Bolzano, il veterano Baratta in Consiglio da un’era: un weekend a letto dopo sei giorni di “impegnatissima” campagna elettorale

Bolzano, il veterano Baratta in Consiglio da un’era: un weekend a letto dopo sei giorni di “impegnatissima” campagna elettorale

L’ex assessore Silvano Baratta si presenta davanti all’aula con l’aria di chi ha fatto pace con il tempo, dopo una carriera politica che si è protratta dal 1985. Allora, chissà, pensava di diventare sindaco, ma poi arrivò Tangentopoli a mettere lo zampino, scombussolando i piani con una grazia che nemmeno un clown in un circo poteva eguagliare.

Rieletto quest’anno nel consiglio comunale di Bolzano, Baratta riflette sulla sua “campagna elettorale”. Con una rinfrescata di sarcasmo e un tocco di ironia, ha affermato: “Mi ero candidato, ma in realtà fino a domenica 27 aprile non avevo ancora fatto campagna elettorale.” Chi non lo conosce bene? È sempre bello che un veterano della politica spieghi come si gioca a fare il politico: flash mob dell’ultimo minuto e via, tanto probabilmente nessuno se ne accorge. Solo sei giorni di passeggiate e discussioni, un impegno serio, eh!

Il suo approccio? “Una campagna fatta un po’ come capita, ma del resto è una vita che la faccio così.” Chapeau! L’arte della transumanza politica è davvero un talento raro.

Ma torniamo indietro: nel lontano maggio del 1985, il buon Baratta entrava per la prima volta nel consiglio, naturalmente con la Democrazia Cristiana. Da allora ha trovato rifugio politico tra i vari nomi che sono passati come nuvole nel cielo. “Non ho mai cambiato casacca”, proclama con orgoglio, quasi fosse un campione del fair play politico. C’è da chiedersi però se in questo ambaradan non si nascondano contraddizioni più gustose di un piatto di pasta al pomodoro sbagliato.

La sua critica al Partito Comunista, che con grande creatività si è reincarnato in Pds e oltre, è affascinante. “Quando a Bolzano decisero di formare una giunta con il Partito Comunista, io scelsi di stare fuori.” Insomma, una sorta di ‘basta, non gioco più’, no? E per dimostrare la sua coerenza pura, ammette: “Votai Salghetti al ballottaggio.” Ma è una confessione che viene svelata come un segreto piccante, quasi un gesto sovversivo in un mare di convenzioni.

Dopo varie trasformazioni politiche, da Ccd a Cdu, fino all’Udc, ha finalmente capito che stava navigando in un acquario pieno di pesci puzzolenti. “Me ne andai,” dice con una freschezza disarmante, come se la scelta di abbandonare una fogna avesse realizzato una sorta di epifania. Si può solo sperare che che il prossimo atto della sua carriera politica non sia un grande ritorno a qualche altro sottobosco politicamente discutibile.

E ora ha incontrato Carlo Costa. “Fui nominato nel CdA dell’Autostrada del Brennero e lo incontrai lì.” Che bella storia d’amore, quasi romantica. Il legame con la politica, a quanto pare, è come una lunga strada di montagna: tortuosa e piena di sorprese. Ed è così che continua la saga di Silvano Baratta, un’icona di perseveranza nel panorama politico e un esempio di come rimanere aggrappati ai ricordi del passato possa costituire una solida carriera, nonostante tutto.

Qual è il segreto per una carriera politica di successo? Essere nel posto giusto al momento giusto, e magari avere un amico molto influente. Ma chi ha bisogno di un piano quando puoi semplicemente “approdare” al Partito Democratico?

Arriviamo al momento clou della sua carriera. È stato sul punto di diventare sindaco, ma ha deciso di non accettare, perché, ovviamente, non era il momento giusto. Perché mai prendersi una responsabilità, specialmente quando tutto sta per crollare? Con Tangentopoli che ha fatto piazza pulita della Democrazia Cristiana, ha perso l’occasione d’oro, eppure, sembrerebbe, non si perde mai d’animo. Ha comunque fatto molto, o almeno così dice, da assessore: tre case di riposo ristrutturate, un centro per lungodegenti, un dormitorio in viale Trento, e un sorprendente raddoppio degli asili nido, tutto senza spendere un centesimo del Comune. Impressionante, non è vero?

E tutto questo, indovinate un po’, durante la legislatura 1989-1995, vero? Sì, proprio quella epoca di grandi cambiamenti! E poi che succede? La Provincia gli scarica la responsabilità delle competenze sociali come se fosse un pacco di Natale non desiderato. I dipendenti da gestire passano da 500 a 1.300, ma chi ha tempo per le menate burocratiche quando la poltrona è così comoda? Inoltre, è significativo notare che, diversamente da altre regioni, non veniva nemmeno pagato per quel lavoro. Ma chi ha bisogno di compenso quando hai la passione per il servizio pubblico? Sei ore di impegno in Comune, dopo otto ore di lavoro in banca? Quale sacrificio eroico!

Ma non si tratta solo di sforzi sovrumani. È riuscito anche a coinvolgere un comitato anticultura a Bolzano. “Costruite case, non teatri!” dicevano. Ma lui ha esposto la brillante idea che si poteva fare entrambe le cose. E, sorpresa delle sorprese, è riuscito a permettere a 2.000 famiglie di trovare lavoro e case. Sono certo che gli applausi siano stati fragorosi, mentre il resto della città lottava per capire come si facciano le cose semplici nel bel mezzo di tutto questo impegno.

E questi sono gli ultimi cinque anni di un mandato in consiglio? Certamente! Ma non aspiriamo a una ricandidatura, no! Piuttosto, ha accumulato un “diritto morale” a essere un consigliere a vita. Peccato che per questo non ci sia un protocollo ufficiale. Ma chi ha bisogno di regole quando hai una carriera così scintillante?

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