A Trento, la funivia e il bacino di neve fanno litigare i candidati a sindaco: chi ha voglia di decidere?

A Trento, la funivia e il bacino di neve fanno litigare i candidati a sindaco: chi ha voglia di decidere?

Le visioni contrastanti sul futuro di quella montagna, che sovrasta Trento come un gigante indifferente, sono diventate il fulcro della campagna elettorale. E chi lo avrebbe mai detto? Tra il cambiamento climatico e la dispersione di idee brillanti, i candidati sindaci si sfidano come se avessero la ricetta magica per risolvere il problema.

Ci sono circa duemila metri di dislivello tra piazza Duomo e la cima del Bondone. Ecco un dato che renderebbe orgoglioso chiunque si sforzi di capire il complesso equilibrio tra centro città e periferia. Certo, il Bondone non è l’unica montagna nei paraggi, ma è quella che richiede un piano strategico, una visione quasi profetica da parte dei futuri sindaci. Da decenni si parla del “sviluppo della montagna”, quasi fosse un tema di conversazione per un incontro di famiglia piuttosto che una questione che tocca la vita quotidiana degli abitanti. Nel 2018, il Palazzo Thun ha dato il via libera al piano “Monte Bondone 2035”, come se bastasse un numero in un titolo per risolvere tutti i mali. Peccato che questa località sia priva di un vero e proprio “centro” intorno a cui sviluppare una comunità. E naturalmente, i cambiamenti climatici? Quelli schiacciano il turismo così come lo conosciamo, ma chi ha tempo per preoccuparsene?

Entriamo nel vivo: il futuro dello sci. Con i riflettori puntati sulle piste, gli ottocento metri di dislivello della Gran Pista hanno da sempre fatto battere il cuore ai fan degli sport invernali. Ma, oh meraviglia! Con l’aumento delle temperature, la neve sembra essere diventata un bene scarso, e il Bondone non è certo immune a questa tendenza. E qui scatta il dibattito sul bacino artificiale: perché non risolvere tutto accumulando acqua in un battibaleno? Si parla di un’infrastruttura capace di contenere 150mila metri cubi d’acqua, un’area grande quanto quattro campi da calcio. Fantastico, vero? Questa acqua servirebbe per i cannoni sparaneve, anche se l’ex assessore Roberto Stanchina, quell’uomo con il sogno di un mondo migliore, ha menzionato anche usi legati alla lotta contro incendi e siccità. Che tempismo! Come se dopo aver risolto il problema della neve si avesse tempo per il cambiamento climatico.

I gestori delle funivie, ansiosi, invocano il lago artificiale, temendo per il futuro dello sci sul Bondone. Gli ambientalisti, dal canto loro, gridano che si tratterebbe solo dell’ennesimo sperpero di denaro e prevedono la chiusura inevitabile degli impianti. Ma chi ascolta? L’alternativa proposta dagli oppositori? Un modello turistico totalmente nuovo, destagionalizzato, perché chiaramente ricominciare da zero in un settore non è mai una cattiva idea! E nel bel mezzo di tutto questo caos, non dimentichiamo le storiche caserme austroungariche, da riqualificare chissà quando, quasi come se ora non fosse abbastanza difficile pianificare il futuro di una montagna e di una città intera.

La nuova funivia. Ma chi ci crede? Molti insistono sul fatto che ogni tentativo di rilancio sia destinato a fallire senza una nuova funivia che colleghi Bondone al fondovalle. Già, perché quella attuale, che porta a Sardagna, è unanimemente considerata un relitto del passato. Sono anni che si sogna un impianto che dall’ex-Sit si arrampichi fino a Vason. Nella visione iniziale, la realizzazione doveva essere suddivisa in due fasi: la prima gestita dal pubblico e la seconda dal privato tramite un glorioso partenariato. Ma si sa, chi ha voglia di investire in una cosa del genere? Nessuno. Ed ecco che il leghista Mirko Bisesti ha pensato bene di chiedere al consiglio di stanziare fondi pubblici per questa magnifica opera. Che bel modo di gestire i soldi dei contribuenti!

Attualmente, il costo dell’impianto si aggira tra gli 80 e i 100 milioni di euro, contando anche quei meravigliosi accessori come i parcheggi. Ma non preoccupatevi, dovrebbe essere completato entro il 2029, mentre si prevede che i lavori per il tratto fino a Sardagna partano quest’anno. È tutto così semplice, no? Però, guarda caso, anche su questa opera ci sono discussioni. La Provincia ha stimato che, se l’impianto dovesse accogliere meno di 900.000 passeggeri all’anno, le perdite si aggirerebbero tra i 3 e i 4 milioni. Certo, è anche praticamente certo che la gestione andrà in passivo. Che gioia! Questo è uno dei punti su cui i detrattori battono in modo accanito. Insomma, secondo loro, questa funivia sarà utile quanto un ombrello in un uragano e rischia di trasformarsi in una cattedrale nel deserto. E come non dar loro ragione? Del resto, se nemmeno un imprenditore è disposto a buttare soldi in questa avventura, forse c’è un segnale che suona forte e chiaro.

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