Bologna, la giustizia decide: il padre in cella ha più diritti dei genitori a casa!

Bologna, la giustizia decide: il padre in cella ha più diritti dei genitori a casa!

La Corte Costituzionale ha deciso di arrendersi alla realtà: sì, i padri condannati possono finalmente sognare i domiciliari, ma solo quando le madri non possono prendersi carico della prole o sono andate a fare compagnia agli angeli. Questa brillante sentenza, la numero 52, è stata depositata venerdì 18 aprile ed è il risultato di un caso sollevato dai Tribunali di sorveglianza di Bologna e Venezia. Giovanni Amoroso, presidente della corte, ha dimostrato che l’uguaglianza di trattamento tra i genitori è un concetto che può sempre trovare qualche paletto in più da infrangere.

La genialità della sentenza risiede nel riconoscere come fosse chiaramente incostituzionale il divieto di concedere la detenzione domiciliare al padre in caso di maternità non disponibile. Perché sì, se l’unica alternativa sono terze persone – perché mai dovremmo permettere che il padre si prenda la responsabilità dei figli, giusto? L’idea che non ci possa essere affidamento a qualcun altro che non sia il genitore è, evidentemente, la nuova frontiera della pedagogia penitenziaria.

Ah, il meraviglioso contesto giuridico: “E non vi è modo di affidare la prole ad altri che al padre”. Ma non è magnifico? La norma sull’ordinamento penitenziario ha trovato il modo di rimanere “creative”, permettendo che la detenzione domiciliare speciale possa essere concessa al padre, ma non senza una buona dose di contraddizioni e assurdità.

Oh, e per fortuna che il trattamento diverso per madri e padri nei contesti penali non viola i sacrosanti principi costituzionali. È proprio gratificante sapere che, almeno in questo frangente, abbiamo i conti a posto. Gli uomini e le donne con figli di età non superiore a dieci anni o con disabilità gravemente compromesse si sono visti, come si suol dire, comperare il biglietto della salute. Ma che meraviglia, non è vero?

Il caso che ha scatenato questa stupefacente verità giuridica è iniziato nell’aprile 2024, grazie a un detenuto del carcere di Ferrara, condannato a 4 anni, 11 mesi e 12 giorni di reclusione a partire da settembre 2023. Un uomo che ha messo al primo posto i suoi due figli, normalmente relegati a stare con chiunque altro, ha audacemente chiesto i domiciliari per poterne finalmente occuparsi a tempo pieno. Ricordiamoci sempre che le scelte dei genitori sono sempre così semplicemente scontate, vero?

Ah, il meraviglioso mondo della giustizia minorile, dove l’attenzione per il benessere dei bambini sembra sempre oscillare tra la logica e la follia. In questo caso, ci troviamo di fronte a un’istanza che, secondo la norma ora considerata incostituzionale, avrebbe dovuto essere rigettata. Tuttavia, i *tribunali di sorveglianza* di Bologna e *Venezia*, come due eroi di un racconto grottesco, hanno deciso di fare di testa loro, sostenendo che il trattamento differenziato tra padre e madre in carcere crea una situazione in cui i bambini vengono privati dell’importante relazione con il genitore maschile. Un vero colpo di scena, non credete?

Ma non è tutto. Secondo queste istituzioni, la situazione attuale presuppone una violazione del principio di uguaglianza di genere, dove la madre detenuta sembra essere preferita. Un privilegio irragionevole! Caro lettore, ti rendi conto? Il mondo è pieno di contraddizioni e i tribunali non fanno che contribuire al caos, preferendo una figura genitoriale sull’altra senza alcuna logica apparente.

Le Motivazioni: Un’Analisi Sconcertante

Da qui, si sviluppa un’analisi della norma, come se la Consulta fosse una specie di oracolo, che tra le altre cose ha riconosciuto l’inadeguatezza della legge rispetto all’attuale contesto sociale. È sorprendente notare come si sia arrivati all’equivalenza dei diritti genitoriali. Ma, attenzione, non è così semplice. La Corte ha avvertito che la scelta del legislatore di garantire la presenza di una madre condannata, anche quando il padre è lì pronto a prendersi cura della prole, sia una sorta di compromesso tra l’esecuzione della pena e l’interesse del minore. Un bel giro di parole per giustificare un’assurdità, non trovi?

La conclusione, nonostante tutto, rimane “fondamentale”: il tribunale deve accertarsi che l’ex detenuto non abbia voglia di riprendere a commettere crimini mentre cerca di ristabilire la sua vita familiare. Che idea brillante! Assicurarsi che il ripristino della convivenza con i bambini sia a loro beneficio, ovviamente, perché chi non vorrebbe avere un genitore (anche se appena uscito dal carcere) sempre accanto, giusto?

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