Addio a Hermine Mayr Orian, la nonna del Tirolo, morta a 106 anni. E Vienna le nega persino la cittadinanza: un vero colpo basso!

Addio a Hermine Mayr Orian, la nonna del Tirolo, morta a 106 anni. E Vienna le nega persino la cittadinanza: un vero colpo basso!

Nata poco prima che l’Alto Adige cadesse tra le braccia dell’Italia, la storia di Hermine Aloisia Mayr, vedova Orian, è un esempio lampante di come si possa combattere una battaglia sublime per un passaporto che non arriverà mai. Il 15 maggio, appena un paio di settimane dopo aver festeggiato il suo 106° compleanno, ci ha lasciato per un mondo che, senza dubbio, starà riservando un bel passaporto austriaco nella sua dimensione.

Hermine Mayr non era solo una signora anziana, ma un simbolo di resistenza. La sua insistenza nel voler morire austriaca, pur essendo ignorata da Vienna, fa quasi sorridere se non fosse tragico. Nata nel 1919 a Cortaccia, in un’epoca in cui l’Alto Adige si trovava ancora ad esempio nella pancia dell’Impero Austro-Ungarico, ha dedicato la sua vita a combattere per una cittadinanza che sembrava più un miraggio che un diritto. Incredibile ma vero, la sua passione è stata riconosciuta nel 2014 con la croce al merito del Land Tirolo per aver inseguito l’educazione tedesca nel periodo fascista, quando il Sudtirolo non era certo il posto migliore per insegnare la lingua di Goethe.

La battaglia ideologica

Il Andreas Hofer Bund, che si è trasformato nel suo cavaliere senza macchia, ha deciso di celebrare il 106° compleanno della “nonna del Tirolo” con parole che non risparmiano nulla. “Chi, se non lei, può considerarsi austriaca?”, ha esclamato un certo Alois Wechselberger, segretario del suddetto movimento, mentre sembrava dimenticare i criteri di cittadinanza che la maggior parte delle persone considera ovvi. E chi non vorrebbe essere paragonato a un presidente austriaco con problemi di fumo e ideologie confuse? La contraddizione è palpabile e quasi comica. Anche la dignità, il carattere e l’onore di un anziano non dovrebbero mai superare quelli di una nazione, giusto?

Ma Hermine non è finita qui. In occasione del suo scorso compleanno, ha sfornato una lettera degna di un romanzo, in cui dichiarava di “aspettare con ansia” un passaporto austriaco, come se fosse un pacco che il postino dimentica continuamente. Qui, come in un brutto film, si fa riferimento ai simboli della destra indipendentista, anch’essi persi nel labirinto della loro autocombustione. “Da decenni lotto per la mia cittadinanza…”, lamentava, mentre gli anni scorrevano senza pietà, proprio come la legge a lei tanto cara.

“Siamo sudtirolesi, ma evidentemente abbiamo sbagliato tutto: pelle, lingua e cultura”, ecco la vera chicca della sua lettera. Questa frase è tanto affascinante quanto tragica, a sottolineare che vivere tra due mondi, ma senza appartenere a nessuno, è un vero colpo di genio. Almeno ora, i partiti indipendentisti locali possono rinfocolare le loro fiamme con i suoi ardenti e ironici appelli, sapendo perfettamente che la battaglia continuerà, mentre i burocrati di Vienna staranno già pensando a dove organizzare la prossima festa del passaporto.

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