Una disgrazia dall’effetto scenico degno di un film drammatico: un giovane ricercatore italiano, Riccardo Pozzobon, ha perso la vita nel freddo e implacabile cuore dell’Alaska. Durante una missione sul ghiacciaio Mendenhall, mentre semplicemente riempiva la borraccia, è stato travolto dalla furia dell’acqua di fusione, quel tanto affascinante quanto assassino elemento che da anni viene studiato con ammirazione.
Il nostro audace 40enne era lì, in mezzo all’ombra dei ghiacci eterni, intento a “esplorare i segreti nascosti” di corpi celesti come Europa ed Encelado – sì, proprio quei satelliti ghiacciati pieni di mistero, studiando contemporaneamente i ghiacciai terrestri. Una missione quasi romanzesca, degna di qualcuno che sfida l’ignoto per amore della scienza.
Il 2 settembre, quella stessa passione per la ricerca è stata bruscamente interrotta dal destino, quando è stato inghiottito da un corso d’acqua generato dalla fusione glaciale. C’erano speranze di salvezza, certo, perché la scienza non si arrende mai, e le ricerche sono durate giorni interi ma, ahimè, senza alcun esito.
In queste storie che sembrano rubate a un romanzo d’avventura, emergono i classici cliché del sacrificio eroico. Il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ridona umanità al dramma parlando di un “sorriso luminoso” e di “curiosità inesauribile”. Come se questo potesse appianare l’orrore dell’accaduto o compensare la perdita.
Anna Maria Bernini ha dichiarato:
“La notizia che arriva dall’Alaska lascia senza parole. Una tragedia che tocca profondamente una famiglia e scuote l’intera comunità scientifica, a Padova e in tutta Italia. Le immagini di Riccardo con il suo sorriso luminoso nei ‘suoi’ luoghi di ricerca sono le immagini di un uomo innamorato del proprio lavoro. Nei suoi occhi c’è quella curiosità inesauribile che muove ogni vero ricercatore. Il mio abbraccio più sincero alla sua famiglia, agli amici e a tutti i suoi colleghi.”
Insomma, il classico tributo al ricercatore eroe, perché sembra che solo così, dedicando frasi patetiche e sorrisi spot, si possa rendere conto della realtà tristemente cruda: il ghiacciaio è una bestia silenziosa e letale, e talvolta la scienza paga un prezzo più alto di quanto voglia ammettere.
Questa tragedia non scuote solo la famiglia, ma ricorda anche il fragile equilibrio su cui si basa la ricerca scientifica: tra avventure glaciali e rischi mortali, mentre il mondo intero osserva, spesso distratto o incurante. Ecco che in questi momenti si dovrebbe riflettere, non per sventolare medaglie morali, ma per riconoscere quanti angoli pericolosi si celino dietro ogni esperimento apparentemente innocuo.
Riccardo Pozzobon lascia un’eredità dolorosa: una lezione amara su quanto, a volte, l’entusiasmo scientifico si scontri con la crudele realtà della natura, e su come il prezzo della conoscenza possa essere un destino certamente poco invidiabile.