Una risposta tardiva, breve e distante dalla realtà. È così che la consigliera provinciale del Pd, Michela Calzà, ha deciso di attaccare l’assessore provinciale allo Sviluppo economico, Achille Spinelli, riguardo la situazione aziendale di Alphacan. “Si prega di non disturbare. È questo il cartello che dovrebbe essere esposto sulla porta del nuovo vicepresidente della Provincia Spinelli, evidentemente occupatissimo a sistemare gli addobbi, fregi e gradi inerenti l’alta funzione istituzionale”, ha scritto Calzà. Ma andiamo con ordine.
La famosa Alphacan, fondata nel 1962 e oggi di proprietà del gruppo Total-Arkema, è specializzata nella produzione di sistemi di profili in PVC, ma non solo; produce anche prodotti personalizzati per altri settori industriali. Insomma, un vero gigante dell’industria… o almeno così si crede. Con cinque stabilimenti in Europa, uno dei quali ad Arco, nel 2009 l’impianto nel Basso Sarca conta circa 150 dipendenti. Ma chi non ha mai sentito dire che la felicità non è mai duratura? Un anno dopo, la sede in Valsugana chiude e da lì inizia il calvario.
Nel 2021 e 2022, nessun problema: si utilizza la cassa integrazione ordinaria, come un tranquillo sabato pomeriggio. Ma sorpresa! Nel 2023, l’innovativo contratto di solidarietà viene attivato per 10 lunghi mesi. Questo significa, per quelli che non lo sanno, che si cerca di salvare il salvabile attraverso la riduzione dell’orario di lavoro, evitando così i licenziamenti. Un bel motto, non è vero? “Uniti nella crisi”! E nel 2024, che si fa? Di nuovo cassa integrazione ordinaria e, chissà come, si parla di un possibile contratto di solidarietà e addirittura della vendita di una parte dell’azienda. Proprio quello che ci vuole per sentirsi appassionati alla vita lavorativa.
Il primo agosto del 2024, Calzà decide di presentare un’interrogazione scritta, dal titoloso e accattivante: “Alphacan, quali prospettive di sviluppo?”. E non ci avremmo mai scommesso, ma nei suoi scritti, spiega che negli ultimi 15 anni il numero dei lavoratori dell’impianto di Arco si è dimezzato. Ma chi ha bisogno di lavoratori quando si può tagliare sul personale? Decide di interrogare la giunta per sapere se sono a conoscenza di qualche difficoltà legata a ipotesi di contratto di solidarietà e a quali sarebbero i nuovi sviluppi riguardanti la probabile vendita della sede di Arco. In sostanza, chiede come intendono intervenire nel caso emergano dei problemi aziendali. Una domanda che chiunque avrebbe voglia di porre… o quasi.
Le risposte dell’assessore Spinelli sono finalmente arrivate, ma nel modo più disastroso possibile: il 20 maggio scorso, quasi 10 mesi dopo l’interrogazione, con un documento lungo appena 14 righe. In questa perla di chiarezza si comunica che l’azienda Alphacan ha “subìto delle ripercussioni” a causa della revoca del superbonus 110% da parte del governo. Strano come l’azienda, pur nelle fasi di crisi, non risulti in vendita e non si segnalino procedure di cassa integrazione per il 2025. Ma attenti, perché qui viene il bello: la consigliera del Partito Democratico si fa notare per la sua incredibile capacità di osservazione.
«Peccato solo che, nel frattempo e sotto l’occhio distratto dell’assessore competente, quest’azienda si è riunita con i sindacati per siglare un contratto di solidarietà, attivo dal 30 maggio, che prevede una riduzione dell’orario massimo del 60%», ha sarcasticamente dichiarato. E non finisce qui: «Hanno dichiarato ben 12 esuberi; hanno denunciato un crollo del fatturato del 22% e una liquidità in grave difficoltà; e hanno venduto una porzione considerevole dello stabilimento di Arco». La situazione è tragica, e l’assessore sembra essere rimasto a guardare un reality show piuttosto che affrontare la realtà dei fatti. «Sarebbe comico il grado di disinformazione dell’assessore, se non fosse tragico, per lui e per le 79 lavoratrici e lavoratori in balia di una crisi aziendale conclamata, senza alcun supporto concreto da parte della Provincia», ha tuonato Calzà con un’ironia di ferro. «Mentre in assessorato si indossano i paludamenti vicepresidenziali, nel Basso Sarca è in gioco il futuro di una realtà industriale storica». Ah, i paludamenti! Chissà se servono a qualcosa di più che a coprire le incertezze.
Andiamo avanti con la richiesta alla giunta, che sembra aver preso una pausa di riflessione, o forse semplicemente una lunga siesta, giusto per prendere in contropiede i lavoratori di Alphacan. La risposta dell’assessorato, che disegnava un quadro idilliaco, è stata smentita dai fatti nel giro di pochi giorni. Anche se tutti eravamo chiaramente a conoscenza della situazione prima del 20 maggio. Pertanto, Calzà ha deciso di interrogare di nuovo la giunta, perché è ovvio che chiarire queste cose è di vitale importanza. Magari potrebbe aiutare a capire perché ci sia stato questo ritardo nel rispondere, e come possono giustificare la discrepanza tra quanto dichiarato e quanto realmente accaduto.
Ma andiamo al punto cruciale: quali misure intende attuare Piazza Dante per supportare i lavoratori di Alphacan? Oltre a riflettori spenti, è tempo di qualche intervento concreto per accompagnare la ristrutturazione produttiva e commerciale dell’azienda e attivare misure straordinarie a favore dell’area produttiva del Basso Sarca. «L’industria e i lavoratori necessitano, oggi più che mai, di vere politiche industriali, che invece latitano, soprattutto nel Basso Sarca dove l’economia territoriale si regge, oltre che sul turismo e l’agricoltura, su un sistema industriale bisognoso di attenzioni e interventi rapidi e concreti», ha chiosato il nostro prode Calzà, che evidentemente ha deciso di non risparmiarsi nel sottolineare l’inefficienza di chi dovrebbe preoccuparsi di queste questioni, piuttosto che incensarsi in pompose cerimonie.


