Bari: come si passa da sogni da primo cittadino a campioni mondiali di assenteismo, il caso Romito e Laforgia

Bari: come si passa da sogni da primo cittadino a campioni mondiali di assenteismo, il caso Romito e Laforgia
Fabio Romito e Michele Laforgia, due avvocati nonché candidati sindaco di qualche campagna elettorale fa, si sono brillantemente qualificati al penultimo e ultimo posto… per presenze ai consigli comunali di Bari. Un risultato sorprendente, considerando che solo poco più di un anno fa si contendevano la poltrona da primo cittadino. Oggi? Impegnati più a saltare le riunioni che a parteciparvi, come se la loro professione legale li avesse chiamati altrove.

Questi signori appartengono a schieramenti opposti, uno a destra, l’altro alla sinistra, ma convergono in una caratteristica: un’inescusabile latitanza nelle commissioni consiliari. Le “riunioni mattutine”, quelle agognate occasioni di lavoro concreto su temi e atti amministrativi, sembrano un miraggio per loro. Forse distratti da “impegni istituzionali” paralleli o, più probabilmente, da impegni professionali – vista la loro “multitasking” attività legale.

Michele Laforgia si becca “ben” 35 presenze, mentre Fabio Romito si ferma a stentati 30, con un solido curriculum di assenze, soprattutto dove serve: commissioni sulla Qualità dei Servizi e Trasparenza. Diciamo che preferiscono il palcoscenico del Consiglio comunale, dove, quando si degnano di apparire, sfoderano una retorica teatrale degna di Oscar… per l’ipocrisia.

Il “gran maestro” Romito, infatti, si diverte a sferrare attacchi a raffica alle opposizioni, rivestendo orgogliosamente i panni di coordinatore della sua fazione. Dall’altra parte, Laforgia si dedica all’arte del “picconatore politico”, demolendo le tesi avversarie con una precisione chirurgica degna di nota. Ad esempio, ha recentemente smontato la tesi del centrodestra sul presunto “aiuto di Stato” rappresentato dai 5 milioni di euro stanziati dalla giunta per Agevolare gli abbonamenti Amtab a 20 euro. Tra chiacchiere, assenze e scaramucce dialettiche, la politica barese ci regala uno spettacolo tutto da ridere.

Il motivo delle frequenti latitanze di Romito? Ah, la scusa brillante: un doppio incarico istituzionale. Insomma, un uomo così impegnato da non potersi permettere il lusso di una presenza regolare. E noi a chiederci perché dovremmo fidarci che lavorino per il bene pubblico quando non riescono nemmeno a onorare le riunioni che li vedono coinvolti direttamente. Che ironia.

Ah, consigliere regionale della Lega, quel mondo perfetto dove il contatore delle presenze al Comune fa il memoriale della sobrietà, almeno per qualcuno. Perché guarda caso, come onestamente impone la legge, le volte che questi campioni della partecipazione mettono piede in Comune, non si beccano un centesimo di gettone. E poi c’è Laforgia, diligente professionista, avvocato penalista super richiesto, che di gettoni si prende sì e no 400 euro al mese. Un’offerta che sembrerebbe spaesante in un mondo di sprechi dilaganti, quasi da far impallidire i veri recordman part-time della politica locale.

Per fare un po’ di nomi, sul podio delle presenze comunali troviamo il grande Pino Niviera della Udc, che con i suoi 694 appuntamenti col Comune sembra quasi un impiegato modello; segue la fenomenale Valeria Amoruso, ormai da tempo icona di Romito Sindaco, con ben 618 presenze; e sul terzo gradino il nostro irriducibile Antonio Ciaula di Fratelli d’Italia, con 608 partecipazioni da fare invidia a un manager. A seguire, la saggia Francesca Bottalico di Bari Bene Comune con 534, subito dietro l’instancabile Laura De Marzo di Fratelli d’Italia, che felice batte per un solo evento Giuseppe Carrieri (campo libero tra misti e Lega), vera leggenda vivente degli interventi in aula.

Eh sì, a Bari se ti siedi e conti le presenze, il premio è succoso: un consigliere può incassare fino a 3.450 euro lordi al mese. Non male per sedersi a qualche decina di riunioni, visto che ogni gettone vale ben 72,96 euro lordi, moltiplicato per 47-48 apparizioni, quelle, si, rigorosamente registrate e pagate. Se questa non è economia virtuosa… beh, allora cos’è?

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