Airbus si mangia le promesse sull’A320: ecco il teatrino dietro il taglio delle consegne

Airbus si mangia le promesse sull’A320: ecco il teatrino dietro il taglio delle consegne

Il glorioso gigante aeronautico Airbus ci regala un nuovo capitolo della sua saga di disastri annunciati. Dopo settimane di problemi nei cieli e a terra, ecco che il produttore francese si ritrova costretto a rivedere al ribasso le sue previsioni di consegna, a causa di una “piccola” questione di qualità tecnica che coinvolge il suo amatissimo A320. Una vera sorpresa, considerando che soltanto pochi giorni fa si è dovuto cimentare in un aggiornamento software d’emergenza per ben 6.000 aerei della serie, una cifra mica da poco.

Immaginate la gioia dei passeggeri rimasti bloccati in aeroporto mentre una parte dell’intera flotta si ritirà in parcheggio, colpita dall’ennesimo guasto – un piccolo dettaglio che ha costretto l’azienda a rallentare la produzione, lasciando investitori e fan in preda a un attacco di panico degno di un horrore finanziario.

Naturalmente, come ogni disastro che si rispetti, Airbus si affretta a rassicurare che il problema è circoscritto a “un numero limitato” di pannelli in metallo. Il backup? La fonte del guasto è stata “identificata e contenuta”. Come se questo potesse davvero farci dormire sonni tranquilli dopo la débâcle mediatica e finanziaria che ha visto il titolo crollare quasi del 7% nei due giorni successivi all’annuncio.

Così, tra un passo indietro e l’altro, la nuova previsione di consegne per il 2025 si ferma a 790 aeromobili, ovvero 30 in meno rispetto al precedente vaticinio di ottimismo esasperato. Ma non temete: la guidance finanziaria resta invariata, con utili prima degli interessi e tasse ancora ipotizzati a 7 miliardi di euro e un flusso di cassa libero di circa 4,5 miliardi. Perché tanto ottimismo, si sa, è alla base del fallimento annunciato.

Andiamo a scoprire chi è il colpevole di questo furioso circo: la “gloriosa” azienda spagnola Sofitec Aero, fornitore di pannelli per fusoliera. Evidentemente la qualità made in Spain non ha convinto i nostri eroi di Toulouse. Ma chissà da quando un problema del genere è considerato semplicemente “non distruttivo”, richiedendo solo un test? Ah, la magia della retorica aziendale!

Problemi a catena, o la staffetta degli scandali

Prima l’ordigno software, con l’aggiornamento imposto su migliaia di aerei, poi il trauma di un A320 di JetBlue che precipita improvvisamente durante un volo tra Cancún e New Jersey, provocando feriti e un atterraggio d’emergenza a Tampa: un susseguirsi di eventi che rivelano una filiera produttiva decisamente nervosa e in difficoltà.

L’ironia del destino vuole che il principale competitor di Airbus, la mitica Boeing, da tempo galleggi in un mare di insicurezze e recensioni di qualità dopo l’episodio epocale di un portello esploso in volo su un 737 MAX di Alaska Airlines. Anche per loro si scorgono piccoli spiragli di miglioramento – soprattutto grazie al nuovo CEO Kelly Ortberg, che ha fatto della riduzione delle perdite trimestrali il suo traguardo personale.

Nel frattempo, con la sceneggiata mediatica in pieno svolgimento, ci viene ricordato da Jefferies che quei 30 aerei tagliati dalla roadmap non necessitano chissà quali interventi, ma soltanto di qualche test “non distruttivo”. Perché, come sappiamo, il concetto di “non distruttivo” è molto elastico quando si parla di sicurezza aerea.

Insomma, benvenuti nel mondo meraviglioso dell’industria aerospaziale europea, dove le aspettative volano alto quanto gli aerei… e crollano altrettanto rapidamente appena si toccano con i piedi per terra.

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