Parte da un assunto scontato, ma non per questo meno ignorato, la campagna ‘Ricordati di stare bene’: questa volta si punta dritto ai sindaci, cioè ai Comuni italiani, perché si facciano carico di convincere gli over 65 e i malati fragili a prendere le medicine come si deve. Un obiettivo moralmente nobile, promosso da una serie di associazioni mediamente complicate da decifrare, fra cui spiccano i fantasmagorici nomi HappyAgeing e la Federsanità, il tutto condito da patrocini altisonanti come quello del Istituto Superiore di Sanità e dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani.
Se vi state chiedendo quale sia il problema, preparatevi a restare sbalorditi: la scarsa aderenza alle prescrizioni mediche, cioè il fatto che molti anziani non seguono minimamente le terapie prescritte. In un Paese con una popolazione che invecchia rapidamente, questa è la mina che fa saltare il sistema sanitario e il bilancio pubblico. L’Agenzia Italiana del Farmaco non lesina i numeri: soltanto il 50% di chi soffre di malattie cardiovascolari prende i farmaci come dovrebbe. Come se non bastasse, ogni anno quasi 350mila persone finiscono ricoverate per infarti, ictus o patologie simili, con un costo che si avvicina alla modica cifra di 4,9 miliardi di euro.
Ma tranquilli, non siamo soli in questa meravigliosa tragedia moderna: negli Stati Uniti la situazione è addirittura peggiore, con 125mila morti attribuite alla non corretta assunzione delle terapie, quasi il 10% delle ospedalizzazioni, e una spesa sanitaria che oscilla tra i 100 e i 500 miliardi di dollari. E nell’Europa unita? Se riuscissimo davvero ad aiutare i pazienti ad assumere le medicine come prescrive il medico, si potrebbero salvare circa 200mila vite all’anno e risparmiare dai 80 ai 125 miliardi di euro. Numeri da capogiro, ma occhio, che qui si parla di un’impresa titanica fra pigrizia, scarsa informazione e barriere logistiche.
Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute, ha sentenziato:
«La mancata o scarsa aderenza terapeutica è una delle sfide più rilevanti per la salute pubblica, in particolare per la popolazione anziana e fragile. Iniziative come quella promossa da HappyAgeing e Federsanità mirano a rafforzare il senso di responsabilità condivisa tra istituzioni, territori e comunità…»
Tradotto: è un problema talmente grosso che ci serve una task force interminabile di enti, associazioni, comitati e progetti ad hoc per ricordare alla gente di prendere le proprie pillole ogni giorno. Da manuale la strategia, perché nulla dice “aiuto” come una giungla burocratica e istituzionale che si tramuta in mille messaggi inconcludenti e appelli di circostanza.
Insomma, mentre milioni di anziani arrancano con malattie croniche, le nostre ineffabili autorità s’inventano campagne che invitano i Comuni a diventare protagonisti di un «grande progetto» che suona più come una scommessa disperata. Del resto, quando si tratta di salute pubblica, il massimo sforzo sembra essere quello di riempire sale conferenze e firmare patrocini, magari con la speranza che questo miracoloso sistema di sensibilizzazione riesca a smuovere qualche coscienza.
Per finire, non manca la collaborazione di enti più o meno comprensibili, che vanno da associazioni dei titolari di farmacia a reti di città sane dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Perché, si sa, nulla incute fiducia come un insieme variegato di sigle che producono comunicati e promuovono progetti. Il tutto mentre la realtà resta quella di una massa di persone che spesso dimentica o volutamente ignora i consigli medici, trasformando ogni giorno in una sfida tra burocrazia e salute personale.
L’esercito di HappyAgeing e Federsanità ha deciso di coinvolgere, da buoni strateghi, le amministrazioni locali in un’epica ‘challenge’: i Comuni, stimolati a partecipare, potranno proporre iniziative rivolte a far sì che gli over 65 e i loro caregiver afferrino finalmente il concetto di “aderenza alle cure”. E come si premierebbero questi eroi della sanità? Con un kit di strumenti informativi – poster, brochure, card e materiali digitali – perfetti per spiegare in modo semplice e chiaro cosa significa aderire alle terapie e, soprattutto, quali mirabolanti benefici ne derivano. Come in una sorta di gioco di ruolo educativo, insomma.
Le “attività” più efficaci e innovative saranno premiate nel 2026 in una serata nazionale che – e qui scatta il colpo di scena – darà visibilità alle migliori pratiche nazionali. Perché tutti sappiamo quanto amiamo un buon premio e l’attenzione mediatica, soprattutto se associata alle migliori idee sul territorio (ma solo quelle che fanno finta di funzionare, ovviamente).
Francesco Macchia, direttore di HappyAgeing, puntualizza con la saggezza che solo chi da oltre dieci anni lavora sull’argomento può avere:
“Con la campagna ‘Ricordati di stare bene’ vogliamo contribuire a combattere questa epidemia quotidiana che colpisce i nostri anziani.”
Non contento di questa affermazione da premio Nobel, Macchia quantifica pure l’ipotetico risparmio: ben 2 miliardi di euro in Italia, tutto grazie all’aderenza terapeutica. Molto semplicemente auspica che una porzione di queste risorse recuperabili venga reinvestita per rendere la nostra sanità più “a misura d’anziano” perché, come tutti sappiamo, sono loro i maggiori fruitori del sistema. Un’osservazione tanto ovvia da sembrare quasi una barzelletta.
Il presidente nazionale Federsanità, Fabrizio d’Alba, si unisce al coro ironico sottolineando come la scarsa aderenza terapeutica sia una “questione di sostenibilità” per il Servizio Sanitario Nazionale, oltre a creare guai per la qualità della vita di pazienti e famiglie. Roba che sembra parecchio complicata, ma niente paura: si è deciso di lanciare questa meravigliosa operazione nazionale partendo dalle comunità locali. Perché ovviamente il primo punto di contatto con i cittadini sono i Comuni – quelli in cui tutti i medici e operatori sembrano risiedere, a giudicare dalle parole – e quindi è lì che si attiveranno gli interventi efficaci. Ah, che meraviglia di idea!
Viviana Ruggieri, vanteria in persona e direttrice Relazioni Esterne, Market Access & Regulatory del Gruppo Servier in Italia, si dice “onorata” di sostenere la campagna ‘Ricordati di stare bene’. Per lei, questa nuova iniziativa punta tutto sulla “prossimità”, cercando di sensibilizzare il paziente sull’importanza cruciale di aderire alle cure. Ovvero, giocare la partita della salute e dell’invecchiamento attivo ‘in casa’ del paziente, giusto per non fargli perdere il filo scegliendo interlocutori e canali a lui famigliari. Un’intuizione geniale nel panorama della comunicazione sanitaria, chissà perché non ci aveva pensato nessuno prima.
La campagna ‘Ricordati di stare bene’ non è solo una noiosa campagna di sensibilizzazione per over 65 e fragili, ma secondo gli organizzatori un autentico “movimento collettivo”. Più che un manifesto della salute, pare un impegno titanico volto a trasformare la sacra consapevolezza individuale in azione sociale, coinvolgendo tutto quello che si possa muovere sul territorio: Comuni, ASL, farmacie, medici, operatori sanitari, famiglie e caregiver. Un vero esercito chiamato a marciare verso la gloria dell’aderenza terapeutica.
Durante la giornata dedicata, HappyAgeing ha pure ideato la creazione di una “Alleanza per l’aderenza terapeutica e la salute pubblica”, pensata per unire tutti – dalle realtà territoriali alle istituzioni nazionali – in una grande macchina di responsabilità con un solo obiettivo: garantire agli anziani cure efficaci e, ovviamente, una migliore qualità della vita. Dimenticate rivoluzioni, crisi o tagli: basterebbe solo che i vecchietti prendessero le medicine come si deve, così il nostro sistema sparirebbe dal baratro come per magia.



