Arera si dà un gran da fare e, con il prezioso aiuto della sempre impeccabile Guardia di Finanza, decide di intensificare la vigilanza contro le tante scintillanti truffe che popolano il raffinato mondo dei servizi energetici. Parliamo di bonus sociali fasulli, call center fuorilegge, cambi di fornitore non autorizzati e quei magici oneri generali di sistema occultati che sembrano sparire come per incanto. Che coraggio, davvero. Forse la prossima mossa sarà schierare direttamente l’Esercito, visto che quella che si fatica a definire “illegalità” è ormai diventata una consuetudine sistemica da accettare con un’alzata di spalle.
Il vero cancro della faccenda però, l’infinito buco nero da cui nascono tutte queste delizie, si chiama senza mezzi termini telemarketing. Un mostro ormai volatilizzato tra invasione, tossicità e una proverbiale vocazione alla frode, capace di sopravvivere solo grazie a complicità dirette e una regia dietro le quinte più attiva di quanto si possa immaginare. Le leggi fatte apposta per fermarlo? Un’autentica farsa che ha aggravato la situazione. Ogni volta che un ingenuo cittadino cerca di salvarsi iscrivendosi al glorioso Registro delle Opposizioni, indovinate cosa succede? Le chiamate aumentano, naturalmente. E non arrivano da sconosciuti qualunque: i preziosi dati sensibili giungono direttamente da chi dovrebbe proteggerli, ovvero i gestori. Una scena da teatro dell’assurdo.
Parlare ancora di sbagli o semplici negligenze ormai è un insulto all’intelligenza. Qui si tratta di vera e propria connivenza, di trasferimento illecito di dati e di un uso spudorato e fraudolento delle informazioni personali, tutto con l’obiettivo unico di estrarre contratti da utenti ignari e spesso confusi. Un sistema tenuto in piedi da una rete intricata di violazioni a catena, mentre le cosiddette “campagne di controllo”, probabilmente organizzate per farsi due risate, non fanno altro che aumentare lo scetticismo generale.
È ora di finirla con questa pantomima. Non si tratta più di “regolare” il telemarketing, non serve più “moralizzarlo”, “sanzionarlo” o “digitalizzarlo meglio”. L’unica soluzione seria, se davvero vogliamo fermare questa industria della truffa, è abolirlo senza pietà. Punto e basta. I contratti vanno stipulati o di persona, sì, pure col fastidioso porta a porta, o online, dove almeno c’è una traccia leggibile e non un calderone di rimandi invisibili. Se qualcuno ancora sostiene la difesa di questo sistema, lasciatevelo dire, è semplicemente complice dello stesso sistema predatorio che ci sta spremendo da anni.