Che un accordo tra imprenditori e il Comune possa macchiarsi di ombre e sospetti, non sorprende più di tanto. Anzi, sembra quasi la norma. In questo caso, infatti, si parla di un’intesa infibrillita da presunti pagamenti a politici, un classico che ben si intreccia con le dinamiche di potere locali. La rabbia del Partito Democratico si fa sentire, e non potrebbe essere altrimenti: «Disatteso il volere dei cittadini». Ma ci si chiede: quale volere, esattamente? Quello che avanza sotto il peso di poltrone e affari? Questo può sembrare un paradosso, eppure, in questi frangenti, la trasparenza è l’ospite non invitato.
Il gioco delle varianti
Dopo intense discussioni, la Provincia di Trento ha infine dato il benestare alla Variante 13 bis del Piano regolatore generale del Comune di Riva del Garda. La variante riguarda i desiderati edifici sull’area ex Cattoi, diventata il fulcro dell’inchiesta Romeo su presunti favoritismi fra politici e imprenditori. L’assessore Mattia Gottardi ha dichiarato che il provvedimento è stato adottato «dopo approfondita verifica», ma di quali verifiche si tratti rimane nel mistero. Modifiche e prescrizioni? Dettagli che sfuggono come sabbia tra le dita.
Fiducia o follia?
Il Partito Democratico, intanto, ha lanciato l’allerta sulla possibile accelerazione dei lavori, chiedendo di mettere il freno fino al termine delle indagini. Ma chi ascolta le preoccupazioni di un partito che si sente all’angolo? I proprietari dell’area, Heinz Peter Hager e Paolo Signoretti, con la sindaca Cristina Santi e l’ex senatore Vittorio Fravezzi, si trovano sotto accusa per associazione a delinquere, con l’ulteriore aggravante del metodo mafioso. Sicuri della loro innocenza, al di là delle accuse, chiaramente contrastanti con i progetti di architettura di lusso in discussione.
Una tempesta in arrivo?
Il Comune di Riva aveva raggiunto un accordo poco prima, che prevede non solo l’edificazione di due palazzine di lusso con una trentina di appartamenti, ma anche la creazione di un parco. Quest’accordo, che scadeva in tempi rapidi, ha creato un’urgenza paradossale: il governo provinciale risulta quindi provvidenziale. Un vero peccato che la provvidenza non intervenga quando serve, come nel momento di bloccare le ingerenze politiche.
Possibili soluzioni?
Quali possono essere, allora, le possibili soluzioni? Un approccio trasparente e un maggiore coinvolgimento della comunità potrebbero rivelarsi fondamentali. Ma di certo aspirare a una politicizzazione degli interessi pubblici non è l’unica ricetta: serve una strategia ben più audace. Forse superare le burocrazie stanche è esattamente ciò di cui ha bisogno questa situazione, eppure, chi sa mai come tutto ciò si concretizzerà? Per ora, resta solo una riflessione ironica sull’eterna dicotomia tra teoria e azione.
Le parole della sindaca Santi sembrano levitare sopra la situazione, quasi come se l’ironia della vita avesse deciso di colpirla: “Non posso entrare nel merito della questione per la vicenda giudiziaria che mi coinvolge, eppure sono soddisfatta dell’iter seguito.” Un’affermazione che lascia un po’ sconcertati: come può sentirsi soddisfatta quando la magistratura, quella stessa che ora “fa il suo corso”, è coinvolta in una vicenda così intricata? Nonostante i suoi malumori, chiudere il mandato con un “fine” su una zona che, paradossalmente, è sì bella, ma anche **molto contestata**, sembra più un atto di fede che di ragione.
La reazione del centrosinistra
Dall’altra parte, Alessio Zanoni, candidato sindaco del centrosinistra, non fa mistero della sua irritazione. “Attendiamo di leggere nel dettaglio il provvedimento,” afferma, come se il contenuto di un documento potesse magicamente chiarire le acque torbide in cui si muove la politica. Sottolinea come la Variante sia diventata operativa, e si domanda se, dall’inchiesta, emergeranno incongruenze che metterebbero in discussione la sua validità. Qui si apre il capitolo della storia dell’area ex Cattoi, acquistata all’asta nel 2017 per poco meno di 5 milioni di euro, e il suo percorso è già di per sé un romanzo politico.
Contraddizioni politiche e burocratiche
Il racconto di Zanoni è intriso di difficoltà, ricordando il tentativo dell’amministrazione Mosaner di trasformare l’area in un grande parco pubblico, come volevano i cittadini. Ma il destino beffardo ha voluto che, in un’aula consiliare, i numeri legali sfuggissero. I consiglieri si sono dichiarati incompatibili e la narrazione si ripete, facendo sorgere un dubbio: non è in fondo la politica, in queste dinamiche, un gioco di potere? Nella follia burocratica, invece di concretizzare i sogni e le aspettative, si devono nominare commissari che si ritrovano tra le mani una patata bollente.
Un iter di approvazione discutibile
Al centro della polemica rimane la Provincia, sotto la guida di Maurizio Fugatti, che sembra avere un tasso di accelerazione piuttosto particolare: si muove in maniera fulminea per la Variante 13 bis, ma quanti altri provvedimenti sono rimasti bloccati, privi di quella stessa urgenza? Zanoni fa notare questa apparente discrepanza, svelando un interessante uso di “due pesi e due misure” che meriterebbe una riflessione più profonda.
In sintesi, l’iter poco trasparente e l’approvazione frettolosa della Variante pongono interrogativi sull’integrità delle procedure seguite, invitando a chiederci: chi dovrà realmente rendere conto ai cittadini delle decisioni prese? La risposta, ahimè, non appare mai così chiara.
Possibili soluzioni
Andando oltre le promesse sventolate, cosa si può fare? Forse un rafforzamento della trasparenza nel processo decisionale e un maggiore coinvolgimento della comunità potrebbero ridurre l’altezza dell’ombrello sotto cui si nascondono le incongruenze. Ovviamente, resterebbe da vedere se tutto ciò non si trasformerebbe nell’ennesimo piano mai attuato della politica italiana, che tanto ama l’apparenza quanto ha svelato una propensione a rimandare l’azione in un futuro indefinito.