Bologna tra maratone e maratone di scuse: istituzioni e aziende si danno un gran da fare per un futuro che forse non vedranno mai

Bologna tra maratone e maratone di scuse: istituzioni e aziende si danno un gran da fare per un futuro che forse non vedranno mai

Ah, l’inevitabile appuntamento al Dama (Tecnopolo), teatro perfetto per sognare insieme il “radioso” futuro di Bologna. Oggi alle 17.30, per chi non avesse nulla di meglio da fare, si potrà partecipare a quel fantastico summit dove si discute di “prospettive”, “potenzialità” e – naturalmente – dei tanto cari “problemi” della città. Grazie all’immenso spirito di servizio pubblico, il tutto sarà fruibile anche in diretta streaming su Corriere.it e Corrieredibologna.it, così nessuno si perderà il magico spettacolo della politica all’opera.

Come ciliegina sulla torta, curiosi, nostalgici e pessimisti potranno gustarsi uno speciale da 24 pagine – volo pindarico alla mano – per accompagnare la visione mistica di Bologna 2050. Certo, perché nulla dice “futuro” come una lunga sfilata di burocrazia, istituzioni, imprenditori e cittadini pronti a raccontarci come tutto andrà splendidamente… o forse no.

Il battesimo della serata? I soliti saluti di rito affidati a Venanzio Postiglione, il vicedirettore del Corriere della Sera, e a Olivio Romanini, capo redattore del Corriere di Bologna. Dopodiché, spazio alle parole illuminate del sempre brillante editorialista Dario Di Vico, che dovrà raccontarci come si muoverà la città in un’economia che cambia così velocemente da far impallidire qualunque borsa valori. A seguire, naturalmente, tocca al sindaco Matteo Lepore e al governatore Michele de Pascale, perché chi meglio di loro può gettare luce sulle incognite del domani?

Il gran bazar delle strategie futuribili

Quel che rende questa iniziativa un vero capolavoro è il corposo speciale di 24 pagine, sfogliare il quale è un po’ come fare un viaggio tra promesse e previsioni più o meno fondate. Tra editoriali che si sono ingegnati a tessere una “trama” sul futuro e interviste ai protagonisti del “processo di trasformazione”, insomma, non si è certo risparmiato sforzo nella missione di raccontare la città che corre (mica lentamente!).

Ovviamente, non potevano mancare i classici cliché: dalle grandi infrastrutture che sembrano promesse senza fine, alle multinazionali che fanno a gara per mettere il loro logo sulla città. Senza dimenticare i cantieri, perché a Bologna la parola d’ordine è “ristrutturazione perpetua”. E poi il boom del turismo, sempre più protagonista – come una diva pronta a rubare la scena ai residenti esasperati. Giovanissimi talenti attratti a forza dall’idea di un futuro brillante, e il sacro Tecnopolo, quel tempio destinato a ospitare migliaia di ricercatori e a diventare l’hotspot delle novità tecnologiche, tra Big Data e intelligenza artificiale. Pure queste ultime parole suonano un po’ come un mantra per chi ama le mode futuriste.

Ma aspetta, c’è dell’altro! Tra cotanta magnificenza, qualcuno ha persino avuto l’accortezza di segnalare gli “acciacchi” del progresso: gli angoli oscuri dove lo sviluppo rallenta, anzi zoppica vistosamente. Quelle sacrosante aree della città – ormai sempre più numerose – dove la gente, invece di correre, arranca stremata.
Non per fare i guastafeste, ma pare che vivere a Bologna stia diventando uno sport estremo, soprattutto per chi deve fare i conti con spese abitative vertiginose e stipendi che sembrano una barzelletta. Chi ha un salario medio o basso? Beh, buona fortuna a stare al passo con la tanto osannata “corsa” cittadina e con l’inflazione che decide di fare lo slalom.

Ebbene sì, per ogni ragazzo brillante attratto dal nuovo polo tecnologico, ce n’è una schiera che cerca di non perdersi nel groviglio di bollette, affitti e rincari. Speriamo solo che il sindaco Matteo Lepore e il governatore Michele de Pascale abbiano qualche risposta valida da offrire, oppure almeno qualche frase che suoni come tale.

Oh, che gioia assoluta! Un comitato esclusivo di luminari e milanesi urbani si riunisce per straparlare dell’aeroporto e lo sviluppo delle imprese a Bologna. Il tutto splendidamente coordinato dalla vicecaporedattrice del Corriere di Bologna, Claudia Baccarani, che ovviamente sa come rendere interessante il dibattito tra chi detiene il potere e chi si occupa di urbanistica da cattedra.

Non passerà inosservata la presenza del presidente dell’aeroporto, Enrico Postacchini, come se l’aeroporto fosse un animale domestico di casa. Poi, a dare il tocco accademico e autorevole, ecco Simona Tondelli, prorettrice vicaria e professoressa ordinaria in Tecnica e pianificazione urbanistica all’Alma Mater. Per rincarare la dose istituzionale, la vicesindaco con delega Casa e politiche per l’abitare, Emily Marion Clancy, e come se non bastasse, l’architetto e fondatore di MCA, Mario Cucinella. Insomma, un vero parterre de rois del pensiero urbanistico e aeroportuale.

Ma non finisce qui, perché il piatto forte, ovvero le imprese e il loro tanto sbandierato “sviluppo”, saranno rappresentate da una sfilata di pesi massimi: Francesco Avanzini, direttore generale di Conad, la regina imprenditoriale Sonia Bonfiglioli, presidente di Confindustria Emilia Area Centro, Gianpiero Calzolari alla guida di BolognaFiere, e non poteva mancare il titolone Pasquale Frega, presidente e amministratore delegato di Philip Morris Italia. A incorniciare il tutto, il presidente di Rekeep, Claudio Levorato, la presidente della Fondazione Ant, Raffaella Pannuti, e quel signore che non ti aspetti, Onofrio Pecorella, head of Local government sales and healthcare Fastweb+Vodafone. Non sto scherzando, è davvero una parata di “nomi” degna di una presentazione alla cerimonia degli Oscar per corruzione istituzionale.

E chi modera questa kermesse di titani? Non uno, ma due meravigliosi arbitri della parola: Marco Madonia del Corriere di Bologna e Rita Querzè del Corriere della Sera. Insomma, la qualità è assicurata.

E mentre le eloquenti interviste e i dibattiti delle ultime settimane ci hanno regalato immagini e riflessioni che, diciamolo, sembrano uscire da un incomprensibile “manuale per fare la città perfetta”, qualcuno rassicura che solo “una città di tutti e dove tutti trovino il loro posto” potrà aspirare a un futuro brillante, almeno fino al 2050. Come se fosse così semplice, ma giustamente, lasciamo il dubbio alla buona volontà del tempo.

E per chi ha la pazienza e la voglia di immergersi in questo teatrino, il convegno sarà trasmesso in diretta streaming su due pagine di Corriere che, come sappiamo, servono a raccontare tutto senza raccontare nulla.