Elie Sultan non si piegherà all’intimidazione subita. Dopo essere stato aggredito in un’area di sosta di Lainate, vicino a Milano, davanti al figlio di sei anni, dichiara con orgoglio che indosserà la sua kippah fino alla morte e che tornerà in Italia per dimostrare al figlio che non tutti qui sono permeati dall’antisemitismo.
Elie Sultan ammette candidamente: “Mi sono esposto, sono facilmente riconoscibile, sanno dove trovarmi, ma non ho nessuna intenzione di nascondermi. Proteggo i miei figli, ma non mi celerei mai.”
Elie Sultan confida: “Vorrei vedere una presa di posizione forte da parte delle autorità. Una condanna severa potrebbe almeno fare da deterrente per fermare chi pensa di poter agire indisturbato con aggressioni antisemite.”
«A essere onesti, tutta Europa è così. Anzi, lo è ben più del resto del mondo», risponde con quella genuinità che fa quasi tenerezza. E, naturalmente, parte l’appello da film drammatico alla stampa: «Chiedo a voi giornalisti di fare ogni sforzo possibile, attraverso il vostro lavoro, per proteggere la comunità ebraica, perché è una comunità di pace e giustizia, aperta e tollerante. Fate il miracolo di non alimentare, ma addirittura di estirpare l’odio antiebraico in Italia».
Nonostante l’aggressione da manuale dell’assurdo, Sultan è deciso: tornerà in Italia. Non solo per riabbracciare la figlia maggiore, comodamente sistemata a Milano con suo marito, ma anche perché, a quanto pare, il tempo guarisce miracolosamente tutto pianificando weekend indimenticabili. Infatti, «Questa mattina ho ricevuto un invito che mi ha toccato il cuore: il presidente della comunità ebraica di Roma ha invitato tutta la mia famiglia a trascorrere un fine settimana a settembre. Un invito rivolto soprattutto a me e a mio figlio, che ha vissuto questa esperienza terrificante. Non vuole che ci portiamo dietro solo questa immagine; vuole dimostrarci che non tutti gli italiani sono da buttare».
E tornando indietro nel tempo, indosserebbe di nuovo la kippah, quella stessa kippah che ha fatto intuire la sua origine agli aggressori nel disperato Autogrill? «Io non sono uno che si perde in malinconie passate, guardo al futuro. Non ho tolto la mia kippah e, mi creda, non la toglierò mai. Sono nato ebreo e se dovrò uscire da questo mondo sarà con la kippah in testa, con orgoglio da vendere».



