A22 un caos che fa impazzire: governatori chiedono a Salvini di smettere di giocare col concessionario di stato

A22 un caos che fa impazzire: governatori chiedono a Salvini di smettere di giocare col concessionario di stato

Oh, che sorpresa! Il rinnovatissimo e mai noioso tema della concessione dell’Autostrada del Brennero è tornato a scaldare i cuori (e i toni) del consiglio regionale. Arno Kompatscher, nostro amato presidente della Regione, ha gentilmente assicurato che il tanto atteso incontro con il vicepremier Matteo Salvini è “già calendarizzato”. Tradotto: “Non vedo l’ora di scontrarmi ancora una volta su questa vicenda”, ha detto con l’entusiasmo di chi aspetta l’ennesima puntata di una serie infinita.

Lo slogan dell’incontro promette scintille: il Landeshauptmann e il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, pregheranno (leggi: interrogheranno) il governo su “cosa intende fare” riguardo alla concessione dell’A22. Ovviamente, dato che il concessionario è lo Stato, Roma deve darci qualche segnale… anche se, a giudicare dai tempi e dalla confusione, forse sarebbe meglio se se lo tenesse per sé.

Intanto, la questione del bando, vera perla di questa commedia, è sospesa fino a novembre, in attesa del parere della Corte di Giustizia Europea sulla famosa “prelazione”. Uno spasso burocratico che ha tenuto banco ieri in consiglio regionale durante la seduta più serena dell’anno, dedicata al rendiconto e all’assestamento di bilancio – entrambi, sia chiaro, come sempre approvati senza colpo ferire.

E chi si è fatto avanti per rinfrescare l’aria? Due distinti ordini del giorno: uno firmato dal Partito Democratico e l’altro dal Team K. Entrambi hanno avuto la brillante idea di rilanciare la “società in house”. Perché, cosa tanto banale quanto illuminante, lo stesso Salvini ha pure fatto capolino evocando una possibile revoca della gara. Roba da manicomio, davvero.

Andrea de Bertolini (Pd) ha spiegato il tutto con un pizzico di filosofia politica degna di un Nobel mancato: “È una questione politica, non tecnica” ha detto, come se finora avessimo creduto il contrario. “Per questo è importante fermarsi, riflettere e ragionare in prospettiva”. Naturalmente tutti noi eravamo già lì con le dita incrociate, pronti per la “riflessione”.

Le mirabolanti prospettive di un caso già chiaro

Ma Kompatscher, sempre prodigo di chiarezza, ha fatto calare il sipario sui sogni collettivi respingendo entrambi gli ordini del giorno. Nel suo solito stile, ha riassunto la saga del rinnovo della concessione con la stessa pazienza di chi racconta una barzelletta già sentita mille volte.

Sorpresa delle sorprese: “Sull’in house – ha ammesso candidamente il presidente – all’inizio me ne sono occupato in prima persona”. Tradotto nel linguaggio politico, significa che per un attimo avevano pensato di fare qualcosa di serio, arrivando persino a un accordo con il ministro. Peccato che anche questa soluzione “in house” abbia mostrato tutte le sue inefficienze, con l’avvallo poco entusiasta della Corte dei Conti, che ha puntato il dito sulla valutazione delle azioni. Che novità!

E il nostro pezzo grosso di Trento, Maurizio Fugatti, ha sentito il dovere di ricordarci “l’intervento importante” della Corte. Come se senza questo episodio i problemi fossero spariti per miracolo. Una messa in scena degna di un teatro dell’assurdo, dove il copione cambia ma le incertezze restano immutate.

Ah, la solita dolce danza della burocrazia! Quando tutto sembrava bloccato, il nostro caro governo ha brillantemente tirato fuori dal cilindro una “altra possibilità”, come ama dire il presidente della Regione Arno Kompatscher. Ed ecco la finanza di progetto con diritto di prelazione, perché ovviamente non potevano indicare una strada diversa, no? Forse perché qualche vantaggio ci sarà pure, no? E infatti, stando a Kompatscher, questa geniale mossa garantirà che il vincitore del bando lavorerà per il territorio e investirà i proventi proprio qui. Un clamoroso colpo di genio che, guarda un po’, lascia ancora tante incognite sul tavolo.

Ora, non si sa bene dove andremo a parare ma, per fortuna, ci sarà un incontro con Salvini per capire i prossimi passi del governo. Il presidente della Regione, sempre pragmatico, suggerisce che il governo dovrebbe “in tutti i modi difendere la norma statale sul diritto di prelazione”. Tradotto: se il governo non lo farà, si vedrà come muoversi. Ma attenzione, non fatevi ingannare dall’ordine del giorno che vuole definire una linea: sarebbe “strategicamente sbagliato”. E invece di prenderla subito, si preferisce decidere una strategia solo dopo l’incontro con il governo e con i soci. Solidarietà ai poveri cittadini che si tengono strette queste decisioni da manuale della tattica politica.

Il secondo fronte incandescente

Come se non bastasse, il consiglio di ieri ha visto un altro imperdibile colpo di scena: un emendamento firmato da PD, Verdi e Team K, un classico del repertorio politico, mirava a svincolare gli aumenti delle indennità dei consiglieri regionali dagli aumenti dei contratti dei dipendenti regionali. Per fortuna la saggezza ha prevalso e la proposta è stata bocciata, perché sarebbe stato troppo ovvio far salire le indennità in modo indipendente dagli stipendi di chi realmente lavora.

Tuttavia, il nostro irreprensibile presidente Arno Kompatscher ha promesso di modificare il meccanismo degli aumenti delle indennità prima della firma del contratto con i dipendenti regionali. Una promessa che sa tanto di ennesima rincorsa all’illusione di equità, tra decisioni prese per il pubblico e tenuti nel classico limbo del “vedremo come andrà”. Il tutto mentre i consigli regionali continuano a pianificare, bloccare e rilanciare quella fantastica partita a scacchi judicial-politica che tanto piace a chi regge le fila.

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