Come da copione, i primi tre classificati si sono spartiti quasi il 60% di questo lauto bottino. A vincere il podio glorioso è stato l’Estragon, seguito da Open Event che si è dovuto accontentare della medaglia d’argento, mentre in terza posizione, sul gradino più basso del podio, si è accomodata la gloriosa compagnia Laminarie. La determina che decreta questi sacerdoti della cultura urbana è stata pubblicata da meno di un mese. Il settore Cultura del Comune di Bologna ha deciso di destinare questi fondi – che vengono rigorosamente dal Governo – per risollevare le sorti dello spettacolo dal vivo nelle periferie. Così, di punto in bianco, come se la crisi del Covid fosse una scusa buona per svuotare nuovamente le tasche pubbliche e intasare di concerti spazi già saturi di progetti “innovativi”.
Quest’anno, l’assessore alla Cultura, Daniele Del Pozzo, ha deciso di fare un piccolo miracolo sotto il segno della trasparenza: isolare quei 600mila euro dedicati alle periferie dall’enorme calderone chiamato Bologna Estate. Nei fatti, un modo brillante per far credere a tutti che ora il flusso dei soldi pubblici sia più limpido di prima, quando invece si potrebbe semplicemente chiamare pietosamente questo sovrappiù una nuova divisione contabile da manuale Cencelli.
Ecco a chi vanno i fiumi di denaro pubblico
La determina del settore Cultura ci racconta la poesia di chi – davvero – si becca il malloppo. Più di un terzo dei fondi va nientemeno che all’Estragon, il leggendario club che, tra un drink e l’altro, organizza anche la rassegna “DiMondi” nella nuova piazza Lucio Dalla. Ovviamente, questa assegnazione non è nuova alle polemiche: agli occhi brillanti dell’opposizione di centrodestra sembrava – e sembra ancora – un piccolo abbaglio di trasparenza. Per il 2025, al sodalizio cooperativo Estragon sono stati garantiti 217mila euro, valutati con un generoso 93 punti su 100 dalla giuria del Comune. Sicuramente un giudizio onesto e imparziale, come sempre.
Sul gradino inferiore, Open Event si gode 90mila euro, figli di una società nata dall’unione di Open Group ed Eventeria, vera mente geniale della gestione dello spazio DumBo. L’apice della gestione culturale, senza dubbio. Infine, spettano 25mila euro all’associazione Laminarie, vostra fedele compagnia teatrale di ricerca, orgoglio del quartiere Pilastro. Entrambi i secondi classificati hanno ricevuto un generoso 90 punti su 100: evidentemente il criterio è piuttosto elastico, o forse è solo il solito gioco delle tre carte maldestro che ci raccontano.
Iniziamo con i contributi destinati a teatro e musica, due pilastri insostituibili della cultura… o almeno così ci piace pensare. Una bella fetta di 40mila euro è stata assegnata all’associazione Senzaspine, che, accontentandosi di un onorevole 90 su 100, ha avuto la sfortuna di dover abbandonare il mitico Mercato Sonato a San Donato. Tranquilli, non ci sono tragedie sotto sotto, solo qualche spicciolo da parte del ministero per consolare l’anima artistica.
Passando a qualcosa forse di un po’ più stabile, Grande Stazione, la società di Gualtiero Sabatini che organizza i concerti del trendy Sequoie music park, si è assicurata 25mila euro e un rispettabilissimo voto di 76 su 100. Complimenti, evidentemente il mix di musica e parchi secolari paga ancora bene.
Ma attenzione, non è finita qui: altri 25mila euro sono arrivati puntuali a Archiviozeta, compagnia teatrale presente dal lontano 1999, perché niente dirà mai “esperienza” come accumulare anni e anni di – attendiamo fiduciosi – successi.
Nel panorama teatrale rientrano anche 15mila euro donati al Teatro del Pratello per l’”Estate alla Dozza!”, che evidentemente ha bisogno di rinvigorirsi con qualche soldo fresco. Il ricordatissimo Teatrino Giullare si becca invece 5mila euro, forse per velare l’amarezza della propria nicchia strettissima.
Non dimentichiamo i 20mila euro conferiti al collettivo artistico Cantieri Meticci, perché nessun gruppo artistico può dirsi davvero meticcio senza un sostanzioso supporto economico ministeriale.
A chiudere il trittico di chi se la passa meglio ci sono i 15mila euro andati in coppia al circolo Arcigay Il Cassero e a Teatri di Vita per l’evento dal titolo iper ambizioso “Sette bambine ebree. Un’opera per Gaza”. Ovviamente, l’intento umanitario è apprezzabile, ma i soldi sono sempre soldi, e qualcuno li deve pur gestire con precisione maniacale.
Ultima (ma non certo meno importante) destinazione: l’Arci bolognese, che riesce a conquistarsi un misero contributo da 3mila euro. Sembra quasi una briciola, ma almeno non sono rimasti a mani vuote.


