Durante il Vinitaly, il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, ha messo in scena un curioso spettacolo di contraddizioni, passando dal discutere di dazi e promuovere il vino italiano, a indossare un grembiule bianco per sfornare pizze. La scena è un perfetto esempio di come la politica possa essere intrisa di simbolismo — presentare un’immagine accattivante mentre si maneggiano questioni economiche di grande importanza. Chi l’avrebbe mai detto che la bollicina ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia fosse ora il Prosecco Superiore e non un Champagne? Forse un modo per rafforzare l’idea che l’italiano possa competere contro il francese, ma è tutto oro quel che luccica?
Un Inno alla Contraddizione
Lo stand del Veneto è diventato un palcoscenico per una performance musicale che ha visto protagonisti artisti come Luciano Gaggia e Francesco Elio Maria Ciconte. Hanno composto un inno, intitolato “El Veneto c’è stupendo”, che non solo celebra la bellezza della regione, ma si rifà secondo un curioso gioco di parole a una canzone popolare. Zaia, con cravatta allentata, ha danzato, abbandonando per un momento il rigore politico, per riassaporare i suoi tempi da pr nelle discoteche di Treviso. Una scena che potrebbe sembrare divertente, ma che richiama una riflessione: quante volte, per caso o per scelta, la politica si trasforma in un circo? E cosa ci guadagna realmente il cittadino?
Le Promesse di Cambiamento
È curioso notare come in eventi simili si parli di cambiamento e innovazione, mentre in fondo alla questione rimangono problemi sostanziali non affrontati. Il vincolo con il passato appare persistente: è un’ironia tragica che un rappresentante politico trasmetta vibrazioni festose rispondendo a domande cruciali su economia e sostenibilità del settore vitivinicolo. Dove sono le soluzioni concrete per supportare produttori e ristoratori nel lungo termine?
Possibili Soluzioni
Per un’adeguata risposta alla crisi del settore, si potrebbe pensare a misure innovative, come un fondo di investimento per il vino italiano, o una riforma dei dazi che realmente tuteli le nostre produzioni. Tuttavia, rimane il dubbio: si tratta di una proposta concreta o di un modo per riempire gli spazi vuoti di un discorso che, a suo modo, celebra l’inarrestabile flusso del tempo e i cicli di una politica sempre più distante dalla realtà? In fin dei conti, mentre i festeggiamenti continuano, ci si chiede se l’assenza di un vero dialogo porti solo a una canzone che si dimentica in fretta.