Bielorussia, Sergey Tihanovski e Sviatlana Tsikhanouskaya fanno lezione ai deputati europei e nessuno osa dire una parola di senso

Bielorussia, Sergey Tihanovski e Sviatlana Tsikhanouskaya fanno lezione ai deputati europei e nessuno osa dire una parola di senso

Accogliendo Sergey Tihanovski e Sviatlana Tsikhanouskaya nel Parlamento Europeo, la presidente Roberta Metsola ha dichiarato con la solita teatralità da salotto diplomatico: “Sergey Tihanovski e Sviatlana Tsikhanouskaya sono la prova vivente che la lotta per una Belarus libera e democratica è viva e vibrante. La loro presenza nella casa della democrazia europea dimostra che il coraggio non può essere zittito e la speranza non può essere incarcerata. Il Parlamento Europeo è al loro fianco, e con ogni bielorusso che sogna e combatte per un futuro libero e democratico. I legami che ci uniscono, noi europei, non possono essere spezzati.”

Sviatlana Tsikhanouskaya ha ribattuto con entusiasmo degno di un copione già scritto: “Dal primo giorno, il Parlamento Europeo è stato al nostro fianco”. Non si è fatta mancare un tocco di drammaticità raccontando la condizione del marito, Sergey, tra prigionia e rilascio, con tanto di appello all’opinione pubblica internazionale per continuare a esercitare pressioni sulla Belarus affinché liberi più di 1.300 prigionieri politici. “Le sanzioni funzionano, contrariamente a quanto asseriscono gli apologeti del regime”, ha tenuto a sottolineare, perché ovviamente la narrativa deve restare coerente.

Virando poi verso la tragedia ucraina, Tsikhanouskaya, in pieno stile slogan da manifestazione, ha proclamato: “Il popolo ucraino non combatte solo per la propria terra, ma per tutti noi”. Ovviamente, non poteva mancare l’invito all’Unione Europea a fornire a Ucraina “tutto ciò che serve” per vincere, senza lesinare un riferimento sferzante verso Putin: “Indebolite Putin imponendo sanzioni sulle sue entrate petrolifere e confiscando i suoi beni. Più la Russia si indebolisce, più Lukashenka perde potere”, ha annotato, con la precisione di chi sa che tutto si regge su equilibri geopolitici complessi ma ama semplificare all’estremo.

Da parte sua, Sergey Tihanovski ha sottolineato di aver passato cinque anni in isolamento totale, senza alcun contatto con il mondo esterno, e ha fissato la sua priorità come una vera missione: ottenere la liberazione di tutti i prigionieri politici ancora rinchiusi nelle carceri bielorusse. Un dettaglio che, scusate se è poco, dovrebbe far riflettere chi in Europa è così solerte nel parlare ma meno nel agire.

Con una punta di amara sincerità, Tihanovski ha riconosciuto il flop della rivoluzione del 2020 in Belarus, lamentando la scarsa attenzione europea che, a suo avviso, ha lasciato campo libero a Russia. La sua richiesta? Che l’Europa prenda finalmente in mano la situazione, si faccia carico del ruolo di alleato strategico e sostenga la lotta del popolo bielorusso per libertà e democrazia, trasformando Belarus in un ponte neutrale tra Unione Europea e Russia. Una visione parecchio idealistica, considerando quanto le divisioni tra Bruxelles e Mosca siano profonde e polverose.

Il tutto mentre, mercoledì scorso, i deputati europei hanno dibattuto sulle condizioni in Belarus a cinque anni dalle elezioni presidenziali truccate e hanno votato una risoluzione che – immancabilmente – si conclude con un pronunciamento di fermezza e buoni propositi, ormai rituale, pronto più per la passerella che per un reale impatto.

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