stessi progetti dall’altra parte della barricata. Un’ode al rispetto e alla coerenza, insomma.
Ora, l’ingresso di questo “forzista” in maggioranza porta inevitabilmente il numero dei consiglieri da ben 25. Ma Bianchi – per non farsi mancare nulla – assicura che questo nuovo assetto non sarà certo un trampolino per chiedere subito un rimpasto o un ampliamento della giunta. “Abbiamo già espresso il nostro sostegno al sindaco Corrarati con grande serietà istituzionale”, spiega, lasciando però aperta la porta a future valutazioni, qualora si presentassero le “circostanze”. Tradotto: tenetevi pronti, ma per ora facciamo finta di niente.
Morale della favola: qualcuno si diverte a rimescolare le carte subito dopo una surroga ormai irreversibile, lasciando a tutti quel dolce gusto di dubbio sui tempi e sulle reali motivazioni. Perché in politica, si sa, ogni dettaglio può essere o un segno di alta strategia o solo un pasticcio ben orchestrato. A voi la libera interpretazione.