Le case automobilistiche lo sapevano benissimo, ma hanno preferito illudere i consumatori: le tanto sbandierate autonomie delle auto elettriche erano semplicemente numeri da laboratorio, lontani anni luce dalla realtà. Ora, finalmente, l’Antitrust ha deciso di vederci chiaro e ha messo sotto accusa Byd, Stellantis, Tesla e Volkswagen per pratiche commerciali scorrette. In parole povere: pubblicità ingannevole.
Il trucco dell’autonomia: quando la matematica diventa magia
Sui loro siti ufficiali, le case automobilistiche hanno sbandierato numeri da capogiro: 500, 600, perfino 700 chilometri di autonomia. Peccato che nella vita reale, basta un po’ di freddo, un uso più intenso del climatizzatore o una guida leggermente più aggressiva per veder crollare queste cifre in modo imbarazzante. Ma non solo: questi numeri non tengono conto della degradazione della batteria, altro dettaglio strategicamente dimenticato.
Batterie che si consumano, garanzie che evaporano
Ecco il vero scandalo: chi compra un’auto elettrica si aspetta che la batteria duri nel tempo. Peccato che le case automobilistiche abbiano ben pensato di sorvolare su un aspetto fondamentale: la perdita progressiva di capacitàdelle batterie. Dopo qualche anno, il tanto decantato bolide elettrico potrebbe perdere una fetta consistente della sua autonomia, trasformandosi in una spesa imprevista per il proprietario. E le garanzie? Naturalmente piene di clausole, limitazioni e condizioni capestro che lasciano i consumatori in balia del nulla.
L’Antitrust (finalmente) si sveglia
Le autorità hanno deciso di intervenire, e giovedì scorso l’Antitrust, insieme al Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, ha effettuato ispezioni a sorpresa nelle sedi delle case automobilistiche coinvolte. Un’azione che arriva tardi, certo, ma che potrebbe finalmente scoperchiare un sistema costruito sull’inganno.
Consumatori presi in giro (e ora esasperati)
Le associazioni dei consumatori, stanche di questo teatrino, chiedono trasparenza. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, ha sbottato:
“L’autonomia dichiarata deve corrispondere a quella effettiva. I consumatori devono sapere la verità sulla durata delle batterie e sui tempi di ricarica. Così com’è, è una truffa legalizzata.”
Dello stesso parere anche Davide Galli, presidente di Federcarrozzieri, che denuncia l’assurdità dei dati ufficiali:
“Da anni assistiamo a dichiarazioni ottimistiche sulla percorrenza delle auto elettriche, senza tener conto della realtà. Serve un organismo indipendente che certifichi le prestazioni vere.”
Quali conseguenze per i furbetti dell’auto elettrica?
Se l’indagine confermerà l’inganno, potrebbero scattare sanzioni pesanti e l’obbligo di fornire dati realistici. Ma la vera domanda è: servirà davvero? Oppure le case automobilistiche troveranno un altro modo per prendere in giro i consumatori, magari con qualche altro escamotage burocratico?
Soluzioni? Solo se qualcuno si sveglia
Cosa si potrebbe fare per evitare che il mercato delle auto elettriche diventi l’ennesima farsa ai danni degli utenti?
- Imporre test indipendenti obbligatori per certificare l’autonomia reale.
- Stabilire regole chiare sulla garanzia delle batterie, evitando clausole-trappola.
- Obbligare le case automobilistiche a indicare i fattori che riducono l’autonomia.
Facile a dirsi, ma quando ci sono di mezzo miliardi di euro e colossi dell’industria, la domanda è una sola: chi avrà il coraggio di far rispettare le regole?